Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°13 - 2001 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Archivi


NADIA GIACOMINI

L'ARCHIVIO PARROCCHIALE DI FREGONA:
ORDINAMENTO E INVENTARIAZIONE

Nel proseguire il progetto relativo agli archivi, con l'ausilio del programma Arianna creato appositamente dalla Scuola Normale Superiore di Pisa per gli archivi storici, è stato ordinato e inventariato l'archivio parrocchiale di Fregona, con documenti dal XVI al XX secolo; ne esce uno spaccato di vita quotidiana sotto gli aspetti storico, artistico, sociale, economico e religioso. L'indagine, oggetto di tesi di laurea, offre per la nostra diocesi la prima inventariazione organica di un archivio parrocchiale.

Il lavoro che sto per presentare è un sunto analitico e, spero, sufficientemente chiaro, della tesi di laurea che ha avuto come scopo l'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio parrocchiale di Fregona; pertanto al fine di avere ulteriori delucidazioni e approfondimenti, bisognerà consultare lo studio nella sua completezza. Cercherò innanzitutto di tracciare le linee principali per definire che cos'è un archivio e quali sono le sue tipologie.
L'archivio è quel "complesso di carte,prodotto e acquisite, secondo uno spontaneo nesso originario di contenuto e di competenza, da un'amministrazione nell' esercizio dell'attività, esplicata per il raggiungimento delle proprie finalità pratiche o per l'espletamento delle proprie funzioni".
Esiste una classificazione generale degli archivi: privati, pubblici, ecclesiastici e religiosi. Tralasciando le prime due classificazioni non inerenti lo studio, dirò che quelli religiosi sono rappresentati genericamente dagli archivi di chiese e confessioni non cattoliche o di religioni non cristiane e sono detti ecclesiastici tutti gli archivi che attengono agli enti preposti ad amministrazioni comunque facenti capo alla Chiesa.
Il sopra citato "nesso di contenuto e competenza" crea la sostanziale differenza tra l'archivio e la biblioteca. L'archivio non è una raccolta che


NADIA GIACOMINI. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali. Archivista all'Archivio diocesano di Vittorio Veneto.

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dipende dalla volontà di chi lo mette insieme, come è appunto per la biblioteca oppure per una collezione di autografi o di monete, bensì viene formandosi come riflesso mnemonico di un'attività svolta a un preordinato scopo, in quanto le carte sono collegate alle azioni di cui costituiscono la testimonianza e che prescindono quindi dall' arbitrio di una o più persone, come accade invece nelle raccolte.

L'archivio parrocchiale: Nell'ambito degli archivi secolari, il complesso degli atti e documenti conservati nell'edificio parrocchiale riveste una connotazione caratteristica per la memoria storica di minime unità territoriali, le cui vicende sono spesso difficilmente ricostruibili mediante fonti documentarie di altra provenienza.
Un esempio è dato nel campo della demografia storica dai libri canonici, dalla loro capacità di ricostruire con grande approssimazione lo spaccato di una determinata società, descrivendone spesso l'articolata composizione e il complesso divenire. In questo settore è indiscutibile il primato dell'archivio parrocchiale per i secoli che seguirono il Concilio di Trento (1545-63) e precedettero il periodo napoleonico, allorché venne istituito lo Stato Civile. L'archivio parrocchiale è spesso una realtà archivistica complessa, attorno alla quale si sono aggregati frequentemente altri nuclei documentari di diversa provenienza come, ad esempio, carte di collegiate, conventi, confraternite, archivi di parrocchie soppresse, fondi privati e famigliari, fondi civili ed ecclesiastici.
A ricostruire il contenuto dell'archivio parrocchiale dei secoli scorsi, èd'ausilio la costituzione apostolica Maxima vigilantia, con la quale papa Benedetto XIII (1 724-30) prescrive una sorta di "massimario di conservazione e di scarto".
Nell'istruzione per le scritture da riporsi negli archivi, il pontefice, mentre ordina ai parroci quali carte devono essere custodite, descrive il contenuto tipico di un archivio parrocchiale del Settecento.
La Maxima vigilantia è valida almeno per due aspetti: la corretta applicazione del metodo storico nella fase di sistemazione del complesso documentario e le fondamentali indicazioni che esso riporta sul contenuto degli archivi, in modo generico ma utile ai fini della ricerca.
Com'è noto, la competenza anagrafica fino al XIX secolo era riservata, quasi esclusivamente, alle autorità ecclesiastiche. Bisogna infatti giungere

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all'epoca napoleonica per assistere al sorgere dell'ufficio preposto allo "Stato Civile", che aveva avuto in Francia lontani prodromi nell'ordinanza di Villers - Cotterets.
Come si è detto, il Concilio di Trento sanciva la preminenza della Chiesa in materia di accertamento anagrafico, e obbligava nel contempo i parroci alla diligente conservazione dei registri parrocchiali. Ciò non significa che la serie di registri parrocchiali abbia inizio solamente dopo l'Assise tridentina:
già in epoca precedente in molte parrocchie era invalso l'uso di tenere i registri dei battezzati; nella nostra Diocesi, custodito all'archivio diocesano di Vittorio Veneto, esiste una vacchetta dei battezzati della chiesa cattedrale di Ceneda de! 1501-1555.
Dagli inizi del Novecento si susseguirono diversi provvedimenti, tra i quali va segnalata la Circolare del 15 aprile 1923 de! cardinale Gasparri ai vescovi italiani, oltre a quella del cardinale Mercati del 1942 che si collegava all'opera di Sisto V che già nel 1581 aveva tentato di riunire a Roma gli inventari di tutti gli archivi ecclesiastici d'Italia.
Con Motu proprio del 29 gennaio 1960 papa Giovanni XXIII ha eretto la Commissione Pontificia per gli enti ecclesiastici (già istituita nel 1955) con compiti di consulenza ed ispezione in materia di atti e documenti pertinenti alla Chiesa. Papa Roncalli avrebbe predisposto apposite istruzioni in data 5 dicembre 1960 agli Ordinari e ai Superiori religiosi d'Italia sull'amministrazione archivistica. Per quanto riguarda gli archivi ecclesiastici in generale la fonte giuridica fondamentale risulta essere il Codex iuris canonici.
Nella diocesi di Ceneda lo stesso vescovo Eugenio Beccegato (1862-1943) dimostra una certa sensibilità nei confronti dell'archivio sia parrocchiale che diocesano e nel Synodus ne descrive, in maniera puntuale, le peculiarità e i comportamenti da tenervi. L'archivio parrocchiale diventa quindi una fonte archivistica di insostituibile e primaria importanza; in esso sono conservati dati e notizie che, nella quasi totalità dei casi e specialmente nei comuni minori, solamente in epoca tarda possono trovare riscontri anche presso istituzioni civili. Molto spesso negli atti di battesimo, di matrimonio e di morte si trovano annotazioni di cronaca parrocchiale che i! sacerdote sfilava specialmente nei casi di grave calamità: terremoti, epidemie, guerre. In ogni caso il complesso documentario che fa capo alla parrocchia ècostituito da diverse serie archivistiche, oltre a quelle fondamentali dei libri canonici.

