Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

AA.VV. Serrava/le di Vittorio Veneto, Associazione "Serravalle viva", Vittorio Veneto, 1999. CARLO DEL PUPPO, Serravalle. Sessanta fotografie in bianconero, Associazione "Serravalle viva", Vittorio Veneto, 1999.

Due pubblicazioni uscite insieme, in cofanetto, parti di un unico progetto della benemerita Associazione locale "Serravalle viva", che consentono perciò un commento continuo, se non unitario.
La prima della due pubblicazioni, intitolata semplicemente a Serravalle, si propone - così dice "Serravalle viva" nella presentazione a p. 5 - di "cogliere la particolare identità di Serravalle costituita dal connubio tra ambiente naturale e volto urbano" e, insieme, di "approfondire e completare, con una precisa volontà di sintesi, quanto già parzialmente scritto e pubblicato" sul tema.
Alla realizzazione di questo progetto, indubbiamente ambizioso, ha operato un gruppo di lavoro di una dozzina di persone, che ha fruito della consulenza e anche della collaborazione diretta di circa altri dodici studiosi, quasi tutti dei luogo. Coordinatore dei testi e autore del progetto grafico, Giuliano Lapasini.
L'impianto del libro è corretto e, sostanzialmente, da condividere. Dopo un breve cenno sull' orografia e sull' ambiente naturale, un più ampio capitolo èdedicato alla storia di Serravalle, dalle origini al 1866, anno in cui, unendosi con Ceneda, essa concorre a dar vita a Vittorio.
L'impostazione del discorso sulla storia serravallese che, secondo che recita il titolo, lega vicende storiche e sviluppo urbano, introduce e spiega, in qualche misura, il resto del libro, che si propone, più che di narrare, di descrivere. E ciò anche se i diversi lati del prisma vengono rappresentati con occhio attento alla successione dei tempi e alla relativa stratificazione diacronica dei documenti dell'arte: in questo senso vanno letti i capitoli: "Il sistema difensivo, il castrum, le rocche, le mura, le porte"; "L"architettura civile" (con utili, ampi indugi su Museo del Cenedese e Fondazione Minucci De Carlo); "Le piazze e i mercati"; "I luoghi del culto"; "Il fiume Meschio e gli insediamenti artigianali". L'ultimo capitolo, "I personaggi illustri", è fuori schema e francamente inutile (oltreché il più debole, anche per la sua inevitabile incompletezza: ma perché trascurare del tutto i Caminesi ?).
Nell'insieme, comunque, il lavoro tiene, e risponde con sufficiente efficacia alle attese di coloro che lo hanno promosso. Note positive, in particolare, per la veste editoriale e l'impostazione grafica. Bene l'apparato iconografico (anche se qualche "esterno" è, almeno nell'inquadratura, un po' ripetitivo di precedenti pubblicazioni).
Un paio di rilievi. I capitoli sono tra loro un po' troppo disomogenei, sia per impostazione, sia per stile. La cosa si può anche capire, ma tanto valeva - e sarebbe stato più giusto - indicare l'autore, o gli autori, di ciascuno di essi.
Secondo. E abbastanza netta l'impressione che la rilettura finale del lavoro non sia stata attentissima. E vero che a pubblicazioni del genere - con finalità essenzialmente promozionali - non èrichiesto rigore scientifico, ma ciò non toglie che certi errori, o inesattezze gravi, andrebbero evitati. Discutibile, poi, la scelta della traduzione ottocentesca (ma siamo sicuri che sia ottocentesca? Don Nilo Faldon, che per primo l'ha messa in luce riproducendola in calce alle pagine 205 e ssg. della copia dattiloscritta delle Notizie lstoriche di Serravalle di Domenico De Negri, giudica, dalla grafia, che sia settecentesca), di autore ignoto, dal linguaggio insopportabilmente antiquato e non molto corretta. Poiché abbiamo il testo latino originale, perché non proporre una nuova traduzione, curata dagli autori del libro?
Il cofanetto contiene anche un volumetto di fotografie in bianco e nero (sessanta) di Carlo Del Puppo (con una poesia di Andrea Zanzotto tratta dalla raccolta "Vocativo", del 1981). Nessuna sorpresa: si tratta di una splendida serie di scorci, in cui la bellezza dei soggetti è interpretata con amore, da parte di un artista vero, non certo nuovo a prove come questa.
Va detto che i due libri, insieme, stanno bene, e il progetto che così li ha voluti presentare è certamente indovinato.

Aldo Toffoli


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