Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
SILVIA BEVILACQUA

ISCRIZIONI NELLA PIEVE DI SANT'ANDREA:
BREVE CATALOGO DI STORIA E ARTE


L'indagine per una presentazione del patrimonio figurativo e decorativo della Pieve di Sant'Andrea di Bigonzo, è stata l'occasione per rilevare e proporre ad un nuovo ordinamento critico le numerose iscrizioni che in essa sono presenti. Già nel 1969, l'allora parroco don Augusto Campo Dell'Orto aveva sapientemente raccolto tale documentazione ponendo particolare cura, com'era nell'intento sottilmente dottrinale del suo lavoro, alla esplicitazione dei testi riguardanti la sfera sacra(1). Dopo trent'anni, l'approccio a questo composito repertorio viene tentato nel senso della presentazione strettamente documentaria dello stesso, ritenendo tali iscrizioni imprescindibili tasselli per la ricostruzione della storia di questo sito ecclesiastico e del territorio nel quale si inserisce, nonché degli interventi artistici qui attuati e che ora lo caratterizzano.
Benché la testimonianza epigrafica della fondazione della Pieve nel 1303 sia conservata al Museo del Cenedese, le iscrizioni tuttora presenti presso la chiesa offrono comunque indicazioni dirette sulla presenza dei pievani o su quella di nobili famiglie del territorio, ricordando anche l'erezione di altari ora non più presenti all'interno dell'edificio e le trasformazioni avvenute nello spazio esterno di pertinenza.

1) Campo Dell'Orto A., La Pieve millenaria di S.Andrea. Vittorio Veneto, Vittorio Veneto,
1969. In esso esiste trascrizione di quasi tutte le iscrizioni qui presentate, ma vi sono spesso
correzioni effettuate dall'autore al fine di migliorare la comprensione del testo, a scapito della
trascrizione letterale, come pure evidenti sono alcune omissioni. Le citazioni per raffronto
verranno di seguito riferite alla III ed., 1979.


SILVIA BEVILACQUA. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali. Impegnata nella ricerca storico-artistica, con particolare riferimento all'arte sacra. È autrice di varie pubblicazioni.

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Quest'ultimo aspetto si evidenzia osservando l'esigua area verde che inanella l'edificio: nel 1935 vennero qui raccolte alcune lastre e lapidi provenienti dall 'area cimiteriale che originariamente affiancava la pieve; nel 1972 vi si aggiunsero anche le pietre tombali rimosse dal pavimento della chiesa(2). La realizzazione di questo recupero, se da un lato ha mantenuto la citazione visiva dell'antica presenza cimiteriale rendendo espliciti i rapporti tra la pieve e le famiglie od istituzioni che nei secoli furono presenti in questo territorio, dall'altro non ci consente ora di attuare una corretta valutazione dell'apporto documentario degli elementi ivi raccolti(3). Se esplicitamente ricordati sono ad esempio i Lucheschi, i Locatelli, i Carbonera, i Casoni, i Pancetta o i Piazzoni, difficile è trarre da questi frammenti erratici precise indicazioni sul ruolo di quelle famiglie e sulle diverse personalità che in esse si distinsero; non siamo più in grado cioè di individuare se e quali elementi siano sopravvivenza di articolati complessi funerari, quali collocazioni avessero in origine una maggiore importanza fisica o visiva e se esse siano testimonianza di una continuità odi significative interruzioni nel rapporto tra queste ed il territorio.
Le iscrizioni che si trovano dentro la chiesa ci offrono invece maggiori notizie relativamente agli arredi liturgici, testimoniando in modo particolare le trasformazioni avvenute tra fine del Quattrocento ed il primo decennio del secolo successivo, periodo in cui vi è esplicita notizia dell'erezione di altari, indicazione preziosa sull'origine di quella sovrabbondanza di arredi che la pieve di Sant'Andrea mantenne fino al riordino attuato nel primo quarto del nostro secolo(4).
L'insieme delle iscrizioni è qui presentato a seguito di alcuni criteri di selezione: dal punto di vista cronologico sono stati omessi i testi recenti, limitandoci a quelli anteriori alla metà dell 'Ottocento; in secondo luogo sono state trascurate le indicazioni di data quando esse non siano accompagnate da un testo che le qualifichi al di là della precisazione cronologica che non ha solitamente bisogno di criteri interpretativi; parimenti non sono qui analizzate le citazioni dai testi sacri che accompagnano le opere d'arte(5).

