Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°3 - 1984 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

VINCENZO RUZZA

L'ARTE DELLA STAMPA
A CENEDA E A SERRAVALLE (11 Parte)

Dopo l'avvenuta emigrazione a Conegliano dello stampatore Marco Claserio, mancano in Ceneda tracce di attività libraria-editoriale per alcuni decenni.
A Serravalle poi la situazione in detto settore appare ancor più desolante: infatti non ho trovato alcun libro stampato dopo il 1608, segno evidente che esauritosi lo slancio economico e culturale del cinquecento, protrattosi anche ai primi decenni dei seicento, la città vive ormai stancamente di rendita e delle glorie dei passato, incapace di opporsi alla lenta ma inesorabile decadenza.
Invece nei centri vicini si registrano segni di una certa attività editoriale, attività peraltro non molto vivace o addirittura, sporadica. Questo comprova che le modeste stamperie esistenti nei centri minori si limitano per lo più a lavori di piccola entità e di immediata fruizione, tali da non lasciare una traccia continuativa nel tempo. Solo occasionalmente affrontano lavori editoriali veri e propri.
A Conegliano - ad esempio - opera tra il 1657 e il 1664 la tipografia di Francesco Vieceri, il quale aveva già da vari anni iniziata la sua attività nella vicina Belluno, dimostrandosi tipografo di valore. Ma dopo pochi anni il Vieceri è costretto ad abbandonare Conegliano per trasferirsi definitivamente a Venezia ove lascia segni indiscussi della sua vivace e brillante operosità.
Sempre a Conegliano nel 1673 lavora la più modesta tipografia di Antonio Pozzi o del Pozzo (Putei) che in quell'anno stampa, per commissione del Vescovo di Ceneda Pietro Leoni, le Synodales Constitutiones Cenetensis Eclesiae.


VINCENZO RUZZA, studioso di storia locale e autore di varie pubblicazioni sull'argomento fra cui la più nota è la Guida della città di Vittorio Veneto, Treviso, 1982, che offre una notevole messe di dati sull'arte, la storia e la cultura del vittoriese.

Tale fatto testimonia che a Ceneda non dovevano esistere stampatori di un certo affidamento, altrimenti il Vescovo avrebbe commissionato il lavoro ad una stamperia locale.
La carenza in Ceneda di una stamperia attrezzata deve essere stata sentita specie da parte del clero e particolarmente da parte del Vescovo, alla cui iniziativa si deve principalmente l'apertura della prima tipografia del Seminario, avvenuta pochi anni dopo.

Domenico Lovisa

Nel 1686 è già certamente in attività la Tipografia del Seminario gestita e diretta da Domenico Lovisa (1).
Il nostro seminario era sorto ormai da circa un secolo, in attuazione delle norme sancite dal Concilio di Trento, allo scopo di preparare gli aspiranti alla vita sacerdotale. Ma nei primi decenni la sua attività - come pure quella degli altri seminari delle diocesi vicine - fu alquanto modesta, anche perché una parte degli aspiranti al sacerdozio continuarono a prepararsi presso le sedi parrocchiali e, più ancora, presso i monasteri esistenti in gran numero nel Veneto.
Verso la fine del seicento l'attività dei seminari comincia in genere a prendere maggior consistenza e un poco alla volta essi allargano le sfere delle loro iniziative : uno dei primi compiti che vanno ad assumere , oltre quello istituzionale vero e proprio, è quello di divulgare la 'buona stampa' a mezzo di proprie tipografie.
Seguendo quindi l'esempio delle maggiori diocesi del Veneto, anche il Vescovo di Ceneda diede vita alla tipografia del Seminario chiamando a dirigerla una persona che dimostrerà in seguito le sue indubbie capacità: Domenico Lovisa.
Oltremodo scarse e frammentarie sono le notizie sul suo conto. Però alcuni indizi lo fanno ritenere originario della zona serravallese (o di Cordignano-). Lo comprova il fatto del suo attaccamento a Serravalle e a Ceneda, ove conserva molte amicizie anche durante i molti anni dei suo soggiorno a Padova e a Venezia nonché l'ottima conoscenza che dimostra della nostra zona. Ricerche più approfondite potranno dare una risposta definitiva a tale supposizione, per ora destinata a rimanere tale.
Il Lovisa dovrebbe esser nato negli anni intorno al 1660, forse qualche anno prima se, come costume dei tempi, gli anni di apprendistato non erano abitualmente pochi.
Chiamato nel 1685 o nel 1686 dal Vescovo Pietro Leoni a dirigere la stamperia del Seminario cenedese, non ne illustra l'attività con edizioni di particolare rilievo: i libri stampati sono lavori di 'routine' anche se di argomento vario.
Eppur doveva esser già un tipografo di talento per meritare la fiducia del Vescovo e per essere, dopo pochi anni, chiamato a dirigere la tipografia del
Seminario patavino, una delle più note ed affermate della nostra regione. Nel 1691 è già a Padova e vi rimarrà per molti anni dimostrandosi tipografo di indiscussa abilità (2).
Nel 1710 poi lo troviamo a Venezia ove esercita una tipografia in proprio

