Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°8 - 1995 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

ELISABETTA DAL COL - ANTONIO DELLA LIBERA


DON ANTONIO DE NARDI, AMICO E MAESTRO

Nel precedente numero del "Flaminio" è comparsa l'ultima fatica storico-scientifica del professor don Antonio De Nardi, recentemente scomparso fra il compianto generale.
Nell'articolo dedicato alla memoria del prof. Giuseppe Lorenzoni -originario di Rolle di Cison, docente di Astronomia negli anni 1886 - 1913 presso l'Università di Padova, don De Nardi cita le parole, scolpite in una lapide, dei colleghi dell'Astronomo:
"Giuseppe Lorenzoni / astronomo e geodeta insigne / non allievo d'alcuno e di tanti maestro / rinnovellò virtù e fama dell'Osservatorio padovano! proseguì le tradizioni dello studio / glorificato da Galilei / e vasta orma in ogni parte impresse / delle discipline che la terra misurano / e speculano le stelle / dai cieli attingendo lume di scienza e di coscienza / pieno l'anima dell'infinito I che sgomenta ed esalta! ma senza irridere dalle immensità / sideree / a' simili suoi piccioletti nell'aiuola feroce/ alacre sereno immacolato buono - al maestro al padre! con il cuore che trema di ricordi e di pianto...

Durante la lettura, pensando alle condizioni in cui si trovava don Antonio, ci sembrava che quell'elogio potesse essere dedicato a Lui o che almeno simile sarebbe dovuto essere quello da Lui meritato.


ELISABETTA DAL COL. Laureata in Scienze Naturali, insegnante. Collaboratrice presso il Gruppo di Geobotanica dell'Università di Padova. Coopera nella realizzazione e mantenimento del Giardino Alpino del Cansiglio "Giorgio Lorenzoni".

ANTONIO DELLA LIBERA. Laureato in geologia, libero professionista. Ha compiuto varie ricerche e pubblicazioni in materia. Autore di "Sulle montagne per la libertà", la più completa storia della Resistenza nel Vittoriese. Dal 7 maggio 1995 è sindaco di Vittorio Veneto.


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In quell'articolo del Flaminio, come d'altra parte in tutti quelli precedentemente scritti, si può capire a quale livello fosse giunto il suo sapere scientifico ispirato sempre a rigorosità ed onestà fino allo scrupolo.
Queste doti erano quelle che improntavano anche il suo insegnamento, le sue conferenze, i suoi lavori di ricerca, gli aiuti che dava agli studenti universitari per la stesura della tesi o a chiunque gli chiedesse consiglio.

La sua umiltà, la sua semplicità, spesso non facevano intuire il valore dell'uomo e la sua capacità di comunicare agli altri il sapere che possedeva.
Tale si è mantenuto - senza concedere nulla al male che lo affliggeva - fino alle ultime ore della sua vita, vissute da santo sacerdote e da uomo di studio.
Don Antonio, oltre che ricercatore appassionato e profondo, è stato un maestro rigoroso ed acuto che ci ha insegnato ad amare la Natura, in tutti i suoi aspetti, e a coglierne le intime bellezze e gli infiniti segreti.
Egli aveva fatto suo l'imperativo di riscattare "la natura che geme nell'attesa della redenzione" (San Paolo Rm. 8, 22), compito proprio dell'uomo, quale punto più alto dell'evoluzione del Creato.

Il suo valore in campo scientifico è testimoniato dalle sue opere e dal lungo insegnamento, nella scuola e fuori di essa.
Fu autore di varie pubblicazioni molto apprezzate in campo scientifico e frutto i pazienti ricerche, di acute analisi, di minuziosa elaborazione.
Di grande rilievo sotto l'aspetto geologico furono i suoi studi relativi alla zona del Cansiglio-Cavallo.
Erano quelle le montagne che conosceva ed amava di più, quelle dove aveva lungamente scarpinato durante la tesi di laurea che, arricchita di successive acquisizioni scientifiche, venne pubblicata nelle Memorie dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti.
Molti anni dopo, nel 1978 don Antonio ordinò il complesso delle sue conoscenze geologiche e geomorfologiche in un lavoro monografico, intitolato appunto "Il Cansiglio Cavallo", che venne pubblicato a cura dell'Azienda di Stato per le foreste demaniali e dall'Azienda per le foreste della Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia.
Lo sollecitò a scrivere questo libro - molto pregevole sia per chiarezza espositiva che per ricchezza di immagini didattiche - il desiderio di donare uno strumento di studio e di educazione naturalistica agli studenti, soprattutto delle scuole medie superiori, il cui interesse per l'ambiente del Cansiglio si era andato notevolmente sviluppando in quegli anni.