2) Campo Dell'Orto A., op. cit, p. 140
3) benché non prettamente legata al presente intervento, in quanto priva di iscrizioni, si segnala che in corrispondenza del lato nord della chiesa è collocata la tomba dei Battuti, lastra terragna individuata dal simbolo del flagello, elemento "istituzionale" della presenza ditale confraternita nella chiesa e nell'antico cimitero annesso.
4) Un utile confronto viene dall'osservazione delle foto presentate dal Campo Dell'Orto (op. cit.), figg. 94, 98.
5) Si ricordano qui brevemente le iscrizioni sacre. Cappella dei Battuti, inizio sec. XVI:
COME EGIE~. l E E MESSO SANTO ANDREA SU LA CROCE ASAI DE LORO SE
CONVERTIRENO; la frammentaria iscrizione riferisce delle numerose conversioni che si ebbero tra gli abitanti di Patrasso nei tre giorni in cui il santo stette legato alla croce e tale

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L'intento di questa breve presentazione non è comunque quello di ricostruire profili biografici dei personaggi citati odi consentire una esaustiva ricostruzione dell'aspetto assunto dalla Pieve attraverso i secoli: si vuole solo presentare la revisione fatta sulle iscrizioni presenti, affinché esse possano in qualsiasi modo servire ad una sempre più completa definizione della storia della Pieve di Sant'Andrea..

REPERTORIO
Nell'intento di dare un' impronta sistematica a questa ricognizione e di agevolare gli eventuali riscontri, le iscrizioni sono state ordinate in due gruppi denominati S (sa grato) e A (aula) e numerate con cifra latina

notizia è modellata sulle narrazioni della Legenda aurea di Jacopo da Varagine; evidente èl'intento didascalico, e perciò didattico-dottrinale, del testo e fa supporre che questa non fosse l'unica didascalia originariamente prevista nel piano decorativo della cappella. Altare di San Rocco: CANTATE DOMINO CANTICUM NOVUM (Cantate al Signore un canto nuovo) sulla panoplia ad affresco e O QVAM MAGNA APUD DEV~M] SUNT MERITA TVA BEATE ROCHE (O Beato Rocco, quanto grandi sono i tuoi meriti presso Dio) sul dossale marmoreo assegnabile all' ambito di Giovanni Antonio Pilacorte (Carona 1455 ca. - Pordenone 1531) e datato al 1525 circa in base alla data presente nell' affresco di Francesco da Milano che esso racchiude.
Nel dipinto raffigurante San Sebastiano e San Girolamo: INITIVM SAPIENTIAE EST TIMOR DOMINI (il timore di Dio è l'inizio della sapienza). Si presentano inoltre anche due dipinti non originariamente pertinenti a questo edificio, ma provenienti da siti ecclesiastici ora scomparsi, dalla chiesa di Sant'Elena, che sorgeva lungo l'attuale Viale della Vittoria, e dal soppresso convento di San Girolamo. Il primo raffigura La Madonna col Bambino tra i santi Andrea, Elena, Giobbe, Antonio Abate, Francesco d'Assisi, Agostino e Rocco ed èassegnabile al pittore cenedese Silvestro Arnosti (attivo tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII). Esso riporta la seguente citazione biblica MISEREMINI MEI MISEREMINI MEl/ SALTEM VOS AMICI MEI - IOB. CAP- XIX (Abbiate pietà di me, abiate pietà di me, almeno voi amici miei - Giobbe, cap. XIX). Dal convento femminile di San Girolamo di Serravalle proviene il dipinto con Il Bambino Redentore tra i santi Giovanni Battista e Daniele, di ignoto pittore veneto della fine del XVI secolo. Sui cartigli si leggono due citazioni SIC DEVS DILEXIT MVNDVM - D.G. (Così Dio dilesse il Mondo) e DANIEL VIR DESIDERIOR. - B+Q (Daniele l'uomo dei desideri) Si tratta di citazioni adatte ad un "pubblico" monastico che ben conosce i testi sacri e l'esegesi degli stessi. La buona qualità del dipinto ha indotto il Mies (Mies G., Arte del '500 nel vittoriese, Vittorio Veneto, 1987; p. 97, fig. 112) ad attribuirlo al pittore tizianesco Gerolamo Denti, leggendone la firma nella sigla D.G. (DEO GRATIA?) che conclude la prima citazione. Tale ipotesi, se pure potrebbe essere attendibile per l'evidente linguaggio manierista e per la difficoltà di rendere altrimenti esplicite le due consonanti, non pare completamente suffragabile data la posizione di eccessivo rilievo devozionale ditale firma che viene a confondersi con l'attribuzione del versetto evangelico. Recentemente il Fossaluzza (Fossaluzza G., La pittura nel Veneto. Il Cinquecento, lI, 1999) propone l'attribuzione del dipinto ad un individuato seguace di Palma il Giovane.