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e dove imprime con i suoi torchi molte opere di gusto veramente raffinato, corredate da incisioni dei migliori artisti dell'epoca (3). Alcune di queste sue opere sono state esposte alla "Mostra del libro illustrato nel Settecento a Venezia" allestita nel 1955 presso la Biblioteca Marciana in Venezia, e sono da ritenere tra le più significative della prima metà dei '700 (4). A Venezia il Lovisa muore probabilmente verso il 1730 (5).
Ma il Lovisa non è solo un tipografo dal gusto elegante e raffinato: è anche una persona colta che si interessa di lettere e di cognizioni scientifiche. Tra le sue opere infatti troviamo il Propinomio historico geografico e poetico da lui stampato nel 1713 e dedicato all'Arciprete di Serravalle Marte Flavio Scarpis.
Ulteriore dimostrazione dei suoi legami con Ceneda e Serravalle ce la fornisce un altro fatto: nel 1716 Mattio Marin Cagnan, stampatore in Ceneda, anch'egli scrittore e poeta, fa stampare la sua opera intitolata Romilda del Muti presso il Lovisa, in Venezia.
Ma torniamo alla nostra storia e vediamo i fatti avvenuti nel frattempo in Ceneda.

Domenico Bordoni

Dopo la partenza da Ceneda del Lovisa, avvenuta probabilmente tra il 1690 e il 1691, la stamperia del Seminario segnò certamente il passo per alcuni anni. Il Vescovo Marco Antonio Agazzi, successo al Leoni, non fornì un degno successore al Lovisa nella direzione della stamperia del Seminario, la quale, secondo vari indizi, avrebbe peraltro continuato per qualche tempo un minimo di attività, anche se mancano tracce di lavori di un certo rilievo. (6).
Questa situazione di stallo si protrasse Fino al 1711 allorché arrivò in sede il Vescovo Francesco Trevisan, uomo di lettere e di cultura, il quale si interessò immediatamente del problema e subito istituì nel Castello Vescovile una Tipografia a dirigere la quale chiamò Domenico Bordoni, il quale nei libri da lui stampati, si fregia del titolo di "Tipografo Vescovile e dei poveri".
Questa curiosa denominazione è dovuta al fatto che per una precisa volontà dei Vescovo Trevisan la "Stamperia" risulta abbinata alla "Farmacia dei poveri" istituita anch'essa, sempre nel 1711, nel castello vescovile di S. Martino. Tale accoppiamento, dovuto a motivi che completamente sfuggono all'indagine e che non è nemmeno facile indovinare, non ha portato fortuna alla tipografia che, dopo un decennio di relativa prosperità, si avvia ad una fase di nuova decadenza.
Infatti nel 1721 il Bordoni è ancora a Ceneda dove stampa gli Acia Synodalia (7), ma subito dopo emigra a Feltre, ove dirigerà per oltre un ventennio la stamperia di quel Seminario.
Sembra quasi destino che tutte le attività tipografiche locali, dopo un breve periodo di fioritura, siano votate a inesorabile declino. Così anche la Tipografia Vescovile, privata di valida direzione, cessa in breve la sua vivace attività o almeno la riduce a pochi lavori di piccola entità.
Nel frattempo è sorta però a Ceneda una nuova stamperia. Ma non è

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stata certamente la concomitanza e concorrenza a determinare la partenza da Ceneda dei Bordoni.