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Criteri di riordino e redazione dell'inventano: L'archivio parrocchiale di Fregona era custodito in una stanza della casa canonica, raggruppato solo fisicamente e senza un qualsiasi ordine, all'interno di una libreria appositamente voluta qualche anno fa dal parroco uscente di Fregona, don Terenzio Rusalen. Da subito ho riscontrato un intervento di restauro, di provenienza artigianale, poco felice: alcuni registri che erano rimasti senza coperta o con coperta rovinata sono stati rivestiti da cartoncino di bassa qualità mediante l'utilizzo di collanti chimicamente pericolosi per la carta.
Poiché tutta la documentazione non proponeva alcuna distinzione tipologica, la prima fase dell'intervento è stata quella di separare il materiale in base all'ente, alla confraternita, all'ufficio che aveva emesso gli atti.
Dopo una prima fase di pulitura dei singoli pezzi, ho portato a termine la schedatura delle unità archivistiche. Ho riunito le schede in base all'ente produttore creando delle serie principali correlate a delle serie secondarie. Sotto questo ultimo profilo bisogna puntualizzare le frequenti difficoltà che sono insorte per la mancanza e dispersione di molto materiale: tali lacune hanno così impedito la reale classificazione dei documenti.
Nei casi in cui non è stato possibile ricondurre la documentazione ad una particolare suddivisione per mancanza di dati ho creato un fascicolo intitolato "carte sciolte" o "carte non datate".
Si è proceduto quindi all'inserimento dei dati ricavati e scritti su carta a computer attraverso il software Arianna, appositamente creato per la riorganizzazione di archivi storici. Bisogna ricordare che l'archivio è composto sia da registri che da una grande quantità di carte sciolte, alle quali, dopo una approfondita lettura, ho cercato di dare una esatta, per quanto possibile, collocazione, servendomi delle informazioni fornite dall'ente produttore o dal tipo di contenuto. Dal momento che l'archivio di cui si sta parlando precedentemente non ha mai subito un vero riordino, nell'attuale ordinamento ho cercato di applicare il "metodo storico", con lo scopo di riuscire a riportare tutta la documentazione nella sua posizione originale in base al proprio stratificarsi nel tempo, ricostruendo il "vincolo" che le lega luna all'altra e che fa di questo patrimonio archivistico una testimonianza unica e irripetibile.
Ho proceduto con la numerazione delle unità utilizzando il metodo delle serie aperte, cioè usando una numerazione propria all'interno di ogni serie, coadiuvata da una sigla che ne specifica l'appartenenza. Ho creduto opportuno

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agire in questo modo poiché alcune delle serie potranno essere in futuro incrementate da altro materiale e da altri documenti. Un valido esempio èriportato dalla serie Parroci, Nati, Morti, Matrimoni e Cresime.
Ho potuto mettere in pratica questo progetto perché l'archivio in questione è un corpus abbastanza contenuto nelle dimensioni e altrettanto facilmente controllabile: ciò non sarebbe stato possibile in un archivio di grandi dimensioni, con problemi di spazio e di collocazione.
Come afferma Badini, all'interno dell'archivio parrocchiale, esistono comunque delle difficoltà nella distinzione dell'archivio storico da quello corrente: mancando perciò dei riferimenti precisi che delimitino una suddivisione chiara si è creduto opportuno non creare delle serie chiuse che sottolineassero tale partizione. La fase ultima di questo lavoro è stata la collocazione delle carte sciolte, raccolte in fascicoli, in buste chiuse su tutti i lati, di varie dimensioni.
Alla fine sono risultate 19 serie archivistiche, 30 sottoserie, 4 sezioni e 10 sotto-sottoclassi. La sottoserie è la prima suddivisione della serie, la sezione riguarda una parte del materiale della serie che si è evoluta nel tempo e che, di conseguenza, ha cambiato la tipologia di comportamento o il nome stesso (per esempio la Fabbriceria è da considerarsi una sezione della serie Luminaria poiché svolge le analoghe funzioni ma in un tempo successivo, cioè quando la Luminaria aveva cessato la sua attività, e si presenta con un nome diverso; questa distinzione serve a definire meglio la reale documentazione emessa dall'originale ente Luminaria), la sotto-sottoclasse è relativa a distinzioni ancora più particolari (per esempio nella sottoserie Oratori èpossibile specificare ulteriormente e singolarmente la documentazione relativa ai singoli oratori). Alla fine, tutto il corpus archivistico inventariato è stato nuovamente riposto nel sito originario.
Data la fondamentale importanza dell'archivio parrocchiale per quanto riguarda i registri anagrafici, le prime serie riportano la documentazione relativa ai Nati, Cresimati (sono presenti solo 2 registri), Matrimoni, Morti e Anagrafe.
Capita che i soggetti vengano registrati sia per nome sia per cognome e nel caso si tratti di cognomi composti si deve tener conto sia del primo termine, sia del secondo (es. De Mori è presente sotto la lettera D e sotto la lettera M). Talvolta esiste una divisione fra uomini e donne. Taluni registri sono corredati da una rubrica alfabetica che poteva servire a facilitare la

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ricerca, altri ne sono sprovvisti.
Bisogna ricordare che all'interno della serie Nati, Matrimoni, e Morti si trovano delle sottoserie per la documentazione redatta dai parroci per conto dell'Ente civile. Sono inserite sempre all'interno delle serie Matrimoni e Morti delle ulteriori sottoserie: Atti matrimoniali, poiché presentano una documentazione tipologicamente diversa dalla precedente, riportando dei dossier per ogni matrimonio celebrato (1860-1915) e Morti in guerra. Conflitto mondiale 1915-1918.
Seguente è la serie Visite pastorali che conta un solo fascicolo cartaceo al cui interno si trovano decreti emanati dal vescovo, il quale, alla fine di ogni visita pastorale, avendo rilevato fatti non previsti, ordinava di porvi rimedio. Il decreto doveva rimanere esposto in un quadro garantito da vetro nella sagrestia fino alla nuova visita. I provvedimenti che ordinavano erano solitamente utili a promuovere "la salute delle anime e la gloria di Dio", notizie da darsi al vescovo nelle visite pastorali, semplici questionari, rinnovo di arredi ecclesiastici.
Di grande importanza storico-documentaria è sicuramente la serie Luminaria o Fabbriceria. Essa presenta due nomi proprio per il motivo sopra citato: lente Luminaria nel primo quarto del secolo XIX scomparve per lasciare posto alla Fabbriceria, con delle consuetudini, delle regole, delle metodologie di comportamento diverse, pur mantenendo quasi il medesimo scopo.
Il termine Luminaria non è molto chiaro nel suo reale significato sia nei testi che nei documenti. Il Du Cange cita il termine Luminaria con questa dizione: Luminarii velLuminaria, etiam dicti homines servilis ve! !ibertinae conditionis, qui census capitis in cera ve! certa pecuniae quantitate pro luminari exso!vebant.
La Luminaria era un' assemblea composta da 12 persone con l'incarico di gestire beni mobili e immobili di proprietà. Gli immobili erano i fabbricati, i terreni dati in affitto che assieme agli incassi derivanti dalla vendita di prodotti agricoli e zootecnici costituivano la maggior parte delle entrate; le spese erano sostenute in particolare per l'acquisto di cere, olii, arredi sacri e altri materiali indispensabili alla celebrazione delle funzioni religiose. Come per le confraternite, libri contabili annualmente venivano verificati a Serravalle nella Cancellerie e approvati dal Podestà. Dall'esame dei registri sono emersi decreti del governo veneto per eliminare abusi ed irregolarità amministrative.

