Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°3 - 1984 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

RINO BECHEVOLO, PIERO ZAROS,
Il castello di S. Martino, Vittorio Veneto, 1982.

Opera di notevole impegno, egregiamente sostenuta da don Rino Bechevolo, nella minuziosa e ricca parte storica e da don Piero Zaros, nella particolare e splendida documentazione fotografica, giustamente tanto attesa è logico compietamento di quanto già stampato nel 1956 da G. De Biasi e U. Casagrande nell'omonimo volumetto, allora, per necessità, presentato in veste ridotta. Come correttamente avvisa lo stesso autore, non molto di nuovo si è potuto ricavare dalle fonti e dai documenti, purtroppo avari (come ben sanno gli studiosi di storia locale); è però giusto mettere in risalto la particolare abilità di don Rino Bechevolo nell'ordinare il materiale reperito e l'importanza che, nell'opera, viene assegnata alla storia dei centro cenedese, dalle sue origini fino ai giorni nostri; storia che, come scrive l'Autore, non può essere assolutamente scissa da quella del sovrastante castello di San Martino, per i costanti rapporti di interdipendenza che, durante i secoli, si sono perpetuati. Il volume quindi, per la sua ricchezza di notizie, si sarebbe potuto benissimo intitolare: "Storiadi Ceneda", senza per questo contenere lacune informative. Il testo riporta anche, distribuiti cronologicamente, avvenimenti incresciosi, che hanno contribuito alla perdita di documenti preziosi, per esempio, non ultima, nel 1509, l'invasione dei contadini mercenari fregonesi, assoldati dal conte Giovanni Brandolino per riconquistare Serravalle, caduta in mano alle truppe imperiali. Strettatriente legati dunque agli avvenimenti del Cenedese incontriamo la storia del "nostro- castello, dalle sue probabili origini, di carattere indubbiamente difensivo, in periodo tardo-romano, gradualmente ampliato e modificato per divenire via via degna residenza principesca e quindi dimora del Vescovo-Conte che, da lì, impartiva ordini religiosi e laici, come a suo tempo aveva stabilito Ottone 1 a Pavia (962). L'attuale castello venne quasi completamente ricostruito dopo le invasioni e le distruzioni ungaresche intervenute fra il 1411 a il 1418. Nel corso degli anni, subì, numerosi restauri, rifacinienti e modifi 111 che a seconda delle esigenze che dovette soddisfare; non per questo motivo però perse il valore di punto di riferimento, anzi, tutto ciò ha permesso a noi oggi di possedere una costruzione di tale importanza, ancora "viva",testimone di secoli di storia, tanto da divenire per i Vittoriesi, come si legge nella premessa, un buon amico, privò di fantasmi cattivi e di leggende macabre, unico punto di contatto nei cinque secoli (circa) nei quali Ceneda restò divisa da Serravalle. t d'obbligo soffermarci ancora sul notevole apporto illustrativo fotografico, t'rutto di un costante e paziente lavoro, che ha coperto un lungo arco di tempo e degno dei più noti autori di testi fotografici. Già da sole queste immagini fotografiche avrebbero potuto dar vita ad un libro a parte; esse sanno infatti valorizzare aspetti, posizioni, forme e sentimenti che l'occhio, non addestrato e distratto, non coglierebbe. L'intera documentazione ha dunque un carattere non solo tecnico-artistico, ma anche storicoculturale ed è da raccomandare a quanti sono amanti di storia locale e di cose belle. Daniela Pancotto


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