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partendo dalla facciata! controfacciata e procedendo in senso orario. Ogni iscrizione è, dove possibile, costituita da(6).
o sigla per citazione costituita dal numero progressivo ed indicazione
generica di collocazione (S-A);
o indicazione dell'elemento scultoreo o pittorico cui è pertinente-posizione
relativa dell' iscrizione stessa;
o tecnica dell'iscrizione e suo supporto - tipo del carattere,
o trascrizione nel rispetto della forma rinvenuta, dove / indica il caporiga;
o traduzione
o annotazioni storico-critiche

I-S
Monumento funerario di Nicolò Casoni - lastra tombale
Incisione su pietra - lettere capitali
CASONVS TVMULO NICOLAVS/ CLAVDITUR ISTO! STEMMATE QVI IVRIS CLARVS/ VTROQVE FVIT/ MARIA CONIUX/ ET LIBERI! PIENTISS P P. ANN. SALUTI MDX
In questa tomba giace Nicolò Casoni, celebre nel diritto canonico e civile; la moglie Maria e i figli devotissimi posero, nell'anno 1510
La semplice arca quadrangolare reca sulla lastra di copertura l'iscrizione dedicatoria e lo stemma della famiglia (inquartato: all0 e al 4° al giglio; al 2° e al 30 ondato). L'iscrizione attesta iii 510 quale data di erezione di questa arca sepolcrale che occupa l'edicola di destra della facciata della Pieve. In essa vennero poste le spoglie del giurista Nicolò, che fu vicario della Serenissima in Cadore ed esponente di spicco della famiglia Casoni, già Cavalcanti. Alla tomba si accompagna una composita decorazione pittorica, Trigramma bernardiniano e la Crocifissione, la cui qualità ed impronta stilistica ne permettono l'assegnazione a Francesco Pagani da Figino detto Francesco da Milano (documentato in Veneto e Friuli 1502- 1548). La scelta ditale soggetto, che da altro punto di vista può assimilarsi ai "Crocifissi di via", suggerisce l'ipotesi della volontà di trasformare la tomba di Nicolò Casoni in un vero monumento funerario.


6) Tale struttura di sistematizzazione è modellata sulle Indicazioni relative alle iscrizioni presenti sulle opere d'arte, espresse in Ministero per i beni Culturali edAmbientali- ICCD, Strutturazione dei dati delle schede di catalogo e precatalogo, Beni Artistici e Storici, schede OA-D-N, 1992, pp. 62-63. Per la sintetica descrizione degli stemmi ci si è basati sulle indicazioni da Elementi di Araldica, a cura di P. Renier, Associazione Nobiliare Regionale Veneta, 1989
Per la traduzione dei testi ci si è avvalsi della preziosa collaborazione del prof. Aldo Toffoli che qui si ringrazia per l'interesse e la totale disponibilità dimostrati.

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II-S
Tomba dei prevosti - lastra tombale
Incisione su pietra - lettere capitali
PAROCHIS! PRAEPOSTIS ECCLESI! SANCTAE MARIAE/ SERRA VALLI! ANNO DOMINI! MDCCCXL VI
Per i prevosti della chiesa di Santa Maria di Serravalle. Anno 1846
Tra le numerose sepolture raccolte a ridosso della chiesa, la tomba dei prevosti, ovvero dei parroci di Santa Maria Nova di Serravalle, occupa un posto di primaria importanza, data la sua collocazione sotto l'edicola sinistra della facciata. La lastra tombale è ornata da un'elegante ghirlanda d'alloro scolpita a rilievo e ricorda l'istituzione nel 1846 del sepolcro per i parroci di Serravalle.

III-S
Pietra tombale della famiglia Locatelli
Incisione su pietra fl lettere capitali
OBO CAL[...]AI RNI I ANTO[...] DISE! RITO POSVE.T! SA MD VIII - RUS - ANTONIVS/ ]OCATELL.! CXXIIII
1508 Antonio Locatelli
La frammentarietà del manufatto, che venne qui collocato nel 1975, non permette di svelare l'intento dell'iscrizione in essa presente. Non sono infatti chiari i riferimenti cronologici e i personaggi della famiglia Locatelli, di origine bergamasca, nominati nelle iscrizioni. Entro uno scudo tipicamente cinquecentesco, sopravvive lo stemma (all'allocco su un monte di tre cime sormontato da tre stelle di otto punte).

IV-S
Tomba della famiglia Piazzoni - lapide sotto l'edicola
Incisione su pietra - lettere capitali
HAEC SIBI FRATRIBVS AC SVCCESSORIBVS SVISI
MARMORA SEPVLCHRALIAI GASPAR PLAZZONVS/
AEDIFICANDA LOCA VIT/ ANNO D.N.I. 1692/ HAEC SIBI CVM
FRATRIBVS COMMVNIA MARMORA IVSSIT/ GASPAR
PLAZZONVS MORTIS VBIQVE MEMOR! ET QVO TANTVS
AMOR FVNESTA SEPVLCHRA PARANDI! VT VIVAT MORIENS
ET SINE MORTE MIGRET

