Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
La via Aurelia.

Del 74 a.C. sarebbe la costruzione della via Aurelia fra Padova ed Asolo sotto C.Aurelio Cotta. La centuriazione di Padova-Camposampiero dovrebbe essere posteriore alla costruzione dell'Aurelia, sulla quale è impostata, mentre ad epoca di poco precedente, cioè all' 89 secondo il Bosio, risalirebbe quella asolana impostata sulla Postumia(70).
L'Aurelia sembra ricalcare e razionalizzare la pista commerciale protostorica "patavina" diretta a Montebelluna, alias un tratto della ipotizzata via-scorciatoia di Lepido. A partire dall'incrocio con la Postumia però, la via veniva deviata verso Asolo, utilizzando un cardo della nuova centuriazione. Di qui la strada sarebbe proseguita verso Fener (cippo con l'indicazone dell'XI miglio) e si sarebbe inserita nella Valbelluna, sulla commerciale paleoveneta (ancora la Padova-Cadore della media età del ferro) con un percorso sulla destra del Piave, dopo la romanizzazione dei territori della valle. Montebelluna, alla confluenza di importanti piste paleovenete e grosso centro mercantile, perdeva il suo ruolo e addirittura se ne dimenticava il nome antico. La logica per cui in epoca romana avviene l'organizzazione della sede amministrativa in un centro paleoveneto minore (Asolo), peraltro situato in posizione discosta rispetto ai flussi di traffico in senso Nord-Sud, non appare comprensibile. Risultano ovvi invece l'attrazione verso Acelum, e lo sviluppo dell'urbanizzazione, una volta elevata al rango di città, per i vantaggi goduti dalle comunità quantomeno di diritto latino, lo ius Latii.
Alla prima metà del I secolo a.C., in ogni caso, la maggioranza degli studiosi datano, o danno per scontata, l'estensione dell'organizzazione amministrativa romana a gran parte del Veneto. Se questo è valido per i capoluoghi di pianura e per i territori loro assegnati, sicuramente vaste aree risultavano ancora controllate dagli autoctoni, anche se l'attrazione verso il mondo romano doveva essere fortissima. Scrive il Cessi che ai tempi di Cesare i confini della Gallia togata, cioè dell'amministrazione provinciale, andavano dal Rubicone a Sud, 'fino alla radice delle Alpi a Nord, lungo una linea oscillante fra genti ancora libere'.
Solo i populi dei territori prealpini e alpini dovevano essere sicuramente esclusi dal controllo romano. Difatti attorno a questo periodo compaiono un centinaio di oboli d'argento del Norico tra i reperti votivi del santuario paleoveneto sul Monte Altare sopra Ceneda. Vengono datati, con molta incertezza, a dopo il 60 a.C. e la loro presenza, sul versante sud delle Alpi in

70) BOSIO L., 1987, Il territorio: la viabilitò e il paesaggio agrario, in Il Veneto nell'Età Romana, a cura di BUCHI E.,VR, pp.6 1-102.

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quantità notevole su questo sito (oltre che a Zuglio e Aquileia) dovrebbe documentare un qualche importante episodio, che per ora ci sfugge. Una prima ipotesi di lavoro ritiene che le monete siano stati deposte da "devoti galli"(71) - e la zona in base alla documentazione archeologica sicuramente risente di una certa celtizzazione - nell'imminenza di uno degli attacchi in pianura, che avrebbero scatenato la reazione dei romani. La risposta non si sarebbe fatta attendere e nel 52 Giulio Cesare distaccava nella Gallia togata una sua legione in soccorso delle colonie orientali, repentino latrocinio atque impetu oppressi . . . decursione barbarorum, in questo caso particolare attaccate dai Giapidi(72). Appiano quindi asserisce di campagne cesariane nel 49 a.C. contro Norici e Raeti , di cui Strabone ricordava pericolose incursioni in pianura(73). Una conseguenza della reazione romana portava alla fondazione di Forum lulii e di Iulium Carnicum da parte di Cesare(74), e probabilmente all'occupazione dell'alto cenedese che veniva aggregato al territorium di Opitergium(75).
Nel 48 durante la lotta per il primato fra Cesare e Pompeo un contingente di 'coloni' opitergini militava nell'armata del legato C. Antonio, sostenitore di Cesare, e correva in soccorso della flotta di Dolabella nell'Illirico; in quel frangente venne registrato l'episodio eroico della coorte di C. Vulteius

