Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°4 - 1985 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigianae

Rassegna Bibliografica

MARIO ULLIANA,
Vecchio tinello, Rebellato, 1984.

Doveva chiamarsi originariamente la "cozzolesca compagnia". Poi l'autore ha ripiegato su "vecchio tinello". . . forse perché il termine meglio richiamava quel senso di domestico, di familiare, delle cose care e degli affetti. E non a caso il libro di Mario Ulliana è la rievocazione della figura del padre Giovanni, maestro, educatore, che ha lasciato un'impronta non indifferente nel panorama cittadino dei primi anni del novecento.
Il tema, per la verità non è nuovo, soprattutto se si pensa alla numerosa pubblicistica degli anni ruggenti della lotta antiautoritaria. Ma in Vecchio Tinello trova tutta una sua nuova ragion d'essere, e, perché no, una sua autenticità.
Nelle vicende politiche a cui infatti è stato esposto (ha ricoperto vari incarichi amministrativi: sindaco, vice presidente della provincia, assessore all'urbanistica della Regione Veneto) l'autore ha spesso fruito di un tacito consenso che gli derivava appunto dal fatto di esser figlio di quel famoso Giovanni. Da qui la sua preoccupazione, una volta lasciato l'impegno politico, di accertare la natura di questo tacito consenso e di estinguere in qualche modo il debito morale nei confronti di chi gli aveva lasciato, col suo nome, un patrimonio incommensurabile.
Ma si può scrivere una biografia su un personaggio che, pur pregnante di tanta educazione e riconoscenza, presenta poche attrattive per il lettore d'oggi?
Certamente sì, soprattutto se si coglie l'occasione da una biografia per parlare di qualcos'altro, per richiamare alla memoria ricordi, emozioni, sentimenti passati. Cosa che fa in questo caso M. Ulliana, inserendo sapientemente nella cornice biografica un vero e proprio spaccato di vita vittoriese a cavallo fra fine ottocento e primi del novecento.
Ne esce così, tra le righe, un'immagine di una Vittorio inconsueta ma nondimeno affascinante, scandita da ritmi diversi da quelli attuali (il tempo trascorreva senza grandi novità o evasioni. . .), con modi di relazione (non c'erano automobili a disturbare per le vie . . .), abitudini (ci si ritrovava nelle osterie, oppure si giocava a pirol parol sui palasi . . .) sentimenti collettivi (erano momenti di spensieratezza ed allegria. . .) che appartengono a una cultura popolare oramai in estinzione. Il tutto senza alcuna concessione alla retorica o ritorni all'indietro, ma solamente alla convinzione che "nel mutamento delle consuetudini e delle situazioni, nel rifiuto dei vecchi principi e nelle difficoltà di individuarne di nuovi, ci sono, dei valori che permangono, che ci seguono per tutta la vita".
Un libro, quindi, di facile e piacevole lettura, ricco di utili notizie e curiosità, che si rivolge un po' a tutti. Gli adulti, forse troveranno la rievocazione di quel "piccolo mondo vittoriese" che appartiene oramai ai loro ricordi. i più giovani, invece, un'occasione in più per prendere coscienza, attraverso questo "viaggio all'indietro", della propria identità collettiva.

Pier Paolo Brescacin

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