Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
La 'levada' e la 'callalta'.

Secondo gli storici locali, Ceneda, considerata la sua posizione strategica, avrebbe avuto con la prima romanizzazione una funzione di statio militaris(138). Il presidio cenedese, col "suo" agro centuriato a controllo dell'imbuto che porta per una stretta valle all'interno dei territori alpini, in una postazione defilata, ma in stretta connessione con i percorsi pedemontani, doveva essere collegato velocemente con Oderzo. Questa strada, di cui rimarrebbe traccia nel lungo rettifilo della Levada di Pianzano, saliva direttamente a Nord dal capoluogo Opitergium, forse fin dai primi tempi della romanizzazione delle Alpi; anche se è però probabile che le manovre militari provenissero dalla piazzaforte di Altino lungo la Claudia Augusta, piuttosto che, o solo saltuariamente, via Oderzo.
Il percorso della via "Levada" non avrebbe utilizzato i limites della centuriazione di Oderzo Nord e viene identificato, secondo la proposta dalla Rigoni, come kardo massimo della pertica cenedese(139). Tale sistemazione agraria non venne mai completamente attuata e sono rare le corrispondenze della quadrettatura teorica proposta con gli allineamenti centuriali ancora evidenti sul terreno. Questa potrebbe essere una verifica dell'ipotesi di costruzione più antica del rettifilo. Secondo più frequenti coincidenze agrimensorie, dall'incrocio in località Quattro Strade con la Postumia alta, decumano della centuriazione Nord di Oderzo, il rettifilo di Pianzano, nella prima epoca romana, veniva forse deviato e, passando a lato di Castel Roganzuolo (piccolo santuario paleoveneto, "villa rustica romana", ripostiglio monetale del IV secolo), fatto proseguire sulla via Rizzera, ipotizzata come kardo massimo di un'altra possibile centuriazione cenedese. Le centurie allineate con questa via sono frequenti e pure le coincidenze: su questo cardine ritroviamo un abbozzo di necropoli romana accostata alle sepolture paleovenete, ai Frati di Ceneda (max. fino al I sec.d.C.); poi, il supposto K.M., proseguendo sui terrazzi soprelevati alla destra del fiume Meschio, passava a lato della necropoli di B.go S.Girolamo (dei primi secoli d.C.), verso la chiusa di Serravalle. Di qui, la strada proseguiva e si innestava, attraverso il passo del Fadalto, sull'importante nodo viario di Ponte nelle Alpi e Polpet (BL), località segnate da numerosi sepolcri con epigrafi, in


Principe nostro B. Venera bilis PatriarchaAquil. postulante, pontes superLiquentiamfabricatos debere penitus destrui, 138) Cfr.anche DORIGO, cit. Sul M. Altare sopra Ceneda, il santuario paleoveneto ha continuità di frequentazione fino al IV secolo (una cinquantina di monete del III secolo ed una ventina del IV, inedite, cfr. nota 109). 139) RIGONI, 1984, in Misurare la terra: Il caso Veneto.

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collegamento con i Laebactes, i Catubrini e Littamum (la Claudia dell'ipotesi Vital).
Il prolungamento sulla carta del rettifilo della Levada di Pianzano suggerirebbe anche un probabile raccordo-pro seguimento sull'antica Callalta cenedese, dopo una leggera diversione, a seguire una direttrice sulla sinistra del Meschio verso l'odierna Pieve di Bigonzo, di qui ancora verso Serravalle e il passo del Fadalto. Quanto a questo tragitto, la mancanza di dati archeologici riferibili al primo impero nel tratto vittoriese e la presenza invece di aree sepolcrali tardoromane sulla Callalta, nella zona tra Pieve di Bigonzo ed Anzano(140), fa considerare che questa via venisse intensamente utilizzata nel basso impero per collegare la Postumia alta-Ongaresca con la Chiusa di Serravalle (oppidum tardo romano sul colle di S.Augusta) e con Ponte nelle Alpi. Questo itinerario era importantissimo nell'altomedioevo e a Nord di Serravalle si rileva il toponimo Varda nell'area della torre di vedetta, di incerta origine, tuttora esistente nei pressi della chiesetta di S.Floriano, dalla tipica dedica militare altomedioevale, che viene indicata come punto di confinazione in due concessioni imperiali per i vescovi cenedesi del VIII e del X secolo(141). La via del Fadalto nel Medioevo, viene citata come via cariatica nel 1228, detta via regia dal frate F. Schmidt nel suo viaggio del 1484(142), ora S.S. di Alemagna.
Quanto alla Levada "ab Opitergio" , rimanendo oscuro il periodo di costruzione, la via doveva essere un raccordo importante con la Postumia Alta e con il 'castrum cenetense', quando Oderzo e Ceneda, a controllo e sbarramento dei transiti sul Livenza, in collegamento con la piazzaforte di Concordia, erano diventati importanti baluardi nell'organizzazione delle difese interne tardoromane.
All 'epoca della miracolosa traslazione a Ceneda del corpo di S .Tiziano, vescovo di Oderzo, ipotizzata all'epoca della prima presa di Oderzo da parte dei Longobardi, circa nel 639, il tratto viario fino al rettifilo di Pianzano si era forse perso. Difatti secondo la leggenda, che trasfigura una base storica reale, il santo corpo con lungo giro vizioso veniva trasportato miracolosamente via acqua fino al Livenza e di qui saliva controcorrente fino a Portobuffolè, da dove riprendeva il percorso terrestre fino a Ceneda, sede di ducato longobardo.


140) Amosti, 1993b. Dopo l'incrocio con la Postumia alta si allineano sulla via le ville
rustiche romane di Bortoront e di Pinidello, frequentate fino al tardoromano, entrambe in Comune di Cordignano.
141) VERCI, I, doc. n. 1, doc.carolingio spurio del 793: '& dehinc in ecclesiam S.Floriani'; ID., n. 5, p7, doc. originale di Ottone del 962: 'aliud (caput) autem usque ad Ecclesiam S.Floriani'.
142) Documentazioni in TOMASI G., 1989, Topografia antica di Serravalle e della Val Lapisina, Fiume V.to, PN, p49 segg.


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