71) La presenza consistente di oboli d'argento del Norico con la croce dei Tectosagi sul M.Altare di Ceneda (un centinaio), a Zuglio, a Moggio Udinese e ad Aquileia, nonchè pochi altri esemplari distribuiti tra Stuffels (BZ), Lagole (BL), e nel Friuli ancora a Casteiraimondo, Lovaria, Ontagnano, Sevegliano (BUORA, 1994, Le monete celtiche, cit.), documenta una presenza notevole di contatti col Magdalensberg nel Norico. Vengono datati a dopo il 60 a.C. e nel Friuli in qualche localizzazione sembrano connessi con strutture di epoca cesariana. (E' possibile che questi piccoli argentei siano stati trasferiti in Italia dal Norico invece all'epoca delle invasioni dei Cimbri dal Norico?).
72) CESARE, De Bello Gallico, VIII, 24, 3. Cfr. VITAL, 1931, p28; CESSI, p.217, indica la XII legione; FAURO, 1981, p.75, segna la XV. Cfr.SASEL J., 1976, Iuliae Alpes, in Ce.S.D.I.R., vol.VII, 1975-76, MI, p.617.
73) STRABONE, 5, 1,6, 212; in MANSUELLI G.A., 1965, Formazione, cit., p8, nota 22. Del 38 a.C. invece è l'impresa retica di Munazio Planco. CESSI, p244.
74) CESSI, p.217. Forum lulii è messo in connessione con Cesare da Paolo Diacono (Hist.Lang., II,14) e Iulium Carnicum da DEGRASSI A., 1954, Il confine nord-orientale dell'Italia romana. Ricerche storico-topografiche, (Diss. Bern., S.I, fasc.6), Bernae, p36. Cfr. SASEL J., 1976, Iuliae Alpes, p606, nota 7.
75) Del 49 sarebbe la lex Rubria, la legge agraria di Cesare per la Gallia Cisalpina, che elenca una serie di comunità con caratteristiche protourbane mantenute nell'ordinamento amministrativo romanofora, conciliabula, vici, castella. Queste vennero in parte elevate a rango cittadino, altre abbassate a villaggi di un territorio municipale (MENGOZZI G., 1931, La città italiana nell'alto Medio Evo, FI, p349. SCHNEIDER F., 1980, Le Origini dei Comuni Rurali in Italia, FI, p78).

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Capito(76). Per premiare la fedeltà ed il valore degli Opitergini l'agro di Oderzo sarebbe stato aumentato da Cesare di 300 centurie, secondo un glossatore del IV sec.d.C., che sembra però riprendere dal perduto libro 110 di Livio(77).
Secondo il Bellis, l'aumento di centurie sarebbe stato attuato nella zona tra il Livenza ed il Tagliamento, attorno al 44-43(78) Il Dorigo invece ipotizza l'ampliamento agrario a Sud di Oderzo, mentre indicherebbe a Nord della Postumia l'insediamento più antico(79). Per il Vital, che identifica le 300 centurie con la sua ipotesi di limitazione a Nord di Oderzo, 'lo scoliaste di Lucano rive/e rebbe pertanto l'esistenza di una divisione jugerata già compiuta o in progetto a Nord di Oderzo nell 'epoca di Cesare'(80). Questo appunto apre alla possibilità che l'ampliamento potesse riferirsi proprio al territorio cenedese. Tale aumento di agro colonico, se mai venne attuato in pratica, si confonderebbe però con la limitatio operata durante il secondo triumvirato(81); a tal proposito potrebbe essere significativo il dato in negativo che nel cenedese mancano, al momento, esemplari di monete di Cesare. Compaiono invece alcuni denari legionari di M. Antonio, con trireme sul dritto e l'aquila legionaria fra insegne sul verso (del 32-3 1 a.C.)(82), a testimonianza dei grandi rivolgimenti che coinvolsero direttamente in un conflitto anche la regione prealpina nord-orientale, e che saranno il presupposto per la romanizzazione definitiva di tutti i territori dei Veneti.