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Nelle riunioni si sottoponevano i vari casi a tutta la commissione della Luminaria e si procedeva alla votazione col metodo a ballotta: in base alla quantità di balle prospere rispetto alle balle contrarie si raggiungeva una decisione finale. Nei contratti di affitto di immobili, redatti sempre da un notaio, si ricavano le regole di comportamento da tenersi nei confronti dei beni avuti in locazione dalla Luminaria. L'intestatario del contratto deve promettere di "conservare e mantenire detto piaggio immune et indenne" e che il terreno "non patirà molestia immaginabile".
Alla fine dell'instrumento, frequentemente, si può trovare accanto alla sottoscrizione notarile il signum tabellionis del notaio che operava in paese con una certa costanza in quel periodo. Nei contratti emessi dalle Scuole troviamo altri signa diversi, proprio per la varietà di notai operanti. Dalle visite pastorali di Fregona si possono estrapolare varie notizie interessanti sulla Luminaria.
La Luminaria è presente nell'archivio parrocchiale sia con registri che con buste di documenti sciolti. Il registro più antico, a noi pervenuto, risale all'anno 1585, il documento o instrumento invece al 21 maggio 1701.
I registri contano in totale un numero di 24 unità, di misure e tipologie diverse. Interessanti sono quelli dei catastici e degli inventari dei beni della Luminaria e delle Scuole: uno di questi, riconoscibile dalle dimensioni assai grandi, all'interno del quale si trovano disegni e piantine fatte a mano e colorate con una tecnica simile all'acquerello: nel registro n.6 troviamo inoltre la richiesta del Podestà Domenico Balbi dell'anno 1765 di redigere un nuovo inventario e catasto in disegno e una "riconfinazione e riperticazione" dei beni. L'ultimo registro della Luminaria, in ordine di tempo, risale agli anni 1808 - 1827.
L'evolversi delle situazioni e dei tempi portò alla trasformazione dell'organizzazione Luminaria in Fabbriceria, gestita attraverso regolamenti ben definiti e controllati da Prefetti, Delegati, Cancellieri, Rappresentanze Municipali. Come la Luminaria anche la Fabbriceria ha avuto una fondamentale importanza sia per la vita del paese che per degli ambienti parrocchiali; sembra che i partecipanti a queste associazioni fossero motivati da un forte spirito di benevolenza e di volontà nei confronti della comunità stessa, oltre che da un innato senso del dovere. Questo si evince dalla loro costante presenza in più ambiti e sia dalla loro fiscalità nelle questioni finanziarie.

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E per questo motivo che nell'archivio parrocchiale di Fregona la serie archivistica è denominata "Luminaria o Fabbriceria" e una sezione è titolata solo "Fabbriceria".
La serie è ulteriormente composta da altre 2 sotto serie: 1 )Convento dei Padri di San Francesco di Conegliano (1546-1700) formata da 6 unità archivistiche, 2 registri e 4 faldoni. Nei faldoni si trovano fascicoli cartacei con inventari dei beni, decime e locazioni di proprietà dei Padri di 5. Francesco di Conegliano, relativi all'eredità di Salatino da Fregona, passata nel XV secolo al Convento e, successivamente, in parte, alla Luminaria di Fregona. Dai fascicoli ivi custoditi si evince che esisteva nel XVII secolo una controversia tra i frati e la Luminaria per il possesso di alcune terre lasciate in eredità da Salatino. Il convento aveva eletto un suo Procuratore, il Reverendo Padre Morico Gallinazzi per risolvere la controversia. L'unità n. 1 e n.2 attestano in copia seicentesca come la proprietà dei beni da parte del Salatino fosse un fatto conosciuto e approvato dalla popolazione. E' presente anche una serie di inventari dei beni e delle decime da riscuotere, tramite prodotti locali, come uova, galline, capretti, agnelli, formaggio, vino, frumento, etc.; 2) Contratti, affitti, livelli, pagamenti (1672-1858) composta da 6 registri e 3 faldoni di carte sciolte, distribuite in fascicoli riguarda i contratti d'affitto, di livello e le relative attestazioni di avvenuto pagamento verso la Luminaria dalle ditte livellarie o da privati. Due dei faldoni riportano documenti dell 748-1841 e del 1842-1858: al loro interno si trova un Elenco dei livelli e ditte livellarie verso la Fabbri ceria di Santa Maria di Fregona per l'anno 1851, il cui contenuto è difficile da interpretare poiché il documento ha subìto l'attacco dei roditori negli angoli superiori; si evince tuttavia la presenza di documenti di pagamento, di eredità, di acquisto e di vendita dal 1676 al 1858.
Una terza busta presenta 33 contratti fra la Luminaria di Fregona e privati, rogati da un notaio che sottoscrive con il suo segno di tabellionato alla fine di ogni atto, dopo le firme dei contraenti e dei testimoni. E frequente in quegli anni l'attività notarile di Giovanni Antonio Piai (n.l689 - +1766), del figlio Michele Costantino Piai ( n.1726), del nipote Carlo Piai (n.1670), di Agostino Santo e Pietro de Zaneti (che operano agli inizio del 1700) e di Paolo Zuccatti (che roga verso la metà del 1700).
I registri riportano le seguenti registrazioni: pagamenti degli affitti, collette e dazi della Luminaria e dei beni dati in livello con relativo inventario.