La dinastia dei Cagnani

Fin dal 1713, e quindi quando lavorava ancora in Ceneda il Bordoni, si instaura l'attività della nuova stamperia. Non più nel Castello ma in basso, nell'abitato urbano. La gestisce Mattio Nanin Cagnan, il quale, in detto anno, ristampa (è la terza edizione) la Vita di San Titiano ... dichiarandosi anch'egli "Stampatore Episcopale" (8).
Due stampatori Episcopali contemporaneamente in Ceneda risultano evidentemente di troppo ed anche i più accesi sostenitori della passata grandezza di Ceneda credo debbano convenire che lo spazio non fosse allora sufficente ad alimentare due stamperie in una cittadina sede sì di Contea Episcopale, di un Seminario Vescovile, di un insigne Capitolo, ma sempre di carattere provinciale. Ceneda ormai, persa in gran parte la propria indipendenza effettiva, viveva una vita politicamente agitata ma lontana dalle correnti culturali e dalle nuove idee che agitavano il settecento, idee che in loco certamente arrivavano (quando arrivavano) solo molto tardi e di riflesso.
Il Vescovo Francesco Trevisan, uomo colto e raffinato, cercò in quei decenni di tener alto il prestigio culturale della sede vescovile: basti ricordare che nel Castello di S. Martino Scipione Maffei recitò per la prima volta la sua Merope, opera che ebbe nel '700 grandissimo successo e che venne salutata come un'autentica rivoluzione nel campo teatrale.
Il Bordoni quindi se ne va: resta invece il Cagnani. Il quale, dopo un periodo iniziale di incertezza, consolida la propria posizione e finisce col monopolizzare ogni iniziativa tipografica della zona, favorito in ciò dalla buona preparazione culturale, dal notevole livello professionale e infine da una solidità finanziaria non trascurabile.
Il suo dominio sulla piazza si estenderà nel tempo, attraverso figli, nipoti e pronipoti, con assoluta continuità fino al 1861 e cioè per oltre un secolo e mezzo, mentre una stamperia succursale, che i Cagnani istituiranno a Conegliano nel 1837, divenuta poi del tutto indipendente, sopravvivrà a quella cenedese almeno fino all'ultimo decennio dell'ottocento.
Il capostipite Mattio Nanin Cagnan oltre che buon tipografo fu anche scrittore non disprezzabile e, occasionalmente, discreto poeta, in un'epoca in cui ogni persona avente un minimo di cultura si sentiva in dovere di scrivere versi. Oltre la già nota Romilda dei Muti, consacrata allo illustrissimo signor Marino Giuliani, nobile di Ceneda e stampata nel 1716, i suoi componimenti poetici sono sparsi in molte pubblicazioni celebrative e laudative di persone ed avvenimenti cenedesi, da lui stesso stampate (9).
Ma dove aveva sede la tipografia? Nei primi tempi quasi certamente in Ceneda, nelle vicinanze immediate di Piazza della Cattedrale. Sucessivamente però l'officina grafica, forse per necessità di maggior spazio, si spostò nella contrada di Salsa con il palese scopo di esser più vicina all'abitato di Serravalle che, sempre privo di una stamperia propria, contribuiva in maniera non disprezzabile a dar lavoro ai Cagnani.