76) L'episodio di Volteio in LUCANO, Fharsalia, IV, v.462-58 1. Unanave 'quae Opiterginos vehebatfautores Caesaris contra Pompeium', glossa in Adnotationes super Lucanum, IV, 426. Da ANNEO FLORO, Epitomae, 11,13,33, cheprende daLucano: 'Una, quae Opiterginos ferebat (...)',. Cfr. DORIGO, p22, nota 43 e VITAL, 1931, p.19-21. Sono detti 'auxiliares' da Livio: cfr. FESTO, Periochae (da Livio, libro CX perduto), 13- 17. CESSI, p218. DORIGO, p.23, n.48. Cfr. anche CAPOZZA, cit., p.28-29.
Il gentilizio Vulteius compare spesso tra quelli dei magistrati monetari della repubblica: la gens Volteia batte moneta nell'89 e nel 60 a.C.
77) 'Propter quod Caesar in solacium Opiterginis in annos XX vacationem militiae dedit flnesque eorum trecentis centuriis ampliavit': USENER H., Scolia in Lucani bellum civile, Leipzig,1869, cfr. VITAL, 1931, p21. LUCANO, De bello civili, Pharsalia, IV,462-63: "Hic Opiterginis moles onerata colonis consistit (...)", in DORIGO, p22, nota 43.
78) BELLIS E., 1979, Origini di Oderzo, p.16.
79) DORIGO, p.23.
80) VITAL A., 1931, Tracce di romanità, p23. Cfr. RIGONI AN., 1984, Oderzo, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano; il caso veneto. MO.
81) BELLIS, cit, p16.
82) Un denario di M.Antonio al M.Altare (Ceneda) con al dritto: ANT.AVG/ III VIR R.P.C. Sul verso: LEG.VI (ined.). Un altro denario ai Masi, Camollo, presso Sacile; al dritto:
ANT.AVG/ III VIR R.P.C., e al verso: LEG.VIIII; cfr. MORET A., 1987, In Nummis Historia,UD, p.38.

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Gli eventi infatti, a partire dal 44, precipitarono dopo l'uccisione di Cesare. La pianura padana divenne teatro di guerra civile ed i Veneti romanizzati parteggiarono con i coloni per la fazione repubblicana senatoriale(83), di cui erano esponenti i tirannicidi Bruto e Cassio - in un primo momento anche l'ambiguo Ottaviano. Poi nel 43 i cesariani si ricompattarono nel secondo triumvirato fra Ottaviano, Lepido e M.Antonio(84) e nella battaglia di Filippi, del 42, riuscirono a vendicare la morte di Cesare.
Il potere fu diviso fra i vincitori e Antonio ottenne la Cisalpina; nello stesso anno il console Gaio Asinio Pollione, sostenitore di M.Antonio, venne stanziato con sette legioni nella Venetia, espressamente nella zona di Altino, ma anche nelle altre città della regione(85). Come conseguenza, l'organizzazione di una piazza militare presso lo scalo altinate, in sostituzione di Patavium, ostile ad Antonio, fu il punto di forza per un riassetto totale del Veneto nella seconda metà del I sec.a.C. Sotto Pollione ricomparvero le tavole di proscrizione inventate da Silla, e Macrobio riferisce del duro trattamento riservato ai Patavini, dai quali il comandante militare pretendeva la consegna di armi e denaro, sollecitando addirittura gli schiavi a tradire i padroni che si nascondevano(86). Di questo clima sono testimoni i numerosi ritrovamenti negli insediamenti di pianura di ripostigli con monete emesse fino al 41 a.C.(87).
Non è escluso, secondo il Cessi, che l'occupazione di Antonio abbia offerto ai triumviri l'opportunità di fruire del territorio veneto per ricompensare i veterani di Filippi con la distribuzione di terre(88). Difatti Asinio Pollione faceva parte di una commissione di Illviri agris dividendis incaricati di assegnare terre ai reduci(89) e da questi eventi dovrebbe essere scaturita, nel 42 a.C., la fondazione sull'Annia di lulia Concordia(90).
Forse fu proprio in seguito alla deduzione di questa colonia triumvirale, con la sistemazione agraria e la bonifica del territorio paludoso circostante, che si giunse al completamento del tratto della Postumia tra Concordia e Opitergium. Non a caso l'indicazione toponomastica del IX miliario ad