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E possibile trovare la descrizione del terreno dato in affitto e i relativi confini: a monte, a sera, a mattina e la loro posizione rispetto alle vie di comunicazione principali.
La Luminaria presenta una serie di registri di entrate e uscite che testimoniano il fecondo scambio di denari e beni nella parrocchia, ma una cospicua quantità di materiale documentario è stata prodotta anche dalla Fabbriceria. Come suggerisce il nome, queste istituzioni devono provvedere alla manutenzione e riparazione della fabbrica materiale del tempio, all'acquisto della cera, dell'olio e delle altre suppellettili necessarie per il culto divino.
La Fabbriceria della Chiesa di Santa Maria di Fregona è presente nell'Archivio parrocchiale con un totale di 27 faldoni e 14 registri ed è lente che subentra all'inizio dell 800 alla Luminaria.
Ben 21 dei 27 faldoni appartengono alla sottoserie dei Consuntivi approvati che coprono un periodo che va dal 1807 al 1926. Sono state riscontrate mancanze di documentazione per l'anno 1918 che si suppone non essere supportato da alcun prospetto o allegato di consuntivo per la precaria situazione sociale ed amministrativa che il primo conflitto mondiale aveva provocato nel paese.
Il materiale trovato ha tipologia abbastanza omogenea e simile dal 1823 al 1926. Ogni anno riporta generalmente uno o due prospetti di conto consuntivo dell'amministrazione della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Fregona provincia di Treviso Distretto di Serravalle dal primo novembre di un anno fino al 31 ottobre del successivo. E probabile che tale data abbia avuto un diretto collegamento con la chiusura delle stagioni del raccolto e di conseguenza dei canoni in natura, dal momento che talune voci del prospetto generale riguardano il "fitto di beni e case" (al n° 2 della parte attiva) che di norma erano pagati in grano, vino, formaggi, ricotte ed altri prodotti locali.
Il denaro trattato era in lire austriache fino al 1860. Il prospetto era approvato dai fabbricieri in carica e da loro sottoscritto. Essi erano presenti in numero di tre e rimanevano in carica per cinque anni, salvo imprevisti o rinunce. In tal caso si ricorreva a nuova elezione. Sul'elezione e nomina dei nuovi fabbricieri si trovano, all'interno dello stesso archivio, un fascicolo di cc. 68, nella serie Fabbriceria sottoserie Carte diverse difabbriceria 1828-1936 con documenti e verbali dall'anno 1872 all'anno 1929.

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In un documento qui contenuto, riguardante il quinquennio 1927 - 1931, si legge che l'archivio è conservato nella casa canonica.
L'insediamento del neo eletto veniva verificato dallo stesso Sub-Economo di Treviso o Vittorio Veneto, entro un breve tempo.
Lo stesso avveniva per l'insediamento dei nuovi fabbricieri all'inizio del nuovo quinquennio. Alla visita del Sub-Economo dei Benefici Vacanti i fabbricieri in carica dovevano portare con sé l'inventano di beni, il registro bollettario, il registro di cassa in corso, l'ultimo conto consuntivo approvato, il rotolo d'esazione, le note ipotecaie e il fondo di cassa.
Altre sotto serie della Fabbriceria sono: Carte diverse di Fabbriceria (1 faldone) e Corrispondenza con l'autorità e atti d'ufficio (5 faldoni). La Corrispondenza con l'Autorità inizia con l'anno 1808 fino all'anno 1907. Rimangono senza documentazione gli anni 1810-18 14, 1816, 1820-1821, 1825, 1827, 1836, 1838-1839.
All'interno dei vari fascicoli si possono trovare corrispondenze varie fra
la chiesa di Fregona, rappresentata dai fabbricieri, con il Sub-Economato dei
Beni Vacanti di Treviso e Vittorio Veneto, con l'Intendenza di Finanza, col
Municipio di Fregona, con l'Amministrazione Ecclesiastica del Distretto di
Serravalle, descrizioni e perizie di lavori da svolgere.
La sottoserie Carte diverse di Fabbriceria è composta da un faldone e
riporta un elenco delle iscrizioni ipotecarie e 40 relativi fascicoli dal 1828 al
1929, permute di fondi, titoli e atti di affrancazione, carte sciolte dal 1820 al
1936, distinte di spese postali, documenti sulla nomina a nuovi fabbricieri,
dispute con il Consiglio, documenti relativi alla casa di proprietà della
Fabbriceria.
I registri della Fabbriceria della Chiesa di Santa Maria di Fregona presentano dimensioni diverse: il più piccolo misura mm.251 x 246 x 12, il più grande mm. 420 x 300 x 30.
Frequentemente tali registri sono provvisti di un indice alfabetico o cronologico che riporta i nomi e i cognomi degli intestatai dei contratti d'affitto.
La presenza saltuaria di una vecchia segnatura, non ricollegabile a un'epoca precisa, fa pensare a un lavoro approssimativo d'inventariazione dei registri della Fabbriceria; non si è trovata però in tale segnatura alcuna testimonianza di inventano e nemmeno una continuità o una logica tra i registri a noi pervenuti. Il registro con segnatura n°9 "Quaderno della

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Fabbriceria della Chiesa di Fregona 1861-1900" riporta un allegato alla c. 1 con valore storico: esso definisce il valore delle monete in oro, argento e rame usate per i pagamenti; ciò può essere utile per seguire l'evoluzione monetaria del luogo.
T fabbricieri erano scelti fra le persone più probe ed onorate della parrocchia: per le chiese parrocchiali dei Comuni di prima e seconda classe, i fabbricieri erano nominati dal Ministero, dietro le informazioni dei Prefetti, per le chiese parrocchiali dei Comuni di terza classe erano nominati dai Prefetti, su informazioni dei Delegati e delle Rappresentanze municipali.
I fabbricieri erano solitamente in numero di tre per ciascuna chiesa ma se ne potevano trovare fino ad un numero di cinque, dovevi fossero circostanze particolari che lo esigevano. I fabbricieri sceglievano fra di essi un primo che presiedeva in qualità di "capo" e, inoltre, eleggevano un Tesoriere che poteva essere, dove mancava un eventuale soggetto, un fabbriciere stesso, ma non il primo fabbriciere.
Essi rimanevano in carica per un quinquennio e quindi si passava a nuove elezioni; potevano essere rieletti ed entrare in carica il primo giorno dell'anno.
I fabbricieri avevano l'amministrazione di tutte le temporalità della chiesa, redditi stabili, livelli, decime, assegni, questue regolari, funzioni ordinarie e straordinarie; amministravano i patrimoni dei legati appartenenti alle chiese.
I parroci potevano comunque essere consultati sopra i bisogni della Chiesa e, confidenzialmente, sorvegliare l'economia interna.
I fabbricieri amministravano la Cassa de morti, vale a dire, ricevevano, custodivano e usavano i fondi diretti appositamente per procurare opere di suffragio per i defunti. Era obbligatorio tenere un registro a parte. Il parroco aveva il diritto di conoscere gli introiti e regolare amministrazione.
Era permessa anche la questua per i morti una sola volta all'anno, da parte dei fabbricieri e da persone incaricate, nell'intervallo di tempo tra "l'anteriore novena e lottava posteriore alla festa della commemorazione dei defunti". Non potevano essere fatte altre questue, se non per la chiesa e da nessun altro che non fosse stato fabbriciere.
Se in chiesa erano poste delle cassette per le elemosine spontanee, dovevano essere chiuse "a doppia e diversa chiave", una della quali era custodita presso il parroco e l'altra presso i fabbricieri.