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La prova ce la fornisce lo scrittore ricercatore trevigiano Francesco Fapanni il quale, nel suo manoscritto Ceneda, Serravalle e Conegliano esaminate nelle chiese ecc ... (10) trascrive la seguente lapide:"Typographia/ Erecta / Anno Domini / 174C e riferisce che l'iscrizione era apposta su "un palazzetto nella contrada .... non molto lungi da Salsa. Il palazzetto ha un poggiolo curioso per bizzarre sculture" e prosegue "dame copiata nel dicembre 1853". Fortunatamente fece a tempo a trascrivere l'iscrizione surriferita perché, ripassando per la contrada qualche anno dopo annotò a margine:"Toltavia la lapide nel 1856, fattovi da un jùmaiolo" (11).
È quindi da ritenere che il trasferimento della stamperia Cagnani in contrada Salsa sia avvenuto nel 1746 o poco prima.
A Mattia Nanin Cagnan successe nella direzione dell'azienda il figlio Domenico (1737). Successivamente nelle indicazioni tipografiche troviamo sottoscritti: Gio. Domenico (1752), Domenico (1774), Gio. Domenico (1777), Domenico (1782), Mattio (1803), Fratelli Cagnani (1807), Simon (1814), Matteo (1815), Domenico (1823), Giuseppe (1857). Molto spesso le indicazioni tipografiche riportano genericamente"pressoil Cagnani".
Nel frattempo la tipografia ha ampliato la sfera della propria attività ed influenza ad una zona abbastanza estesa cosicché riceve spesso commissioni di lavoro non solo da tutta la plaga pedemontana ma anche da Belluno, Pordenone e, soprattutto, dal Cadore.
Ha inoltre svolto attività promozionale assumendo in proprio iniziative editoriali (come, ad esempio, la serie di almanacchi civili ed ecclesiastici di Ceneda apparsi dal 1820 al 1862); ha sottolineato più di ogni altra lo svolgersi della vita cittadina in ogni manifestazione sia pubblica sia privata; è testimone dell'evoluzione dei tempi e della mentalità locale per un lungo periodo di tempo che va dal regime vescovile e dalla dominazione di Venezia, attraverso la Repubblica Cisalpina e il dominio austriaco, all'insurrezione del 1848, fin quasi all'unione del Veneto all'Italia e alla nascita di Vittorio.

Da Gaetano Longo a Luigi Zoppelli

Negli ultimi anni che precedono la fusione dei due antichi comuni di Ceneda e Serravalle nascono, sempre a Ceneda, due nuove iniziative nel campo editoriale.
Verso la fine del 1860 inizia l'attività di stampatore Gaetano Longo il quale era da tempo titolare di due ben avviate stamperie in Treviso e Vicenza. Nel 1863 rileva anche la Tipografia di Alvisopoli in Venezia affermandosi così come una delle più solide e dinamiche ditte del Veneto.
Egli comunque si accaparra subito gran parte delle commesse locali raccogliendo l'eredità dei Cagnani.
L'altra è dovuta a Luigi Zoppelli, già affermato sulla piazza di Treviso, che nel 1862 apre una modesta stamperia in Ceneda. In realtà si tratta di una piccola succursale di quella trevigiana che svolge in loco prevalente attività di recapito e di libreria. Solo più tardi la stamperia s'ingrandirà e svolgerà un ruolo notevole nel settore tipografico-editoriale.
Si arriva frattanto alla fusione di Ceneda e Serravalle avvenuta nel 1866.

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La nuova Vittorio trova quindi, ai suoi albori, una attività tipografica abbastanza fiorente e ricca di promesse per l'avvenire, costituita dalla tipografia di Gaetano Longo in forte espansione e da quella, ancor timida ma solida, della ditta Zoppelli: entrambe però non hanno la sede principale in Vittorio bensì in Treviso.
Con il 1866 hanno termine queste indagini sommarie sull'evoluzione dell'Arte della Stampa a Ceneda e a Serravalle. A conclusione ritengo di aggiungere una breve addizione per ricordare gli avvenimenti successivi di maggior rilievo.