83) CICERONE, Phil., 10,9,10 (in CAPOZZA, 1987, p31).
84) CAPOZZA, cit, p31.
85) VELLEIO PATERCOLO, lI, 76, 2: 'Asinius cum septem legionibus, dia retenta in
potestate Antonii Venetia, magnis speciosisque rebus circa Altinum aliasque eius regionis

urbes editis' (in CAPOZZA, 1987, p32).
86) CAPOZZA, cit., p33.
87) GORINI G., 1987, Aspetti monetali: emissione, circolazione e tesaurizzazione, in Il
Veneto nell'Età Romana, I, VR, p240.
88) CESSI, Da Roma, p.222.
89) CAPOZZA, 1987, p.32.
90) PLINIO, Nat.Hist., III, 129; TOMBOLANI, Altino, p.26; CESSI, Da Roma, p222.

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Nonum (Annone Veneto) sulla via indicherebbe la distanza a partire dalla nuova colonia(91), mentre il miliario del IV sec.d.C. di Massenzio, rinvenuto a Magera, con l'indicazione di un miglio ad est di Oderzo(92), dovrebbe riguardare una risistemazione tarda della via. Inoltre la diversione dopo Opitergium del rettifilo teorico della Postumia, ma soprattutto la rapida declinazione dopo la statio di 'adNonum'verso Concordia, e verso l'Annia, indicherebbero proprio il completamento del tratto viario in seguito alla fondazione della nuova città.
Secondo il Bellis la deduzione della colonia triumvirale avrebbe tratto terre dal territorio dei ribelli opitergini(93) sulla sinistra Livenza, che Plinio fa nascere dai montes opitergini(94), ed una prova di questa ipotesi potrebbe essere la permanenza a tutt'oggi di tracce di limites orientati secondo i kardines e i decumani della sistemazione agraria di Oderzo Nord, sia sui terreni alla destra che alla sinistra del fiume.
Anche Ceneda, dopo la conquista romana, fu attribuita al territorium di Opitergium, ascritto alla tribù Papiria, e l'epigrafe 'C.CORNELIVS/ L. F. PAP(iria)' sulla tomba esposta nel cortile di palazzo Lucheschi a Serravalle ricorda l'appartenenza a quella tribù. Gli antichi possessori cenedesi vennero scalzati e 1 'onomastica funeraria dei benestanti locali dà come preponderante l'elemento etnico latino. Nelle epigrafi del cenedese sono testimoniati, anche se non contemporanei, personaggi che vantano nomi di illustri famiglie centro-italiche: i Cornelii, i Rufi, i Titii, i Tullii, i Carmini, i Terentii, i Marcelli, i Massimi (95), L'unica famiglia autoctona ricordata sembra quella dei LAEVONICI, forse discendenti dal LAVSKOS paleoveneto, che risultano attivi nella fabbricazione di laterizi.
Alcuni storici locali hanno ventilato l'ipotesi che il territorio cenedese fosse stato organizzato autonomamente da quello di Opitergium, considerando l'esistenza di una tradizionale antica confinazione tra i due distretti.

91) GRILLI, Strade, p.321, n.14.
92) SCARPA BONAZZA, cit., p.l2l.
93) BELLIS, p20.
94) PLINIO, III, 126.
95) C.CORNELIVS/ L.F.PAP., a Serravalle; AC(..)/IV(..)/IAN(..)/RVFI(..)!CO(..)**;
(..)AE. T(iti) L.*; Q.CARMINIVS OPTATVS LARIBVS, dispersa; APP. MA / MARCE / CONIVG I MOM I (.)OSVI / (.)T *; D.M.S. I (FL)AVIVS MAXIM I SIBI ET COIGI
CARISSI/MAE CASSIAE I MARCELLI I M.T.P., dispersa; (..T)VLLIVS M.F. I
(..)MISCVS/ (..)T.TVLLIAI L.F ./ (..)ANAI.VXORI I (.)F.I. *; (.) E LAEVONICVS I
V.S.*;
L.TEREN(..) / (..)TIVS M.C.M./ M.TERENT (...), al Museo di TV; MACARII FRATRES
(..), orientali, dispersa; ecc. Ora al Museo del Cenedese (*) o a Pal.Graziani (**), tra le altre
numerose epigrafi e monumenti. Vedi GRAZIANI C., Memorie storiche di Vittorio, ms.,
XIX sec., Bibl.Civ., Vitt.Ven.; MORET A., 1983, Patrimonio culturale, cit.