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Gli stessi entro il primo trimestre dell'anno seguente dovevano disporre la resa di conti nei modi prescritti dalle istruzioni emanate in esecuzione del Decreto governativo 3 agosto 1803.
Nei comuni di terza classe i rendiconti venivano esaminati davanti alla Rappresentanza Municipale che aveva il compito di approvarli. Il parroco poteva essere presente per dare ulteriori spiegazioni sull'operato. Approvato il rendiconto, veniva consegnato al Prefetto.
Se si riscontravano delle inesattezze o mancanze, i fabbricieri erano invitati all'opportuna rettifica; nel caso non vi fosse la possibilità, si segnalava il fatto con delle avvertenze e lo si consegnava al Prefetto.
I Prefetti si facevano carico soprattutto di controllare se vi fossero crediti inesatti. La negligenza nel favorire i crediti era uno dei motivi per la rimozione dei fabbricieri.
I non intervenivano nei rendiconti annuali se non per commissione straordinaria: quando si trattava di abuso da parte dei fabbricieri o di collusione con la Rappresentanza Municipale. In tali casi venivano formate delle Commissioni straordinarie in qualsiasi momento dell'anno.
Allo scadere del quinquennio intervenivano i Delegati per la resa dei conti, quando i fabbricieri cessavano la loro carica o erano rieletti, ed aggiungevano al rendiconto le loro osservazioni sull'amministrazione del passato quinquennio. In questa circostanza avevano un risarcimento per le spese di viaggio e di cibo ed hanno l'onoranza di lire 6 al giorno; tutto era a carico della chiesa.
Queste normative erano dirette ai Prefetti, ai Vice - Prefetti, ai Delegati, ai Cancellieri, alle Rappresentanze Municipali, alle Fabbricerie delle Chiese parrocchiali e sussidiarie, per poi essere comunicate ai rispettivi parroci in previsione di un accordo.
Dagli inizi dell 800, da quando cioè opera la Fabbriceria, è possibile trovare dei registri di entrate e uscite e tre sottoserie: Corrispondenza con l'autorità e atti d'ufficio, che riporta tutta la corrispondenza tra lEnte e l'autorità preposta, a cui rendeva i conti alla fine di ogni anno; Consuntivi, che precedentemente era chiamata "Consuntivi approvati", nella quale si trova tutta la contabilità dell'ente anno per anno, con un relativo prospetto finale che attesta tutti i calcoli delle spese e delle entrate; Carte diverse di Fabbriceria che contiene tutta la restante documentazione emessa dalla Fabbriceria.

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Nella serie Legati esiste, sia in registro che in carte sciolte, la trascrizione dei legati della parrocchia di Fregona.
La serie Amministrazione dei beni parrocchiali conta tre sottoserie: la prima, Beneficio parrocchiale, con atti riguardanti il beneficio parrocchiale di Fregona, suddivisi in base alle normative vigenti all'epoca; presenta documentazione di varia tipologia: carte sciolte, distinte di spese postali e un registro ed è stata divisa in 3 parti che riproducono le 3 fasi legislative. Una prima parte comprende materiale fino al 1866, una seconda dal 1866 all 929 e una terza dal 1929 in avanti.
In base al R. D. 22 novembre 1866, n°3329 viene infatti istituito il Regio Economato dei Benefici Vacanti. L'ente ebbe giurisdizione su tutte le province venete per l'amministrazione e devoluzione dei benefici vacanti. Nei capoluoghi e nei comuni maggiori vennero istituiti i Sub-Economati. Per effetto dei Patti L'ateranensi, resi esecutivi con L. 27 maggio 1929 n° 848, lo Stato soppresse gli Economati Generali e il Sub-Economato e le loro attribuzioni passarono agli uffici amministrativi diocesani; la seconda, relativa ai Beni immobili per quanto riguarda i terreni o gli edifici posseduti dalla parrocchia e spesso lasciati in donazione da privati; la terza, riguardante il Pio Istituto degli Esposti di Venezia a proposito dell'adozione di bambini ospiti dell'istituto veneziano da parte di famiglie residenti a Fregona.
Troviamo poi la serie Dazi e quartese, con i relativi fascicoli che corrispondono ai paesi limitrofi interessati al pagamento del dazio o del quartese verso Fregona; la serie Culto efunzioni religiose si propone con una sottoserie Messe che riporta i registri dove venivano segnate le S. Messe celebrate, anche su ordinazione.
La serie Reliquie e indulgenze copre un arco di tempo che va dal 1819 al 1976 e contiene del materiale sulla concessione delle indulgenze e sulle autentiche di reliquia originali di cui, oggi, non sempre esiste la relativa reliquia: in tal caso il documento che ne attesta l'autenticità ha solo un valore storico-artistico.
La serie Oratori e cappellanie presenta una prima parte relativa agli Oratori e una seconda relativa alle cappellanie: la prima è a sua volta suddivisa in dieci sotto-sottoclassi, ognuna riportante la documentazione del singolo oratorio, pubblico o privato, eretto nel territorio di Fregona.
La serie Cappellae plebis è composta da tre sottoserie riguardanti le parrocchie nate da Fregona: Cappella Maggiore, Montaner, Osigo. Cappella

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Maggiore diventa autonoma nel 1494 con la consegna della fonte battesimale da parte del vescovo Nicolò Trevisan. I documenti della vertenza, risalenti al 1491-1494, che oggi si trovano in copia settecentesca nell'archivio parrocchiale, in proposito dicono: Antonius de Zamberlinis de Cenata Plebanus Fregonae Diocesis Cenetensis causa et occasione cuiusdam asserti libeli in forma supplicationis coram Reverendo Domino Episcopo Cenetense, ut dicti producti per homines aliquos Villae de la Capella subdictos ipsius Plebis; gli atti riportano anche i soliti motivi ditale richiesta:
il considerevole aumento della popolazione, la notevole distanza, le reali difficoltà ad attraversare il torrente Carron per donne e bambini. La questione si concluse il 13 marzo 1494 con la seguente sentenza:...rata, data et promulgata per presentem Dominum Vicarium sedentem in ecclesia maiori sub anno Dominicae Nativitatis 1494 indictione 12 die 3 mensis martij Praesentibus Venerabile Domino Presbjtero Hulio Rectore Ecclesiae de Anzano, Presbjtero Simeone Rectore Ecclesiae de la Capella, Domino Presbijtero Vendramo deAnzano, Sig. Gregorio de SpeciarijsNotaro etSig. Guielmo Praecone testi bus habitis.. .Presente Venerabile Domino Presbitero Antonio Plebano Fregonae. . .etiam Bono de la Bonessa cum nonnullis alijs habitantibus Villae de la Capella.
In quell'anno venne così confermata al sacerdote Simeone de Balò, rettore di Cappella, la definitiva facoltà di battezzare alla fonte della propria chiesa, anche se ciò accadeva già dal 1474, come citato in una visita pastorale del vescovo Nicolò Trevisan (il prelato voluit videre fontem baptismatis accordandone licentiam ipsi Presbjt. Simeoni baptizandi quandocunque ad suum libitum in ecclesia sua).
Montaner acquista l'autonomia da Fregona il 24 ottobre 1600, come testimonia l'atto di distacco, oggi custodito nell'archivio parrocchiale di Fregona. Sentite le suppliche di Lorenzo da Gava deputato di essa Villa, Nicolò de Gaio zurado della Luminaria d'essa Chiesa, et Tomaso de Zanette Meriga, Mario Maccallio, vicario del vescovo Leonardo Mocenigo, ,ne decretò la separazione e, nel nominarla parrocchia indipendente sotto il titolo di S. Cecilia (ora 5. Pancrazio), stabilì ancheche avesse un proprio cemeterium, fontem baptismalem, campanile, campanas et alia iura insigna. I motivi della richiesta di separazione da Fregona erano pressoché gli stessi di quelli che aveva formulato la parrocchia di Cappella. Le ultime cause in sospeso con Fregona verranno eliminate nel 1852 con un "devotissimo esibito"

