Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
GIORGIO ARNOSTI

PER CENETAM GRADIENS.
APPUNTI SULLE VIE DELLA ROMANIZZAZIONE CON RIFERIMENTO ALL'ANTICO CENEDESE.

Nell'età del ferro il territorio cenedese era estesamente antropizzato e percorso da importanti direttrici di traffico con una notevole frequentazione, come indicato dalla copiosa documentazione archeologica ed in particolare dalla diffusione di santuari e di depositi votivi degli antichi VENETI(1). Alla fine di quel relativamente lungo e per molti versi oscuro processo che porta alla romanizzazione del Venetorum angulus, la nostra zona pedemontana fra Piave e Livenza sembra perdere di importanza e, con la riorganizzazione in pianura delle sedi amministrative, Opitergium diventa il capoluogo del territorio. Anche la funzione di nodo viario di Ceneda diventa marginale, e nelle mappe viarie superstiti risalenti ad epoca romana, quali l'Itinerarium Antoniniano, il Burdigalense e la Tabula Peutingeriana, non c'è indicazione alcuna di percorsi stradali per la conca cenedese. Non esistono nemmeno testimonianze derivanti da cippi miliari, la cui mancanza peraltro può essere spiegata con la diffusa abitudine di spostare o di riciclare le pietre antiche, specialmente nelle zone come la nostra che hanno avuto continuità di insediamento. Mancano sicuramente dati e studi definitivi al riguardo, ma il numero consistente di epigrafi e lapidi funerarie di Ceneda, fanno ritenere che l'insediamento romano dovesse essere di rilievo(2) e collegato ovviamente al sistema stradale del tempo.
Se la nostra viabilità "minore" di epoca romana non è stata finora sufficentemente indagata, anche molti tratti delle arterie portanti della Venetia risultano controversi tra topografi e studiosi. Nessuna meraviglia al riguardo, anche perché la conoscenza dei percorsi prende spunto sia dai pochi miliari superstiti sia, in massima parte, dalle informazioni molto schematiche o lacunose delle copie tarde e non sempre affidabili degli antichi 'itinerari'. D'altra parte, assieme alle tracce delle vie romane evidenti sul terreno, ci sono percorsi tutt'ora efficienti, e frequentati da sempre, che a fatica vengono riconosciuti come antichi per mancanza di documentazione.
Le vistose lacune nelle carte stradali antiche intanto vengono spiegate dal Mc Whirr(3), con l'ipotesi che le vie segnate o documentate fossero solo le "militari" o quelle del cursus publicus statale. La giustificazione dello studioso tenta di dare una spiegazione o di superare la grossolana ed evidente mancanza negli "itinerari", e nelle fonti antiche, di indicazioni su molte importantissime strade "commerciali". La casistica è ampia e citiamo solo tre classici esempi proprio vicino a noi: la "Claudia Augusta Altinate" che collegava la base militare di Altino con la Raetia ed il Norico, 'usque ad Danuvium'; la cosiddetta "Julia Augusta" che, partita da Concordia, si dirigeva verso Codroipo /quadruvium , Fagagna, Artegna, Iulium Carnicum e si raccordava con le vie del Noricum; infine la meno importante "Aurelia" che collegava Padova con Montebelluna e Asolo. La prima, la Claudia Augusta 'ab Altino', viene documentata dal miliario rinvenuto a Cesio Maggiore presso Feltre (quello di Rablat indicherebbe la partenza della via genericamente dal Po e non da Altino, quindi verosimilmente dal nodo stradale di Hostilia) e presso Altino dal lungo terrapieno rettilineo, chiamato guardacaso Lagozzo, riferito alla via(4). La "Julia Augusta" da Concordia ad Artegna viene segnata da toponimi e da ben sei miliari, di cui cinque augustei(5), che datano la strada almeno al 2 a.C. La terza via viene solo suggerita dalla toponomastica (Loreggia) connessa col rettifilo del kardo massimo della centuriazione di Camposampiero, a Nord di Padova, con proseguimento sul K.M. di quella di Asolo.
Un'altra ovvia considerazione è che i percorsi viari abbiano avuto notevoli evoluzioni durante l'epoca romana, con periodi diversi di frequentazione, ed è altrettanto scontato che nel corso dei secoli non tutti siano rimasti ininterrottamente efficenti. Tant'è vero che molti cippi miliari superstiti nella Venetia, in gran parte risalenti al III o al IV sec.d.C., indicano ripetuti interventi di ripristino sugli antichi itinerari, attuati da vari imperatori del basso impero(6).
Avendo come riferimento il territorio tra Piave e Livenza, si tenterà qui di indagare quali percorsi, a partire dal secondo secolo a.C., furono funzionali alla politica di romanizzazione della Venetia. Si vorrà anche capire come nel corso degli eventi si diramarono sul territorio, con l'ottica però di ricercare come la viabilità romana si potesse raccordare o interessasse più o meno marginalmente le nostre zone prealpine dell'Antico Cenedese.

La via di Lepido
I Galli nel Venetorum angulus
La via Postumia
La via Annia
La via Aurelia
La Claudia Augusta Altinate
LA via 'ab Opitergio Tridentum'
La "Postumia - Ongaresca"
La 'Postoyma de Campo Mollo'
La via 'Submontana'
Il 'pons Liquentiae'
La 'levada' e la 'callalta'

Bibliografia


1) ARNOSTI G., 1993a, Reperti votivi e santuari paleoveneti nell'alto cenedese, in "Il Flaminio", n.6, Vittorio Veneto (TV), pp.55-82.
2) Cfr. MARSON L., 1904, Romanità e divisione dell'agro cenedese, in Atti del Congr. Intem. di Sc.Stor., Roma. VITAL A., 1931, Tracce di romanità nel territorio di Conegliano, in "Archivio Veneto", s.V, IX. MORET A., 1983, Patrimonio Culturale Veneto Friulano, Tombe e iscrizioni romane nell'Antico Cenedese, Feletto U., UD.
3) Mc WHIRR A., 1989, Il trasporto via terra e via acqua, in WACHER J., a cura di-, 1989,
Il mondo di Roma imperiale, BA, vol.III, p.l 38.
4) SCARFI' B.M. - TOMBOLANI M., (1985), Altino preromana e romana, Musile di Piave
(VE), p.25.
5) BASSO P., 1987, Imiliari della Venetia romana, in 'Archeologia Veneta', IX, (1 986),PD,
pp.2O4- 213. Cfr. GRILLI A., 1976, Sulle strade augustee del Friuli, in Atti del Centro studi
e documentazione sull'Italia romana (Ce.S.D.I.R.), vol.VII, 1975-76, MI, pp.3l5-35l.
6) Cfr. BASSO P., cit. Su cento miliari della Venetia, nove sono databili fino al I sec.d.C.; tra questi un miliario di Postumio del 148 a.C.; uno di Popilio del 132 a.C.; cinque di Augusto sulla via da Concordia ad Artegna. Tre sono del III secolo; Otto della fine del 111-inizi IV secolo, e ben 73 del IV secolo; 7 tra i non databili.

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