Gaspare Piazzoni pose qui queste pietre sepolcrali perché fossero la tomba sua, dei suoi fratelli e dei suoi eredi, nell'anno 1692. Gaspare Piazzoni volle che queste pietrefossero comuni a sé e ai suoi frateili memore che la morte è ovunque. Perché tanto zelo nel predisporre i sepolcri? Per vivere morendo e trapassare senza la morte.
La tomba di Gaspare Piazzoni, uomo d'armi serravallese, è posta sotto il portichetto laterale e si compone di un'arca in pietra scolpita, che reca sulla

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lastra lo stemma di famiglia, e dell'edicola che reca la stessa arme scolpita in chiave di volta. L'insieme era completato da una decorazione pittorica muraria volta ad ampliare lateralmente la dimensione dell'edicola e di cui sopravvive oggi solo il delineo sull'arriccio.

V-S
Cippo funerario a destra - base
Incisione su pietra - lettere capitali
ANNO DNI 1678 EN ! AD R:D: HIERONI~...]

VI-S
Cippo funerario a sinistra - base
Incisione su pietra - lettere capitali
LIVINALI BELLVNEN: I.V./ D. ET PAVLO. CARB.A IVR.O
I due cippi segnavano probabilmente l'accesso all'antico cimitero serravallese; non si hanno notizie sulla loro rimozione, ma sappiamo che vennero rinvenuti ad Anzano e qui ricollocati nel 1972 a segnare la larghezza absidale della chiesa.
Quello di destra reca la data 1678 e lo stemma di Pietro Leoni, vescovo di Ceneda tra il 1667 e il 1691 (alla banda caricata di tre rose al leone coronato), ma non è meglio chiarito il riferimento ad un ignoto Hieroni.... Il cippo di sinistra mostra invece lo stemma della famiglia Carbonera, che presenta un veliero passante ed una stella, nota alle cronache cittadine per la figura di Gherardo che nel 1411 si adoperò per consentire una adeguata resistenza agli Ungari. L'iscrizione in oggetto ricorda però la figura del giurista Paolo, di cui non si hanno notizie e che perciò non aiuta a precisare la datazione del manufatto.

VII-S
Lapide commemorativa di Tomaso Viaro
Incisione su pietra - lettere capitali
THOMA VI! ARO PRAE/ TORE MCDLXX VII
Pretore Tommaso Viaro, 1477
L'iscrizione accompagnata dallo stemma, lo scudo interzato in palo, riporta il nome di Tommaso Viaro, podestà di Serravalle dal 1477 al 1478. La sua ubicazione originaria era certamente diversa da quella attuale. In mancanza di elementi per identificarla, non si conosce l'opera di cui la lapide segna con ogni probabilità l'anno di esecuzione.

VIII-S
Tomba della famiglia Piazzoni - lapide
Incisione su pietra - lettere capitali
D.O.M.I IOANNI PLAZZONIO! MUSARUM ALUMNØ P.P./
PAULLO ET JACOBO EIUS FR.! CAMILLA F. HIERONYMUS
GENER/ JOANNES CAESAR IOSEPH DE PANICALEIS NEP.! VIRIS
AMANTISSIMIS ET BENEFICENTISSIMISI M.H.M.P.I A.R.S.
MDCCLV
- (sulla lastra) B+P

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La figlia Camilla, il genero Gerolamo, il nipote Giovanni Cesare Giuseppe de Panigai posero a Giovanni Piazzoni alunno delle muse e a Paolo e Giacomo suoifratelli, uomini molto affettuosi e generosi. Anno 1755
Addossata alla parete della sacrestia e protetta da un'edicola, è posta la lapide che ricorda il letterato Giovanni Piazzoni e i suoi fratelli; essa èaccostata alla tomba di famiglia. L'iscrizione venne posta nel 1755 dal nipote Giovanni de Panigaj, mentre la sottostante lastra terragna reca a rilievo lo stemma della famiglia. L'iscrizione ricorda Giovanni Piazzoni, uomo pubblico e letterato serravallese morto nel 1755. Da non confondere con l'altro Giovanni Piazzoni (Serravalle, inizi '500-ivi, 1583) di altro ramo della stessa famiglia(7).

Ix-s
Tomba della famiglia Lucheschi - lapide
Incisione su pietra - lettere capitali
SEPOLT-VRA D.! DOMINO - FRANC/ ESCHO - LUCHE! SCHI.
Tomba di Francesco Lucheschi
Una grande lastra terragna che presenta lo stemma della famiglia (lo scudo con decusse), è accompagnata da una piccola lapide dedicatoria in cui è pure presente lo stemma, che ricorda la sepoltura di Francesco Lucheschi (Serravalle 1695-1775). Questi, membro della Confraternita dei Battuti, fu dapprima mugnaio e macellaio per poi trasformarsi in grosso mercante, riuscendo in tal modo ad incrementare le proprietà della famiglia da poco stabilitasi a Serravalle.