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inoltrato alla Curia vescovile di Ceneda al fine di non dover più versare al parroco di Fregona il quartese sui raccolti, che risaliva al 1660 anche se, ovviamente, l'obbligo esisteva da prima. Nell'anno 1853 l'arciprete di Fregona annotava: "Viene tolto il quatese (gravame di Fregona su frazioni di Montaner)".
Osigo diventa indipendente da Fregona il 10 marzo 1739. Anch'essa rimaneva legata a Fregona attraverso il pagamento del quartese che viene meno il 19giugno 1893 con una dichiarazione manoscritta dell' arciprete don Angelo Ferro che afferma che la Fabbriceria di Fregona "riconosce perciò sciolta la Fabbriceria di Osigo da ulteriori obblighi di qualsivoglia natura".
La serie Fabbrica della parrocchia si presenta in 5 sotto serie: Campanile, per tutto quello che riguarda i lavori di erezione dal 1881 al 1909 e manutenzione dell'attuale torre campanaria; Chiesa parrocchiale, con il materiale relativo ai lavori di restauro e costruzione della attuale chiesa arcipretale, dal momento che circa 2 secoli fa la chiesa di Fregona era situata in un luogo diverso del paese; Casa canonica, con materiale relativo a restauri e modifiche strutturali subite; Organo e Inventari di arredi sacri.
La serie Parroci (dal 1824 al 1999) è composta da 11 fascicoli relativi ai parroci che hanno prestato il loro operato in parrocchia; le serie Atti ecclesiastici riporta gli atti che riguardano il rapporto fra la Curia o la Santa Sede con la parrocchia di Fregona, mentre la serie Atti civili quelli fra l'autorità civile, come il comune o la provincia, e la parrocchia stessa.
L'ltima serie è quella degliArchivi aggregati che presentano una autonoma funzionalità rispetto a quella parrocchiale; si presenta con 5 sottoserie:
Confraternita dei Battuti, Scuola del Santissimo Sacramento, Scuola del
Santo Rosario, Scuola delle Anime del Purgatorio, Associazione del Pane di
5. Antonio.

Le Confratennite: Le Confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e di beneficenza. Esse sono erette canonicamente dalla competente Autorità ecclesiastica oppure mancano di tale approvazione: in questo caso, sono enti di natura laicale e possono avere o meno l'approvazione dell'autorità civile.
Le confraternite sia con scopo di culto che di beneficenza sono cresciute da sempre sotto la protezione e la vigilanza della Chiesa.
La Chiesa infatti interviene in due modi nella vita di queste pie associa-

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zioni: mediante l'erezione canonica con decreto dell'autorità ecclesiastica e in questo caso le confraternite sono istituti ecclesiastici nel senso canonico della paola oppure, mancando l'erezione canonica, la Chiesa si limita ad approvare gli statuti delle confraternite, che rivestono quindi natura di istituti laicali, soggetti all'autorità vescovile solo per quella tutela che la Chiesa si riserva su tutte le istituzioni e corporazioni che nascono e vivono nell'orbita della società religiosa.
In piena opposizione sono i principi della legislazione civile la quale, intervenga o meno l'erezione canonica, considera le confraternite come enti essenzialmente laicali per due motivi: per la natura laica delle persone che le costituiscono e per i rapporti che hanno tali congregazioni con' pubblico. Il potere civile pertanto rivendicò a se il diritto di dare l'esistenza e la personalità giuridica a tali associazioni, le quali per poter costituire un corpo morale devono ottenere l'autorizzazione sovrana, a meno che non ottengano la personalità giuridica da un'antichissima origine e da un'esistenza storica. Inoltre lo Stato avocò a se quanto concerne l'amministrazione e la tutela delle confraternite, limitando l'ingerenza dell'autorità ecclesiastica alla parte puramente spirituale, cosicché la Chiesa venne quasi totalmente esclusa da quelle istituzioni che essa stessa aveva originato.
Dal momento che è lo Stato che crea le persone giuridiche, se le confraternite volevano godere di personalità civile, cioè della capacità di acquistare, possedere, contrarre, stare in giudizio, dovevano chiedere al potere civile l'erezione in corpo morale. Tale concessione veniva data mediante apposito decreto reale, il quale approvava i regolamenti di amministrazione e assieme gli statuti sociali. Ottenuta la concessione della personalità giuridica le confraternite poterono esercitare tutti gli atti della vita giuridica, come alienare, ricevere donazioni e altro.
Tuttavia in tutti quei casi, peraltro frequenti, in cui le confraternite avessero goduto di un'antica origine, a tempi che non esigevano l'intervento dello Stato, e fossero sempre state ritenute persone giuridiche, esse erano ritenute enti morali al pari di ogni altro, benché prive di un atto formale dove lo Stato comprovava la loro giuridica personalità.
Gli archivi aggregati della parrocchia di Fregona sono testimoniati da registri e carte sciolte dall'anno 1693 all'anno 1939.

La Scuola dei Battuti: La storia delle confraternite religiose s'inserisce

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nella storia della Chiesa sia come vicenda etico - politica delle istituzioni, sia come storia delle manifestazioni concrete della religiosità laica nei riguardi delle nuove concezioni della realtà e della Chiesa, della vita cristiana e del problema dalla salvezza.
La Scuola dei Battuti o Confraternita dei Disciplinati rappresenta un'esperienza religiosa che riguarda specialmente il laicato.
Le più evidenti espressioni miravano a creare delle società ideali di penitenza e di rinnovamento morale al fine di raggiungere la salvezza dell'individuo e a dar vita ad opere di valore sociale. Queste opere consistevano nella fondazione di ospedali, di ricoveri per orfani o per donne in gravi situazioni o per pagare il riscatto di prigionieri in mano degli infedeli: opere che si esplicavano in forme concrete di carità cristiana.
Per quanto riguarda l'origine della scuola, alcuni storici fanno derivare la Confraternita dei Battuti o Disciplinati dal moto dei flagellanti, nati nel 1260 con Raniero Fasani, mentre altri non accettano tale tesi, poiché tale fenomeno appare negli statuti delle più antiche associazioni in epoca tarda e, inoltre, anche prima di tale movimento, esistevano in Perugia consuetudini di devozione penitenziale.

