Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°6 - 1993 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

GIORGIO MIES ,Santi nell' arte fra Piave e Livenza, Sinistra Piave Servizi editrice, Conegliano, pp. 194.


Giorgio Mies traccia, in questo splendido libro iconografico, una mappa della santità vivente tra Piave e Livenza. I Santi sono quelli della Chiesa universale, interpretati da artisti, famosi o discreti, secondo una sensibilità che appartiene alla storia religiosa e civile di quelle popolazioni venete. Egli sembra innalzare un altare ai "grandi" santi della devozione cattolica tradizionale: San Giuseppe, Sant'Antonio da Padova, Santa Lucia, Santa CaterinadaSiena, San Benedetto, San Martino, Sant'Ambrogio, San Lorenzo...; in realtà egli stende un meraviglioso calendario-repertorio, in cui inscrive anche santi "totalmente" locali come San Tiziano, vescovo di Oderzo e patrono della diocesi di Vittorio Veneto, e Santa Augusta, la giovane santa uccisa per volontà del padre (si era in tempi di declino dell'Impero Romano). Santi nell'arte tra Piave e Livenza è un viaggio, nel tesoro inesplorato delle piccole chiese parrocchiali, che testimonia un fatto fondamentale: l'arte, come il culto liturgico, non apparteneva soltanto alle grandi città (ad esempio Venezia), ma si diffondeva dovunque, perfino nei villaggi più impervi e solitari. La Chiesa metteva, alla portata di tutti, i suoi figli più avanti nell'amore di Cristo; li additava ad esempio dei colti e degli "incolti" secondo uno stile di autentica democrazia visiva e liturgica, nel crogiolo di una raffigurazione artistica di tutto rilievo. Non solo. I Santi venivano proposti nell'armonia di un senso plenario, come è una chiesa cattolica dal punto di vista architettonico; non all'interno di un museo, che stempera e confonde sempre le radici di una vita vissuta realmente. Santi non come reperti da collezione, bensì santi vivissimi sia nella Fede, che il devoto ammiratore doveva seguire, sia nell'arte che risplendeva magnifica e non coartata. nell'ambito di un disegno complessivo di grande significato ed esistenzialmente usufruibile. Il cattolicesimo e l'arte universale s'incarnavano in modelli in cui si componevano l'elemento generale con l'elemento municipale, in una dialettica che ha dato risultati spesso esemplari. Scrive Vittorio Sgarbi nella sua prefazione:
"Ecco dunque 'Santi nell'arte fra Piave e Livenza', una ricerca metodica e utilissima fondata sulle notizie storiche e circoscritte alle opere commissionate per le chiese, sorte fra i due fiumi. Questo rilievo dia-cronico sopra un'iconografia soltanto locale ha evidenti motivi d'interesse anche sul piano etnografico, ma è notevolissimo come repertorio. Si può anche dire che il modello che Mies, con questo libro propone, sotto l'apparente schema liturgico (il culto dei Santi illustrato dalle opere degli artisti) verifica un'originale impostazione. Mies non crede alla indagine territoriale e impli
citamente mette in discussione le arbitrarie prospettive della storiografia municipale, del genere di 'Storie dell'arte fra Piave e Livenza'. I rilievi di Mies non hanno l'ambizione di definire il carattere di una civiltà variegata e sottoposta a riconoscibili pressioni di altre egemonie culturali ma restituiscono, in orizzontale, la realtà di una situazione figurativa". Mentre Ulderico Bernardi, nell'altra prefazione, puntualizza in un senso più "antropologico" e religioso. Perchè non di un catalogo d'arte si tratta, e pure lo è, ma dei tasselli di una memoria di fede che custodisce la speranza e la carità di innumeri generazioni. Quante nei secoli hanno consumato in campagna e città tra Piave e Livenza la loro fedele esistenza, gli occhi rivolti a quei dipinti, la mente a vedere oltre". Mies descrive i "suoi" Santi con una lingua scorrevole, colma di curiosità (si veda soprattutto il "profilo" riguardante Santa Augusta, la testimone di Cristo più amata dalle genti tra Piave e Livenza). E un modo "narrativo" di far penetrare la bellezza del quotidiano all'interno della santità, che è insieme exempla alla sequela di Cristo e profonda umanità.

Ferruccio Mazzariol

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