I-A
Altare della Pietà - gradino
Incisione su pietra - lettere capitali
M.D.C.I.II SERTORIVS PANCETTA DE VENETIIS/ PHIL AC
MED:NAE D:R ANTONII F SI HVIC ARAE ANTIQ VOR.M SVOR.M
RELIG:NE! ERECTAE HOC ORNAMENTVM. ANNVVQ.I
FRVCTVM ADAVXIT

1602. Sertorio Pancetta da Venezia, dottore in filosofia e medicina ,figlio di Antonio, ha dotato questo altare, eretto grazie alla devozione dei suoi antenati, del presente ornamento e di una rendita annua.


7) Toffoli A., Un .poeta serrava/lese del Cinquecento: Giovanni Piazzoni, sta in Scritti in onore di Enrico Opocher, Quaderni dell'Ateneo di Treviso, n. 6, 1992, pp. 175-194.

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L'iscrizione presente sul gradino attesta la data di erezione dell'altare, le disposizioni per il suo mantenimento e il committente dello stesso, Sertorio Pancetta, nobile serravallese, membro del Maggior Consiglio e medico pubblico della città, il cui stemma (alla fascia caricata di tre rose) è visibile sul capitello su cui si imposta l'edicola.
Benché privato del paliotto, rimosso nel 1974 nel corso dei lavori di risistemazione del pavimento, il complesso conserva evidenti i caratteri stilistici e tipologici propri dell' altaristica del tardo Cinquecento e si accompagna al dipinto de La Pietà e i santi Matteo e Giacomo opera della prima maturità del pittore Francesco Frigimelica (Camposampiero 1570- Belluno
1649).

Il-A
Dipinto La Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni evangelista e Vittore (?), opera di Antonio Zago detto Antonello da Serravalle (documentato 1485-1507) - gradino dipinto
A pennello, affresco - caratteri gotici
HOC OP. FEC. FIERI DNS PRESB. B.UDICT DE COMITTIB./
CESSANE. CANONIC. FELTRENS ET PLEBANUS SERAUALL.
ANO DNII MIIIILXXXV. DIE: 9 MENSIS NOUEMBR.I
ANTONELLUS PINXIT

Il sac. Benedetto dei conti di Cesana, canonico di Feltre e pievano di Serravalle, fece fare quest'opera nell'anno 1485, il giorno 9 del mese di novembre. Antonello dipinse.
Il dipinto costituiva il dossale per un altare ora scomparso; proprio sulla figurazione del gradino ligneo è posta sia l'iscrizione, sia l'immagine del committente, il piev ano Benedetto Cesana. Proprio una maggiore attenzione posta all'iscrizione ha permesso di avanzare una diversa ipotesi per l'individuazione del santo posto a destra, tradizionalmente identificato con san Liberale: la presenza sul vessillo di una città turrita, estranea all'emblema di Treviso di cui il santo è patrono, suggerisce piuttosto di individuare il santo martire Vittore, patrono di Feltre, territorio d'origine del committente Benedetto Cesana. L'iscrizione attribuisce l'opera al pittore Antonellus, identificato come Antonello da Serravalle. I più recenti studi sulla attività di questo pittore, condotti da G. Fossaluzza, propongono di riconoscerlo nel pittore di origine bergamasca Antonio Zago, documentato in questo territorio tra la fine del Quattrocento e il volgere del secolo successivo(8). Nella pieve di Sant'Andrea si trovano le opere che costituirebbero gli estremi

8) Cassamarca. Opere restaurate nella Marca Trivigiana, 1987-1995, a cura di G. Fossaluzza, Treviso 1995; pp. 110-113.

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cronologici della sua attività, a partire dall'affresco in oggetto, prima opera documentata, fino al ciclo delle Storie di sant'Andrea nella cappella dei Battuti dell'inizio del Cinquecento.

1V-A
Lapide del presbiterio (parete sinistra)
Incisione su pietra - lettere capitali
D.O.M/ PETRO . CANALI. ABBATI . P. VEN! LITERIS . AC. PROBITATE . SPECTATISS/QVOD . EXTRA . PATRIAM . OBIERIT/ HEIC . CUM . MINVCIORVM . FAMILIA! TVMVLATO/ NEPP. H MEMORIAE. CAVSSA . POSSI V AN. LXXIII. OB . N . AVG. MDCCLIII
All'abate Pietro Canali patrizio veneto, illustrissimo per la conoscenza delle lettere e per la rettitudine, qui tumulato insieme alla famiglia dei Minucci essendo morto fuori dalla patria; i nipoti in sua memoria posero. Morì a 73 anni il 5 agosto 1753

V-A
Lapide del presbiterio (parete destra)
IESV XPO REDEM/ ANDREAS MINVTIVS IO. FILIVS./
ARTIVM SCIENTIARVMQ. PERITISS:/ IADERAE
ARCHIEPISCOPVS/IBI. ROMAE ET VBIQ CLAREVIXITJANNVM
AGENS LX. VENETIIS OBIIT/ NICOLAVS ET IERONIMVS I.C.I
FRATRES FRATREM MOERENTES/ HVC DEFERRI, ET HIC
DEPONI CVRARVNTI M: D . L. XXII.