La Scuola dei Battuti a Fregona: Nell'archivio parrocchiale di S. Maria di Fregona oggi troviamo solo 3 registri della Scuola dei Battuti, con i seguenti estremi cronologici: 1720 - 1731, 1736 - 1759, 1761 - 1828.
Nella relazione del 1727 per la visita pastorale del vescovo Benedetto de Luca il reverendo Francesco Zannetti (1705-1738), aciprete di Fregona, scrive che ".vi è la Confraternita di 5. Maria de Battudi.lerezione di questa Scuola è tanto antica, che non c'è memoria".
All'interno di questo spazio temporale gli anni che sono privi di documentazione sono quelli anteriori al 1720, quelli compresi tra il 1832 e il 1835,
il 1860 e gli anni successivi al 1828.
Non è possibile definire con sicurezza il momento in cui i Battuti ultimarono la loro attività a causa della scarsa quantità di materiale a noi pervenuto. Rispetto comunque alle altre Scuole presenti nell'archivio èquella con più continuità cronologica.
Nel registro delle entrate - uscite della Scuola dei Battuti degli anni 1761
- 1828 a e. 2r troviamo una annotazione del podestà di Serravalle Francesco Corner, datata 17 aprile 1761, sulla gestione del registro, sulla sua suddivi127
sione interna e sul comportamento da tenervisi qualora ci fosse stata la necessità di scrivere e annotare dei fatti.
La pagina del registro doveva essere divisa in due colonne: "formato il presente di carte 256 e disse gnato il piano di capitali carte 3 coli livelli divisi in due collone, le prime bianche, le seconde scritte che arrivano a carte cinque quasi intiere".
Dal momento che tali registri erano soggetti ad aggiornamenti, questi dovevano essere stilati solo ed esclusivamente "dalli Signori Cancellieri Preti al tempo delle revisioni".
E qui che costoro potevano praticare le solite annotazioni, "surrogando li livellarii de Traslati nell'Indiceet aggiungendo li nuovi livelli et altri capitali nelle carte vuote che restano dal n° 6 al n° 8 intiero, seguita la facciata deglaggravi certi, poscia l'indice, e doppo nove facciate le appostazioni dei contribuenti affittuali e livellari coglanni del dar et aver sino carta 73;. .abbino da essere rincassati o ripportati li ressidui delli Signori Conciliatori nel presente Catalogo né resti collordine delle appostazioni enunziate che seguitano a carta 96.per registrare li nuovi livellari e contribuenti dovendo pure registrarsi le sacri suppellettili, quando si facesse l'acquisto delli medesimi".
I gastaldi e i giurati avrebbero dovuto munirsi di un altro libro in cui
scrivere i movimenti e le relative annotazioni. Inoltre, nel momento in cui consegnavano tali dati al Capitolo, avrebbero dovuto leggere ad alta voce le carte 3,4 e 5 e dovevano annotare il resoconto nel libro delle parti che doveva essere consegnato dai Capitoli ai loro successori, gastaldi e massari. I trasgressori avrebbero dovuto pagare una multa di soldi 25.
La serie della Scuola dei Battuti comprende anche un fascicolo che contiene un contratto di vendita del 14maggio 1733 tra la Scuola dei Battuti e del Santissimo Sacramento e Domenico quondam Zuanne da Sonego e una singolare disputa del 25 aprile 1754 tra Michele Frare, gastaldo della Scuola dei Battuti e Valentin Perin Calderaro, originario del Cadore, per la sua indebita occupazione del banco in chiesa, di solito riservato ab antiquis temporibus.
E molto probabile che la Scuola dei Battuti di Fregona si sia formata subito dopo le stesse confraternite in Ceneda e in Serravalle.
E possibile trovare lo stemma della Confraternita di Battuti di Fregona nella piccola chiesa di S. Martino a Mezzavilla e in un registro delle entrate e uscite della Luminaria.

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La Scuola del Santissimo Sacramento a Fregona: Sulla Confraternita del Santissimo Sacramento, nella relazione del 1727 per le visite pastorali il reverendo Francesco Zannetti (1705-1738), arciprete di Fregona, scrive che "vi è la Scuola del SS. Sacramentoefu erretta lanno 1608 alla quale anno è unito ilpopolo d' Usigo,fu questa con Bolla aggregata all'Archiconfraternita della Minerva di Roma".
Dal Regolamento per la Confraternita del SS. Sacramento nella Parrocchia di 5. Maria Assunta di Fregona del 1916, invece, essa risulta essere istituita a Fregona dal 24febbraio 1735; si ricava dallo stesso documento che venne successivamente approvata il 3 aprile 1861: contava in quegli anni 59 confratelli e 86 consorelle e l'erezione canonica venne confermata con decreto vescovile del 9 dicembre 1892.
Emerge qui una discordanza cronologica tra l'opuscolo del 1916, oggi all'archivio diocesano, e la relazione del 1727: si può supporre, quindi, con una certa sicurezza, che negli anni precedenti al 1735, anno di istituzione della confraternita a Fregona, tale scuola non fosse ancora riconosciuta a tutti gli effetti, ma già esistesse.
E una associazione di fedeli che si stabiliva nelle parrocchie allo scopo di promuovere il culto di nostro Signore Gesù Cristo nella SS. Eucarestia, sia quando è conservata in chiesa che nelle processioni.
La confraternita è posta sotto l'invocazione di Maria e dei Santi e si propone di dare maggior incremento alla devozione verso di loro, come anche di procurare il suffragio di fedeli defunti. Per ottenere tale scopo era necessario osservare un preciso regolamento.
Della confraternita potevano far parte tanto gli uomini quanto le donne purché avessero raggiunto un'età minima di 15 anni, avessero una buona condotta morale e un sincero attaccamento alla chiesa e ai suoi insegnamenti.
La scuola, come si evince dai documenti d'archivio del XIX e XX secolo a cui stiamo facendo riferimento, era composta di due classi: la prima di confratelli cappati e consorelle con velo nero, la seconda di confratelli e consorelle aventi per distintivo una medaglia con l'emblema del Santissimo da portare ogni qualvolta la scuola avesse dovuto intervenire alle sacre funzioni e ai funerali.
I confratelli cappati vestivano un camice bianco con una fascia e una