L'arte della stampa a Vittorio e a Vittorio Veneto

L'attività di Gaetano Longo che pareva destinata a lunga vita in effetti cessa abbastanza presto. Dopo aver determinato la scomparsa della tipografia Cagnani, sembrava volesse raccoglierne tutta l'eredità monopolistica. Invece - forse attratto altrove da iniziative più redditizie, forse in base a precisi accordi con la ditta Zoppelli - verso il 1880 il Longo cede la stamperia a Napoleone Grassi che la gestisce in proprio per alcuni anni come la 'Tipografia Longo condotta da Napoleone Grassi'. Ma trascorso il 1883 anche il Grassi non stampa più alcun lavoro e dopo non molto cessa dei tutto l'attività.
Ogni lavoro editoriale locale passa quindi nelle mani di Luigi Zoppelli che tra il 1880 e il 1885 conquista il predominio assoluto della piazza e lo mantiene per alcuni decenni. Luigi Zoppelli ha la sua officina in via Cencenighe e lavora a suo nome fino al 1907, anno in cui viene creata la Arti Grfiche Longo e Z4pelli, sempre con stabilimento e libreria in via Lioni ed una libreria succursale in Piazza Salsa. Anche.dopo il 1907, parallelamente a quella della nuova società, continua ancora l'attività della sola ditta Zoppelli. L'una e l'altra fino al 1936.
Finalmente, nei primi anni del 1900, appare a Serravalle una nuova tipografia gestita da Pier Matteo Ferrazzi che però ebbe vita difficile e non lunga durata. Né miglior sorte toccò a quella di Bielloni e Rubbazzer attiva nel 1906.
Più consistente invece l'iniziativa di Riccardo Bigontina, proveniente da Pieve di Soligo, che, dapprima in società con Meneghelli, indi da solo, operò attivamente in Vittorio per un decennio (1909 - 1919) per poi trasferirsi a Treviso.
Dopo la fine della prima grande Guerra, nel 1920, sorse la tip. Cooperativa Operaia che però ebbe breve fortuna. Invece la Tipografia Paolo Armellin, che iniziò ad operare nel 1923 in Piazza Salsa, divenuta l'anno successivo "P. Armellin e figli", si affermerà con successo e resterà attiva ed operosa fino al 1944.
Al termine poi dell'ultima guerra la Soc. Longo e Zoppelli cessa la propria attività editoriale in Vittorio Veneto e cede le attrezzature tipografiche a "La Vittoriese", di Paolo Carrer e figli.
Poco dopo sorgono (verso il 1948) le Officine grafiche di Antonio Paludetti in via Porcia, successivamente trasferitesi in via Olarigo e infine nella nuova sede di via S. Gottardo; la Tipografia del Seminario inizialmente

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anch'essa in via Porcia e successivamente nella nuova sede di via Jacopo Stella (Tipse). Infine Ettore Paludetti, rilevata la tipografia La Vittoriese (che diviene La Vittoriese di E. Paludetti e C., Soc. in acc. s.) si stabilisce nella nuova sede di via L. Da Ponte, poi Panfilo Castaldi.
Più recentemente ancora sono sorte altre tipografie. Cito la Tip. Anselmi che solo sporadicamente esercita attività editoriale e la Litografia Studio Stampa che dopo la pubblicazione di alcuni volumi, editorialmente pregevoli, ha cessato la propria attività.

Vincenzo Ruzza


NOTE

1) Lo comprova la stampa dell'Almanacco perpetuo di Rutilio Benincasa Fiorentino, illustrato e diviso in cinque parti da Ottavio Beltrano di Terranova di Calabria Citra - in Ceneda. Nella Stamperia dei Seminario. Per Domenico Lovisa (1686).

2) Nel 1692 il Lovisa stampa in Ceneda un "Sonetto per l'ingresso del Vescovo MarcAntonio Agazzi". Ciò fa supporre che anche dopo la sua partenza per Padova abbia continuato, magari saltuariamente, a dirigere la tipografia dei nostro seminario.

3) Tra gli incisori che lavorarono per il Lovisa troviamo: Giov. Ant. Faldoni, Dom. Rossetti, Giuseppe Valeriani, Filippo Vasconi, Carlo e Francesco Zucchi e Antonio Zuliani. Tra i disegnatori: Giuseppe Camerato, Silvestro Maniago, Seb. Ricci e Gianbattista Tiepolo.

4) Tullia Gasparrini Leporace - Il libro illustrato nel Settecento a Venezia (Catalogo della Mostra svoltasi nel giugno-luglio 1955 presso la Biblioteca Marciana di Venezia) - Alfieri Editore, Venezia - Milano. Sono dei Lovisa i libri descritti ai rin. 7, Il, 33, 43, 50, 54, 55, 58, 66.

5) A titolo di cronaca ricordo che esistono anche libri stampati in Venezia da Domanico Lovisa recanti la data 1763. Deve trattarsi certamente di persona diversa. Forse i suoi eredi usano ancora il suo nome (il che denoterebbe la consistenza del prestigio acquisito), ovvero si tratta di altro membro omonimo della famiglia (forse un nipote).

6) Il Seminario segna in questo periodo una fase di regressione. Nei primi anni dei '700 gli alunni diminuiscono in numero impressionante e la crisi porta alla chiusura temporanea dell'istituto nel 1709. La riapertura ebbe luogo tra il 1713 il 1717.

7) Stampa anche L'elezione di Mons. Ill.mo e rev.mo Valerio Rota al Vescovado di Belluno, simbolizzata nelle Ruote del Carro della Gloria mostrato da Dio al Profeta Ezechiele - Argomento dell'Accademia tenuta in Belluno dagli Scolari di P.P. della Compagnia di Gesù in occasione di celebrare il di lui arrivo a detta Città l'anno 1721. In Ceneda, per Dom. Bordoni Stamp., 1721, pp. VIII, in 8'.