A Gesù Cristo Redentore, Andrea Minuccifiglio di Giovanni, valorosissimo nelle arti e nelle scienze, arcivescovo di Zara, visse celebre lì, a Roma e ovunque. Morì a Venezia all'età di 60 anni. Nicolò e Gerolamo,fratelli piangenti curarono che in questo luogo fosse portato e deposto. 1572
Entrambe le iscrizioni ricordano la presenza in questo presbiterio, sotto l'attuale altare delle celebrazioni, della tomba della famiglia Minucci. In essa vennero poste nel 1572 le spoglie dell'arcivescovo di Zara, Andrea Minucci (Serravalle 1512-1572), ma la stessa tomba ospita anche i resti dell'abate Pietro Canali, nobile veneziano che morì a Serravalle nel 1753.

VI-A
Accesso al presbiterio - pilastro destro
Incisione su pietra - lettere capitali
PRESB. JO. JACOI BUS CALCATA PLEBANVS ERI REXIT DIE MER! CVRII XX VIII MCCCCX/ CVII
Il sac. Giovanni Giacomo Calcada Pievano eresse. Mercoledì 28 giugno
1497
Giovanni Giacomo Calcada fu pievano in Sant'Andrea dagli anni Sessan

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ta del Quattrocento fino probabilmente alla fine del secolo. La presente lapide ricorda la costruzione del presbiterio e precisando quindi la data in cui avvenne la consacrazione di questo nuovo spazio.

VII-A
Cornice del polittico - gradino
legno scolpito, dipinto, dorato - lettere capitali
DVM PRAETOR LODOVICVS ERATI SUPERANTIA PROLES HOC OPUS/ ERECTVM EST NITIDIS SPECTABILEI SIGNIS NICOLAVS G.F. MCDLXXXI
Quest'opera, mirabile per le splendenti decorazioni, fu eretta essendo pretore Ludovico Soranzo. Nicolò G.fece 1481
L'iscrizione posta sul gradino della cornice fornisce precise indicazioni sull'annodi esecuzione (1481), sullo scultore (Nicolavs) e sulla committenza (il podestà Lodovico Soranzo) il cui stemma (troncato d'oro e d'azzurro, alla banda d'azzurro e d'oro) è accostato a quello della comunità serravallese (d'azzurro alla croce d'argento).
Tale ricchezza di notizie non è comunque sufficiente a definire l'autore di questa pregevole esempio di ancona di gusto pienamente rinascimentale che in origine costituiva il dossale dell'altare maggiore. In essa erano ospitati dipinti su tavola di Antonio Zago databili al tardo Quattrocento, ora perduti, che alla fine del Cinquecento vennero sostituiti dalle tele di Marco Vecellio.

VIlI-A
Altare di Santa Caterina d'Alessandria - gradino pietra scolpita e dipinta
affresco - lettere capitali
SANCTVS LIBANVS MONFARDINI GRAMMATICI FILIVS.
DIVAE KTARINAEI SACERDOS PVBLICO CI VI VM CONSENSV
EX PATRONATVS IVRE DELECTVS/ ERE PROPRIO HANC
ARAM ERREXIT ET ICONEM CONSTITVIT M XID

Sante Libano figlio del grammatico Monfardino, sacerdote scelto per diritto di patronato e con il consenso della cittadinanza, eresse a proprie spese questo altare a santa Caterina e ne collocò l'immagine. 1489
L'iscrizione documenta la realizzazione nel 1489 dell'altare di Santa Caterina che oggi si compone della statua della santa martire, delle pregevoli incorniciature in pietra e delle immagini pittoriche ad affresco di Santa Caterina e Santa Brigida. Documenta inoltre quale committente Sante Libano, pievano di questa chiesa e figlio del grammatico Monfardino. A questo stesso pievano, di cui è presente anche lo stemma (uno scudo azzurro caricato della lettera L e della M fiorita) affiancato a quello della comunità di Serravalle, spetta anche la lunga preghiera leggibile a destra dell'altare che affida a santa Caterina la protezione della città. Una tradizione assegna
l'esecuzione della statua della santa a Caterino di Mastro Andrea, personalità di cui non si hanno notizie più precise. E' comunque evidente la coerenza dell'immagine di santa Caterina con il restante complesso dell' altare che èdirettamente confrontabile con le opere della bottega di Giovanni Antonio Pilacorte (Carona 1455 ca. - Pordenone 1531).