Tra le mura del Seminario, con un lavoro paziente e silenzioso, che durò per diversi anni fino alla morte, don Antonio arrivò a riordinare un bellissimo Museo di Scienze Naturali: per primo recuperò e valorizzò il materiale esistente, quindi provvide ad arricchirlo e a completarlo con nuove collezio6
ni, infine gli diede un'impronta rigorosamente didattica.
Il ricco materiale è ora distribuito in diverse sale nelle quali sono ordinate le varie sezioni di Zoologia, Botanica, Mineralogia, Cristallografia, Geologia, Paleontologia, Geomorfologia del territorio.
Esso ospita anche oltre 150 preziosi modellini in gesso di funghi, un centinaio di tavole anatomiche di zoologia e botanica, sempre scolpite in gesso, ed una preziosa serie di strutture cristallografiche, il tutto opera dell'abilità manuale di mons. Giacomo Bianchini (1874 -1938), che per molti anni fu insegnante di matematica e di scienze in Seminario.
Proprio negli ultimi giorni della sua vita don Antonio riuscì ad assicurare al Museo la possibilità di realizzare una sala, dedicata agli insetti ed in particolare ai lepidotteri, prenotandosi la futura collaborazione di un esperto.
Ora il museo è pronto per essere aperto: così finalmente, studiosi ed appassionati, avranno l'opportunità, attraverso l'osservazione del notevole materiale esposto e dei chiari ed efficaci pannelli illustrativi, di meglio conoscere ed approfondire le conoscenze del mondo naturale.

Gli interessi di don Antonio spaziarono in tutti i campi delle scienze naturali, ivi compreso quello dei fenomeni meteorologici.
A questo proposito va ricordato che nella torre che sovrasta il Seminario ha funzionato dal 1931 al 1963 un Osservatorio Meteo, curato da Mons. Vito Buffon (1905 - 1988) coadiuvato da don Antonio De Nardi.

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C'era il pericolo che la gran mole di dati raccolti in un trentennio di
osservazioni (le letture venivano fatte manualmente tre volte al giorno e
senza soluzione di continuità) rimanessero nascosti ed inutilizzati entro i
vecchi quaderni di registrazione.
E sarebbe stato un vero peccato, trattandosi di dati significativi in campo climatologico, sia in termini generali, sia per la definizione di un clima vittoriese.
Don Antonio, con la sua nota diligenza, si assunse l'onere di por mano al materiale, di analizzarlo, di elaborarlo in schemi, tabelle e diagrammi e di costruire infine un testo che venne pubblicato con il titolo: "Il clima di Vittorio Veneto", nel 1988, in occasione del 4° centenario della fondazione del Seminario di Vittorio Veneto (1587 - 1987).

Di don Antonio restano vive nel ricordo le conferenze scientifiche, dove al linguaggio rigoroso si accompagnava la passione per le cose che spiegava, dove l'immagine fotografica - sempre molto curata e precisa - era strumento essenziale di comunicazione didattica.
Lo ricordiamo come uomo di scienza ma ancor più come amico sempre pronto a trasferirci le emozioni del sapere: e questo succedeva sempre durante le lunghe escursioni del Club Alpino Italiano, dove Egli sapeva far conciliare, in modo discreto e con il massimo rispetto di ogni idea, la 5. Messa - che celebrava nell'immensa chiesa fatta di prati, alberi, rocce e cielo
- con lo spirito gioioso dell'amicizia e con le sue osservazioni naturalistiche, sempre semplici, chiare e rigorose.
Lungo il sentiero della montagna si formava sempre attorno a Lui il gruppetto degli "allievi" che ogni tanto arrestava il passo per meglio osservare le forme del paesaggio, o i fiori spontanei, o gli animali solitari, o la geologica delle montagne, oppure semplicemente per raccogliere da terra un fossile o un pezzo di roccia: e là cominciava la "lezione" all'aria aperta e si consumava per noi l'emozione della scoperta, che il maestro ci faceva toccare con mano.


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