8) È da notare che mentre il Bordoni è sostanzialmente un direttore di una tipografia di proprietà dell'Episcopio, il Cagnani è invece il proprietario di una autonoma stamperia la quale lavora "anche" per il vescovo. La qualifica di "Stampator Episcopale" assume quindi nei due casi due significati sostanzialmente diversi.

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9) La vena poetica di Mattio Nanin non fu un caso sporadico nella famiglia Cagnan (poi divenuta Cagnani). Infatti seguendo le orme paterne il figlio Simori o Simone è anch'egli ricordato come piacevole poeta conviviale che a volte sapeva esprimere con accenti sinceri anche emozioni più profonde. Più tardi anche Matteo e Domenico continueranno la tradizione ma indubbiamente con meno estro e fantasia.

10) Il manoscritto si trova in Biblioteca Civica di Treviso (Ms. 28888, p. 43).

11) In base alla descrizione fornita dal Fapanni ritengo che il "palazzetto con il poggiolo curioso per bizzarre sculture" possa venir identificato con quello barocco esistente in via Scrizzi (Casa Boer).
Rettifiche e aggiunte alla prirna parte della relazione in"IlFlaminio- n. 2 del dicembre 1980 a pag. 61, riga 10 leggi Ossana anziché Osanna a pag. 65, riga 28 leggi postrema anziché postuma


Altre opere che risultano stampate dal Claserio:
- Giuseppe Santini di Lucca - Ricettario medicinale... nel quale si descrivono i modi di comporre Medicine, elettuarj, sciroppi, pillole, trochisci, ogli, empiastri, cerotti et altre cose necessarie per l'uso della Specieria... - Serravalle, Marco Clascri, 1604 (Marca tipografica con veduta di Serravalle e tre incisioni a piena pagina)
- La Piazza Universale di Garzoni Thomaso in alcuni esemplari reca la data 1604, in altri 1605.
- Nel 1605 sono apparse le"Operedi Thomaso Garzoni da Bagnocavallo- in tre volumi con l'indicazione "In Serravalle di Venetia, per R. Meglietti- stampate in realtà da M. Claserio.
Regole della Compagnia dell'Oratorio Istituito sotto la protezione della Beatissima Vergine Maria. Per Ordine di Monsignor Illustrissimo ci Reverendissirno
Leonardo Mocenigo Vescovo di Ceneda, Per beneficio della Dottrina Cristiana. In Serravalle di Vinetia, MDCV - Per Marco Claseri (Nel frontespizio stemma del Vescovo - opera in possesso del dr. G. Puligan di Conegliano)
- De Immensa Curiae Romanae potentia moderanda - Ad Principes Christianos horatio - s.n.t. (MDCVII) - Detto opuscolo, che contiene anche un coniponimento poetico"Adulatoresad Pontificem Maximum" è uscito anonimo. L'esemplare in possesso del prof. Aldo Buogo di Conegliano reca una annotazione che indica l'autore in Mons. Ottavio Menini, Canonico della Cattedrale di Ceneda. t da ritenere che l'opuscolo sia stato stampato anch'esso dal Claserio che nel 1607 aveva la stamperia in Serravalle.
Ecloga Pastorala di Morel, stampata in Conegliano da M. Claserio nel 1607.
Orationefunebre dell'Eccellentissimo Monsignor Melchioro Nani, Fatta nella inorte dell'Illustrissimo Sig. Gio. Luigi Salomone Podestà, e Capitanio di Conegliano Dedicato. In Conegliano per Marco Claseri MDCX (esemplare in possesso dei dr. G. Palugan).
I Santi Innocenti - Tragedia di Malatesta Porta, Lo Spento Accadernico e Segretario dell'illustre comunità di Rimino. In Serravalle di Vinetia, MDCV, Per Marco Ciaseri (Palugan)
Diadema Spirituale dell'essercito Quotidiano. Per acquistar devotione, e contritione de peccati: Composto da Fra Gio:Battista Chiodino, Minor Conventuale, Maestro in Teologia e Inquisitore. In Conegliano per Marco 0asefì, 1617, (Palugan)

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