Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Notarelle, Inediti, Documenti

GIANCARLO FOLLADOR


FATTI E MISFATTI DI UNA GUARDIA CAMPESTRE UNA NON STRANA STORIA VALDOBBIADENESE


Al tempo della Serenissima, boschi, prati e pascoli erano salvaguardati, in ogni comunità, da un saltaro o più di uno eletti dalle rispettive Regole. Aveva il compito preciso di vigilare che i comunisti non commettessero reati contro il patrimonio comune, cioè nei beni comunali e pure in quello privato. Quello comune era di estrema importanza per i villici sempre affamati di terra da zappare e furtivamente da strappare al bosco "vizzato". Era facile sfamare una capra nel non consentito, era facile, per il pascolo, spostare un confine tra un luogo alto e basso, era facile lasciare gli animali divagare in terre altrui. I saltari tornano spesso alla cronaca criminale o per non aver obbedito agli ordini imposti dalla comunità o per aver chiuso troppi occhi nei confronti dei trasgressori, dietro lauto compenso.
Dalla caduta della serenissima, queste figure non scompaiono di scena, anche se le consuetudini sono cambiate.
Anzi ritornano attuali che mai e con compiti ben più precisi, essendo la Civica Amministrazione impegnata a fornir loro il salario, il vitto, l'alloggio ed il vestiario.
Certamente il saltaro o guardia campestre non è sempre la persona dalla fedina penale trasparente. Il mestiere non è facile e ci vuol "fegato". Ognuno si arrangia. Un bracconiere viene perdonato dietro compenso, una intrusione in un bosco scappa dopo una buona forma di formaggio. La divisa fa paura ed i soldi fioccano e tutto va nel dimenticatoio. Ed in questo contesto un fatto merita di essere riportato a verifica di un costume assai consolidato. È quello della guardia campestre Andrea Arman.
È una sera del sei maggio 1879. Il consiglio comunale di Valdobbiadene è seduto quasi al completo nei propri scanni.
Sono presenti: Dalla Costa dottor Alessandro, sindaco; Vettoretti Matteo fu Vittore; Fabbris Antonio fu Giovanni Battista; Arrigoni dottor Renato fu dottor Francesco; Renaldini Severino fu Filippo; Dal Zio Luciano fu Cesare; Cambruzzi dottor Giacomo fu Vittore; Faccini Antonio fu Francesco;


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Vettoretti Marco fu Vittore; Tramarollo Giovanni Battista fu Giovanni;
Fornari Girolamo fu Giovanni; Reghini dottor Giuseppe fu dottor Adriano;
Vanzin Gaetano fu Domenico e Persiani Filippo fu Domenico.
Risultano assenti: Miozzi Lodovico fu Giovanni; Geronazzo Giovanni di Carlo; Reghini Angelo fu Luigi; Boghetto Fortunato fu Domenico; Dall'Armi dottor Luigi di Floriano e Bello Felice fu Francesco, defunto.
In quella occasione, il sindaco, invertendo l'ordine del giorno, su richiesta del notaio Arrigoni, invita lo stesso a relazionare in merito ad una interpellanza presentata "sulla biasimevole condotta della guardia campestre Arman Andrea".
In modo concitato l'Arrigoni prende subito la parola e fa presente al consiglio che già nella seduta del 18 ottobre 1878 il problema era stato affrontato e l'Arman era stato messo sotto accusa da diversi consiglieri, i quali avevano fatto espresso invito al presidente di provvedere. Ma il tutto si era risolto con una ripresa verbale, viste "le accusazioni generiche".
Ora i fatti sono cambiati e le prove per accusare l'Arman ci sono.
E così interviene l'Arrigoni: "Certi Antonio Tonella, Vettorello Benedetto e Felice Buffon gli confessarono di aver dovuto esborsare italiane lire 11 a detto Arman, perchè egli non gli avesse a dichiarare in contravvenzione per pascolo abusivo; Ostet Giovanni, in due diverse circostanze, fu costretto dall'Arman ad esborsargli italiane lire 6 e la seconda lire 8 per esonerarsi da essere accusato per contravvenzioni in genere e la seconda volta dovette pagargli da mangiare e da bere per l'importo di italiane lire3, coll ' aggravante che esso Arman si fece pagare dette lire 8 coll'intervento del cursore comunale, Bortolomiol Giovanni, simulando che dovessero essergli pagate per condanna del Giudice conciliatore. Simili estorsioni vennero perpetrate anche a danno di De Nardi Angelo, Vettoretti Angelo fu Giovanni e Bisol Natale di Saccol, i quali tutti ebbero a lagnarsene con esso esponente direttamente e indirettamente".
L'Arrigoni prosegue che "Vettoretti Gedeone ebbe ad incontrare un figlio dell'Arman in freagrante furto di legna, che rimproveratolo, questi ricorse al padre, il quale, a sua volta, invece di redarguire e punire il figlio, somministrò dei pugni al Vettoretti". E per finire, informa il consiglio che la guardia suddetta passa la propria giornata all'osteria, gozzovigliando e non curandosi minimamente del proprio compito. Sa pure che i carabinieri lo stanno sorvegliando, perchè indiziato in furti di galline dal pollaio del signor

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Miozzi e Dalla Costa Francesco. Ma molte persone, per paura, non hanno sporta denuncia. L'Arman fa paura.
Il consiglio ha sentito la relazione del notaio ed unanimemente è convinto di prendere nei confronti di Andrea seri provvedimenti.
Il presidente, coinvolto un po' in questa storia, ribadisce che è stato ripreso più di una volta e che non gli è stata più consegnata la divisa da guardia campestre.
Rincalza il consigliere Fabris che è giunto il momento di licenziarlo. Ribatte l'Arrigoni affermando che ladri sono il padre ed i figli. Il Reghini conferma "che il servizio dell'Arman è ora assai cattivo, perchè esso si fa vedere sempre sui mercati e nelle osterie e quindi se una volta lodava il servizio ditale guardia adesso non può che censurarla".
Dalla accesa discussione il consiglio diviene alla votazione per scrutinio segreto di congedare definitivamente Andrea Arman e consegnare la denuncia ai carabinieri.
Il responso è unanime. Mentre le schede cadono nell'urna i consiglieri tacciono. L'Arman, forse in quel momento si trova ancora in osteria, oppure, per sfuggire alla "ridda", ha tagliato la corda. Certamente l'Arrigoni in quel momento ha sfoderato la sua irreprensibile grinta. Quale sarà stata la sorte di Andrea Arman? I documenti presso l'Archivio di Stato di Treviso nella sezione Commissariato Distrettuale di Valdobbiadene, tacciono. La soluzione bisognerà cercarla forse altrove.


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