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IX-A
Dipinto La Crocifissione tra San Gerolamo e santa Brigida - cornice, bordo inferiore
Maestro di Fol, fine del XV secolo, attribuzione
Affresco - lettere capitali
NVMINIBVS HORVS (?) SANCTIS ANTONIVS ISTA: ARAI HIERONIMI ET BRIGIDAE PRO E/ DEDICA VIT
Antonio dedicò questo altare ai santi protettori Gerolamo e Brigida
Si tratta di una delle iscrizioni di più dubbia esplicitazione a causa delle ampie lacune che non consentono di ricostruirne pienamente il senso. Importante è sottolineare che anche questo dipinto era posto a completamento di una altare, come suggerisce anche la nicchia muraria che fungeva da tabernacolo. Sul piano devozionale colpisce la presenza della santa svedese, già raffigurata nella lunetta dell'altare di santa Caterina. Tale santa è poco nota nel nostro territorio ed è qui inoltre colta nell'atto di ferirsi il petto con un cero acceso, secondo una rara iconografia. Parimenti da chiarire risulta l'accostamento di santa Brigida con san Gerolamo. Incerta resta l'identità di quell'Antonio che, secondo la frammentaria iscrizione, eresse l'altare:
l'osservazione dei due antichi stemmi della famiglia Sanfiori presenti nell'incomiciatura del dipinto, suggerisce l'identificazione del benefattore con l'Antonio Sanfiori documentato a Serravalle con un testamento nel 1527(9). Tale data di morte non sarebbe peraltro in contrasto con la datazione proposta per il dipinto in oggetto che, riferito al Maestro di Fol, potrebbe collocarsi nei breve periodo tra la fine del '400 e l'inizio del '500.

X-A
Parete destra
Iscrizione dipinta - lettere capitali
SANCTAE CATHERINAE PRAESB. SANCT VS DICA VITI REGIS
ILLVSTRIS CATHARINA COSTI! FILIA IN MAGNIS OPIBVS
PATERNIS! NATA REGALI SIMVL ALTA LVXVI REGIA VIRGOI
DIVA QVAE TECTIS HVMILEM SVPERBIS/ CELL VLAM INVITO
PATRE PRETVLISTI! AVREO CVLTV TVNICAM PILOSAMI


9) Ruzza V., Dizionario biografico Vittori ese e della Sinistra Piave, 1992, p. 320

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PLVRIS HABENDO! QVAE DVCVM SPRETIS THALAMISQVE
REGV~M]! TE DEO INTACTAM CITO! CONSECRASTI! CVIVS IN
THEDA BENE PERSE VERANS! SPONSA VOCARIS/ DOGMA QVE
SACRVM PENITVS TENEBAS! VIRGO LONGEVIS POTIS VNA
CENTVM! CONGREDI IN REB VS STVDIISQVE SACRIS! INCLITA
VICTRIS/ HANC PRECOR SVPPLEX SERA VALLIS VRBEM/ CVM
SVO ET CIVE POPVLO TVERE/ QVI HAS ARAS VENERANTVR
OMNES! SVPPLICE CANTV/ CVIVS AETERNVM MEMORIS
QVOTANNIS/ FESTA SOLEMNI CELEBRANT TRIVMPHO/ TE
SVIS ADDE COMITEM PATRONIS/ NVMINIBVSQVE
(10)
il sacerdote Santo (Libano) dedicò a Santa Caterina. O Caterina, figlia dell'illustre re Costo, vergine nata in mezzo a grandi ricchezze paterne e cresciuta nel lusso della reggia. O Santa, che contro il volere del padre preferisti una cella umile ai superbi palazzi , stimando più una tunica tessuta con i peli che vesti d'oro. Tu che, disprezzando il talamo di duchi e re, ti consacrasti intatta prontamente a Dio del quale sei chiamata sposa,perché fostifedele perseverando con la lampada accesa. Tu conoscevi a fondo le verità sacre, fanciulla che fosti celebre vincitrice nella conoscenza delle cose sacre gareggiando sola con molti dotti anziani. Io ti prego supplice:
difendi questa città di Serrava/le con i suoi cittadini e il suo popoio che venerano con il canto di supplica questi altari, di cui essi memori dell'eternità ogni anno celebrano la festa solenne con trionfo: tu unisciti ai suoi patroni e protettori celesti
Nella prima riga è dichiarata la paternità dell'autore di questi versi, il pievano Sante Libano cui spetta l'erezione dell'altare di Santa Caterina, di cui questa iscrizione risulta essere il completamento, benché le due parti risultino separate dal riquadro ad affresco. La datazione risale perciò al 1489 o ad un periodo di poco successivo, ma solo un restauro potrà chiarire se non vi siano state anche ridipinture successive.

