Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°3 - 1984 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

GIAN MARIO
PIOL MARIO PICCIN

RINVENIMENTO DI CORNA SUBFOSSILI
DI CERVIDE A LAGO DI REVINE


Nel corso di alcune escursioni da parte (il uno di noi (Piol) è stata rilevata la presenza di resti subfossili (corna) affioranti sulla scarpata denudata di una stradina interpoderale in localita Ronch a Lago.
L'area è situata sul versante meridionale delle Prealpi bellunesi alla testata della Val Bricon tra i paesi di Lago e Santa Maria (quota media: 285 m S. I. M.).
Il deposito che contiene i reperti è un caotico accumulo di materiali grossolani (ciottoli calcarei a spigoli vivi, prismatici) frammisti ad abbondante terriccio sabbioso argilloso bruno (v. foto 1).
Si tratta di un ammasso detritico posto all'apice di una delle numerose conoidi (quella della Val Bricon) che bordano il versante meridionale delle Prealpi bellunesi in Vallata (Alluvium medio recente di VENZO, 1977).
In questo deposito, che si presenta all'osservatore con una scarpata molto scoscesa, sono stati rinvenuti, a circa 2m dal Piano campagna, alcuni resti subfossili di corna di Cervide (1) che all'esame dell'acido cloridrico presentavano una leggera reazione di effervescenza e quindi da ritenersi in via di fossilizzazione.
Come mostra la foto n.2 si è riusciti a prelevare alcuni pezzi, attualmente conservati da uno di noi (Piol), ma l'estrema fragilità del reperto e l'impossibilità pratica di ampliare lo scavo ci hanno fatto desistere da ulteriori tentavi di recupero di eventuali resti.
Ad un primo superficiale esame si tratta di corna annuali di Cervo europeo (Cervus elaphus), molto fragili, porose internamente e in via di lenta fossilizzazione.


GIAN MARIO PIOL, giovane hobbista di Lago.
MARIO PICCIN. laureato in Scienze Geologiche presso l'Università di Padova. Attualmente insegna e lavora come geologo libero professionista. Si occupa della geologia e morfologia delle Prealpi venete nell'ambito di alcuni Gruppi Naturalistici locali (G.E.C.; G.S.; C.AT; G.N.N.V.)

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Si segnala questo rinvenimento perché:
si trova in una zona (Vallata trevigiana) che per gli aspetti naturalistici è assai interessante;
- può essere di aiuto a chi si dedica allo studio del Quaternario più recente (Olocene).

Mario Piccin
Gian Mario Piol


NOTA
(1). La caratteristica più tipica e vistosa della famiglia dei Cervidi è rappresentata dalle corna, ramificate, presenti soltano nei maschi, ad eccezione della renna, che le ha anche nelle femmine. Le corna dei Cervidi sono costituite in modo completamente diverso da quelle dei Bovidi. Contrariamente a quelle di quest'ultimi, esse, oltre ad avere nelle quasi totalità dei casi forma ramificata, sono costituite da sostanza ossea, compatta (plenicorni), senza una guaina cornea avvolgente una parte interna ossea (Bovidi: cavicorni), ed inoltre sono periodicamente mutate, con rinnovo annuo (caducicorni). Lo sviluppo e la caduta delle corna sono soggetti al ciclo dell'attività ormonale sessuale; ad eccezione della renna, questi vistosi ornamenti dei capo si formano su basi o bozze impiantate sulle ossa frontali. Durante la crescita sono rivestite dal velluto, pelle ricchissimamente vascolarizzata, che si dissecca successivamente quando il corno è già formato, in seguito all'obliterazione dei vasi sanguigni, provocata dalla formazione di un cercine osseo alla base (corona); la pelle cade allora a brandelli, lasciando allo scoperto il corno osseo, nudo, di consistenza molto compatta, simile un po' all'avorio, percorso esternamente dalle tracce dei vasi che irrigavano il velluto.
Ogni anno le corna sono deposte, a seguito di un fenomeno fisiologico di abscissione, che l'animale può tuttavia in certi casi favorire puntando le forcute appendici contro il suolo su cui riesce a fare appiglio; le due corna, destro e sinistro, non cadono di solito contemporaneamente, lasciando in comprensibile disagio per breve tempo il loro possessore, a causa dei peso non indifferente che ciascun ramo piò assumere. La ricrescita, che inizia ben presto, è molto rapida. Sino ad una certa età le corna crescono ogni anno aumentando di dimensioni, ramificandosi ulteriormente di norma sino alla maturità, quando esse presentano l'aspetto tipico della specie.



BIBLIOGRAFIA:
VENZO S. (1977), I depositi quaternari e del Neogene superiore nella bassa Valle del Piave da Quero al Montello e del Paleopiave nella Valle del Soligo (Treviso), Mem. Ist. Geol. Mine. Univ. Padova, 30, 62 pp., Padova.

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