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cappa rossa, cinto da un cordone verde a sostegno della medaglia con l'emblema del Santissimo. Tale divisa veniva segnata col numero dato al momento dell'iscrizione; nello stesso modo il velo delle consorelle.
Ogni anno venivano indette due adunanze generali: una a gennaio per la resa dei conti dell'anno uscente l'altra nella prima domenica di ottobre per la conferma o la rielezione delle cariche. Ogni terza domenica aveva luogo l'adunanza alternata, il cui scopo principale era di ravvivare lo spirito della confraternita e l'esatta osservanza del regolamento. L'adunanza per gli uomini si teneva nelle terze domeniche di gennaio, marzo, maggio, luglio, settembre e novembre, nei restanti mesi per le consorelle.
Il consiglio di amministrazione era formato da sette consiglieri che aiutavano il cancelliere esattore nella riscossione delle tasse annue.
L'arciprete era il direttore naturale della confraternita: presiedeva le adunanze, delegava o determinava le funzioni e le opere straordinarie, autorizzava le spese, rivedeva ed approvava i conti con i consiglieri e controllava che il regolamento fosse osservato.
Anche in caso di morte cerano dei comportamenti diversi: se si trattava di un cappato odi una cappata al segno che indicava il decesso seguivano tre tocchi con la campana maggiore, se si trattava di un iscritto semplice invece tre tocchi con la campana minore.
I doveri dei confratelli erano, oltre che intervenire a tutte le processioni della terza domenica, dell'ultimo e primo dell'anno, del giovedì e del venerdì santo, alla festa solenne della confraternita, dovevano visitare gli infermi e persuaderli a ricevere i sacramenti, se il caso lo richiedeva.
Altro dovere era procurare nuove iscrizioni, specialmente di giovani. Ogni iscritto avrebbe dovuto recitare ogni giorno tre Pater, Ave, Gloria aggiungendo la formula Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento, in riparazione alla bestemmia e a favore del buon andamento della confraternita.
La Scuola del SS. Sacramento è presente nell'archivio parrocchiale di Santa Maria di Fregona attualmente con 8 registri di fattezze e misure diverse e una busta di contratti. La busta contiene al suo interno 20 contratti di vendita e affittanza dall' anno 1676 all'anno 1788. Sono dei quaderni di poche pagine legate nel mezzo con dello spago e sottoscritti dal notaio, redattore dell'atto. Spesso la formula è accompagnata dal "solitis signo" o segno di tabellionato del notaio. I notai sono solitamente residenti nella zona di Fregona o Serravalle.

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Le misure standard di ogni contratto sono: mm. 144 x 200. Il registro più antico va dall 'anno 1693 all'anno 1733. Tutti portano grafie molto diverse tra loro, alcune più leggibili e con un modulo più regolare, altre più scostanti nello svolgimento.
I periodi che non sono stati supportati da documentazione sono: 1733-1744, 1790-1861 e dal 1935 in poi. Si verificano anche 4 periodi in cui la scuola lascia una doppia testimonianza della sua attività e sono: 1714-1731,
1761-1781, 1899-1915, 1925-1935.
Dal registro del 1744-1781 da e. 54v a e. 56r si trova menzione delle regole di gestione della Scuola del SS. Sacramento dell 5 settembre 1766 di mano del podestà Giacomo Giacomi.
Le XXIV regole sono raggruppate sotto il titolo di "Capitoli e terminazioni per le Scuole del Santissimo di Serravalle"
Tale documento doveva essere affisso in Cancelleria che era, con buona probabilità, un vano adibito anche a ufficio della Scuola del Santissimo Sacramento, in una sorta di bacheca, denominata "tabella".
Nella visita pastorale del 13 giugno 17*1 custodita nell'archivio della Curia vescovile emerge che "il gastaldo del SS.mo ha di salario L.30 ed èeletto dal Capitolo, ha l'obbligo di scuotere i livelli e altro".

La Scuola del Santo Rosario a Fregona: Nella relazione del 1727 per le visite pastorali il reverendo Francesco Zannetti (1705-1738), arciprete di Fregona, scrive che ".vi è infine la Scuola del SS. Rosario erretta l'anno 1687 in questa Confraternita vi è anco il popolo di Usigo".
Nell' attuale archivio, riguardo la Scuola del Santo Rosario si trovano solamente quattro registri dal 1693 al 1797 e un unico contratto di vendita verso Maria Baldini del 22 marzo 1733.
L'arco di tempo comprovato da tali registri è, oltre che breve, anche molto lontano da noi. Dalle testimonianze pervenuteci si può supporre che la Scuola abbia ultimato la propria attività molto prima delle altre, anche se non possiamo non tenere conto che certe mancanze possano essere state generate della forte incuria dell'uomo o dai danni provocati dagli spostamenti dell'archivio stesso. La visita pastorale del 27 aprile 1750 cita, insieme alla Scuola dei Battuti, del Santissimo Sacramento e alla Luminaria, anche la Scuola del Santo Rosario di Fregona con le seguenti parole: "hanno entrate

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che bastano al loro mantenimento, non vi sono crediti, rendono li conti annualmente.".
Il periodo che va dal 1717 al 1759 apporta documentazione in più copie. Questo fatto probabilmente è potuto accadere perché tutti i registri dovevano essere compilati in più copie, o per l'ufficio stesso, o per il Capitolo, o per altre autorità locali: i responsabili iniziavano la stesura del registro in momenti e anni diversi in base alla loro elezione. Tre su quattro registri inoltre riportano estremi cronologici esterni che non corrispondono con quelli reali.

La Scuola delle Anime del Purgatorio a Fregona: Nell'archivio
parrocchiale di Santa Maria di Fregona conta un solo registro, intitolato Libro o registro delle elemosine delle anime del Purgatorio che si cava dalla cassetta della chiesa di 5. Maria di Fregona principiando il presente libro l'anno 1738.
La presenza di un solo elemento achivistico non permette di fare supposizioni sufficientemente chiare. Il fatto certo è che nella chiesa arcipretale ancor oggi esiste una cassetta dita! tipo.
Dalla prefazione, a carta 5r del registro, si deduce che vi fossero dei responsabili per la gestione amministrativa: più precisamente era nominato un gastaldo, il cui lavoro era coadiuvato da due consiglieri. All'inizio dell'anno venivano conteggiate le entrate e uscite della "cassella" e rinominate le persone incaricate che avevano il compito anche di custodire le chiavi.
A carta 13r è possibile trovare "un memoriale della regula" sulle Messe fatte celebrare per le anime del Purgatorio. Parte del ricavato delle SS. Messe celebrate con questo scopo andava come contributo ai religiosi presenti, in base al giorno della celebrazione e al tipo di S. Messa.

L'associazione del Pane di 5. Antonio a Fregona: La serie si presenta
con un solo registro dall'anno 1896 all'anno 1934. L'associazione venne istituita dal vescovo Eugenio Beccegato il 19novembre 1896, come testimonia don Angelo Ferro a e. ir in una sua annotazione.



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