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Questa ipotesi assume maggiore consistenza quando si constata che la zona a nord della linea delle risorgive presenta tracce di centuriazioni sovrapposte, con moduli ed orientamenti diversi tra loro(96). Tra queste sistemazioni agrarie una, forse la più antica limitatio, corrisponde a quella di Oderzo Nord, l'altra, meglio conservata e orientata correttamente dal punto di vista agronomico, darebbe l'idea di una più recente sistemazione del territorio. Sulla base della documentazione archeologica delle "ville rustiche" individuate a nord della linea delle risorgive, si ritiene che la massiccia colonizzazione dei territori rinormati sia avvenuta verso la fine del I secolo a.C. Difatti la comparsa di numerosi denari, quinari e assi a nome di Augusto, nei santuari e nei piccoli depositi dell'alto cenedese, contemporaneamente alla deposizione di sepolture a mezza anfora segata, viene riferita proprio alla risistemazione e alla colonizzazione pratica del territorio. L'operazione può essere datata con relativa precisione per la comparsa anche di numerosi assi sestantali e unciali - a testa di Giano e prua di galera - volutamente spezzati come conseguenza della riforma monetale di Augusto del 23 che di fatto li rivalutava a dupondio; i vecchi assi ancora in circolazione, anche se molto usurati e con le icone praticamente irriconoscibili, venivano intenzionalmente spezzati per adeguarne il valore.
Questa rinormazione di parte dell'agro opitergino presso le Prealpi non troverebbe giustificazioni e vantaggi sul lato pratico, se non per creare una nuova e "semi-autonoma" organizzazione amministrativa. Escludendo per Ceneda la fondazione di colonia o di municipium per cui non esistono documentazioni o indizi, è stata proposta l'ipotesi che la zona, scorporata dalla pertica opitergina, venisse organizzata a praefectura e posta sotto diretto controllo centrale(98). E forse significativa al riguardo la constatazione che in quegli anni si abbia una notevole presenza in Ceneda di membri di illustri famiglie latine, che non ostentano alcun titolo pubblico? La nuova limitatio sarebbe stata attuata sotto Augusto dopo la sconfitta di Antonio, al quale si erano aggregati gli Opitergini durante la guerra civile, consenzienti o costretti dalla severa occupazione di Asinio Pollione.
Gli storici locali concordemente attribuiscono all'insediamento romano di Ceneda la funzione di statio militaris; non si esclude quindi che vi sia stata organizzata una base operativa di appoggio durante le guerre augustee contro


96) RIGONI, Oderzo, cit., p186 segg.
97) GORINI, 1987, Aspetti monetali, p.244.
98) ARNOSTI G., 1993b, L'evoluzione delle logiche insediative e dell'organizzazione del
territorio dall 'epoca romana al primo altomedioevo, in Atti del convegno su: Il sistema
difensivo di Ceneda, Problemi di conoscenza, recupero e valorizzazione, Vittorio Veneto
(TV). Cfr. sulle 'praefecturae' DORIGO, cit., p.27-29.

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i popoli alpini, che iniziarono attorno al 25 a.C., ma in particolare in previsione della fortunata campagna contro Reti e Vindelici del 15 a.C., intrapresa da Druso e Tiberio, figliastri di Augusto. Prendendo spunto da questa ipotesi, si potrebbe considerare opinabile, una distrettuazione di tipo "castellano", giustificata in base alla lex Rubria e ad un brano di Frontino che richiamano l'esistenza, accanto alle comunità di tipo cittadino e ai conciliabula, anche dei 'castella'(99). Non si conosce bene il valore di questo tipo di distrettuazione, che presumibilmente aveva valenza militare, e se èdifficile sostenere la continuità di una simile organizzazione a Ceneda per tutta l'epoca romana, si constata però che l'insediamento cenedese ha sicuramente avuto una tale funzione strategica almeno a partire dal tardoromano, fino alla costituzione del ducato Longobardo.


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