XI-A
Dipinto La deposizione e la Messa di san Gregorio
Affresco - lettere capitali
DOMINE IESU CRISTE ADORO TE IN CRUCE PENDENTEM
ET CORONAM SPINEAM IN CAPITE PORTANTEM DEPRECOR
TE UT TUA CRUX LIBERET ME AB ANGELO PERCUTIENTE
DOMINE IESU CRISTE ADORO TE IN CRUCE VULNERATUM
FELLE ET ACETO PORTATUM DEPRECOR TE UT TUA


10) L'iscrizione è oggi molto lacunosa a causa del precario stato di conservazione del supporto. Per la trascrizione ci si è in più punti riferiti all'intervento del Campo Dell'Orto (op. cii.), pp. 51-52.

88

VULNERA SINT REMEDIUM ANIMAE MEAE DOMINE IESU
CRISTE ADORO TE IN MONUMENTUM POSITUM SINDONE
ATQUE AROMATIBUS CONDITUM DEPRECOR TE UT TUA
MORS SIT VITA MEA DOMINE JESU CRISTE PASTOR BONE
IUSTOS CONFIRMA PECCATORES IUSTIFICA OMNIBUS
FIDELIBUS DEFUNCTIS MISERERE ET PROPITIUS ESTO MIHI
PECCATORI OMINE JESU CRISTE DEPRECOR TE PER ILLAM
AMARITUDINEM QUAM SUSTINUIT NOBILISSIMA ANIMA TUA
QUANDO EGRESSA EST DE CORPORE TUO MISERERE ANIMAE
MEAE IN EGRESSU SUO AMENE
(11)
O Signore Gesù Cristo ti adoro pendente sulla croce e portante sul capo la corona di spine, ti supplico affinché la tua croce mi liberi dall' angelo che percuote. O Signore Gesù Cristo ti adoro trafitto sulla croce ad abbeverato difiele e aceto, tu supplico affinché le tue ferite siano la salvezza dell'anima mia. O Signore Gesù Cristo ti adoro posto nel sepolcro avvolto con la sindone unto con gli aromi, ti supplico affinché la tua morte sia la mia vita. O Signore Gesù Cristo Pastore buono conferma i giusti,perdona ipeccatori, abbi pietà di tutti i fedeli defunti e sii propizio a me peccatore. O Signore Gesù Cristo ti supplico per l'amarezza che la tua nobilissima anima sopportò quando uscì dal tuo corpo, abbi pietà dell'anima mia nella sua partenza. Amen.
S.N.PX
S.N. dipinse(?)
La scena della deposizione, in cui il Cristo morto è posto nel sepolcro dalla Madonna e da san Giovanni evangelista, è qui accompagnata dalla Messa di san Gregorio, compresenza insolita tra due temi che alludono alla morte e alla salvezza e che qui convivono in parità gerarchica. Vi compaiono altre due immagini: sul sarcofago è raffigurato un bassorilievo con la scena di un sacrificio, mentre un dipinto della Madonna col Bambino in trono tra i santi Pietro e Paolo funge da dossale all'altare di san Gregorio. All'affresco si accompagna un cartiglio recante un'orazione latina seguita da una scritta in volgare, che spiegai! modo corretto per ottenere l'indulgenza: la recita di questa preghiera unita al Padre Nostro e Ave Maria assicurava il beneficio ai devoti in grado di leggere, mentre la sola recita delle due preghiere tradizionali portava lo stesso esito a chi non sapeva !eggere(12).

11) L'iscrizione è oggi quasi illegibile a causa del precario stato di conservazione. Alfine di garantire una leggibilità ci si è sostanzialmente riferiti alla trascrizione fattane dal Campo Dell'Orto (op. cit.), p. 43.

89

Sul sarcofago compare il monogramma S.N.PX, che una generosa tradizione interpretava quale firma del celebre pittore veneziano Nicolò Semitecolo, attivo nella seconda metà del Trecento. L'analisi stilistica non consente certo di avallare tale attribuzione, attestando invece la datazione dell'opera al tardo Quattrocento e assegnandola alla personalità del "Maestro di Fol", lo stesso pittore che nel 1487 avrebbe eseguito il contiguo San Michele Arcangelo e a cui è coerentemente assegnabile anche l'affresco La Crocifissione tra San Gerolamo e santa Brigida della stessa parete.

12) Per evidenti problemi di leggibilità traiamo l'iscrizione dal Campo Dell'Orto (op. cit), p.
44: Santo Gregorio et multi altri summi pontifici concedeno a tutte quelle persone che dirano
le supra scrite cinque oration cum cinque pater nostri e cinque ave Marie in cenochioni
devotamente avanti la Pietà, vintimila e dodece anni e vinti di deperdonanza, ogni volta che
le dirano. E chi non sa lezere digrà diexe pater nostri e diexe ave Marie.

 

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