Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

Appendice ad una recensione

Sulla recensione al libro di Ido Da Ros, 1915. Lettere dal fronte, Vittorio Veneto, ed. De Bastiani, 1998, abbiamo ricevuto una lettera dell'autore, dispiaciuto per il giudizio sulla sua opera contenuto in essa, a suo dire troppo severo e ingiusto. Sullo stesso argomento ci è pervenuta anche una nota di Sante Rossetto, capo della redazione di Treviso del Gazzettino, che riteniamo utile pubblicare, al di là delle pur legittime opinioni che essa contiene, per chiarire una volta per sempre che le nostre recensioni, normalmente curate e quasi sempre direttamente stese dai membri del nostro Comitato di Redazione, sono pienamente libere,fanno capo alla responsabile valutazione dei loro autori, avendo come limite solo la loro sensibilità critica. Che esse siano talora graffianti, se non taglienti, è abbastanza normale (i libri di valore sono, ahinoi!, sempre più rari) e, tutto sommato, non ci dispiace: in tempi in cui le rubriche letterarie di giornali e riviste assomigliano sempre di più a collezioni di "soffietti", trovarci, nel nostro piccolo, fuori dal coro, ci sembra quasi titolo di onore. E se qualche autore si sente un pò strapazzato, porti pazienza: quando la sua opera trova posto nelle vetrine delle librerie, è come un attore che entra in scena, il quale non si può aspettare che, alla fine dello spettacolo, tutti battano le mani.
Alla nota di Sante Rossetto segue una breve replica di Loredana Imperio, autrice della recensione.

Ho letto, con stupore, la breve recensione sul libro del professor Da Ros "1915. Lettere dal fronte", da me analizzate in un articolo sul "Gazzettino".
Sono sempre contrario a interventi di persone che insegnano agli altri come si doveva fare un libro. Di un lavoro va analizzato intanto quello che c'è di positivo. Da Ros, che ha dimostrato nei suoi numerosi lavori di possedere metodo storico, ha utilizzato come fonte i giornali. I quali hanno molti limiti, ma sono una fonte. Come ben diceva uno storico tedesco è sempre necessario, però, chiedersi chi è a darti l'informazione. E da Ros, da storico, se lo è chiesto avvertendo i lettori dei limiti che avevano quelle lettere.
Non escludo che un tipo di ricerca sulle lettere dei soldati possa seguire altre strade. Da Ros ha scelto quella via attuandola con il rigore scientifico che ormai gli conosciamo e la notevole capacità divulgativa di cui ha dato dimostrazione in varie opere.
"Copiatura" la sua? Non mi risulta che si faccia diversamente quando si trascrive un documento manoscritto. Ecco, il problema è proprio questo: le lettere trascritte da Da Ros sono un documento e come tali vanno considerate.

Sante Rossetto

Non era mia intenzione insegnare al prof. Ido Da Ros come si scrive un libro, la mia recensione tendeva a distinguere tra lavoro di copiatura e ricerca storica.
Lei sostiene che anche trascrivere un "documento manoscritto" é copiatura ma nel caso in questione non si tratta di copiatura di documenti manoscritti ma solo dell'utilizzo di copie stampate tratte dalla "fonte Gazzettino" che le aveva già trascritte e, visto i tempi, probabilmente anche corrette.
Certamente nel campo storico leggere e interpretare un documento manoscritto, anche se risalente al 1915-1 8 é cosa piuttosto faticosa perché vi si incontrano problemi di interpretazione grafica, di sintassi, di riferimenti strettamente personali talvolta assolutamente incomprensibili e di inquadramento storico-geografico dell'autore del documento o del soggetto di cui si parla. E chi si occupa di ricerca storica, dopo un simile lavoro interpretativo, non metterà mai nel cassetto il frutto della sua fatica ma lo collocherà nel suo contesto storico, evidenzierà i personaggi menzionati ricercando su di essi quante più notizie possibili, lo vivisezionerà nel vero senso della parola per trarne tutte le conoscenze relativamente alla storia dell'uomo, della sua famiglia, del paese natale, della situazione economica dell'area geografica di provenienza.
Se fosse così facile trascrivere i documenti manoscritti, i ricercatori potrebbero pubblicare un testo all' anno, invece di impiegare anni per raccogliere e trascrivere dai vari archivi la documentazione necessaria e altri anni per confrontarla con altri studi esistenti riunendo, infine, il tutto in un testo.
Nessuno nega che le lettere trascritte dal Da Ros siano documenti ma vorremmo sapere in che cosa consiste il "rigore scientifico" in questa copiatura, forse l'aver trascritto con esattezza i punti e le virgole del Gazzettino di allora?

Loredana Imperio

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