Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

GIOVANNI TOMASI. La Diocesi di Ceneda. Chiese e uomini dalle origini al 1586, 2 voll., Diocesi di Vittorio Veneto, 1998.

Nel titolo e nella chiara introduzione di questa importante pubblicazione, l'autore - non nuovo a lavori di ricerca storica, in genere contraddistinti da una notevole accuratezza e dall'abbondanza della documentazione - anticipa con lucidità il senso e anche gli scopi della sua opera, suggerita, egli dice, "dalla constatata carenza di uno studio organico sulla storia della Diocesi di Ceneda (dal 1939 Vittorio Veneto) dalle origini ad oggi".
Posta questa premessa, Tomasi rinuncia quasi completamente al discorso continuo, alla narrazione che raccolga in unità l'insieme degli elementi che compongono la storia della comunità diocesana, disponendoli lungo la linea verticale dell'ordine dei tempi. Di questo discorso egli ci dà solo una serie di elementi strutturali - come un insieme di temi enunciati e rinviati a successivi auspicati approfondimenti - raccolti nei capitoli iniziali, alcuni dei quali trattano argomenti non frequentissimi, o anche nuovi alla pubblicistica storica diocesana, come "Le strutture sociali e religiose" (della Diocesi), "Santoriale cenedese", "Gli avogari dei vescovi di Ceneda", "L'antica cattedrale: contributi e ipotesi" (un importante intervento, questo, di Sergio De Nardi).
Questo nelle prime 160 pagine. Poi l'attenzione dell'autore, più che alla successione dei fatti, si rivolge alla molteplicità dei luoghi - pievi, monasteri, chiese - nei quali si è svolta, su tracce diverse e non sempre tra loro interconnesse, la storia diocesana.
Ne risulta come una sequenza di capitoli/scheda: una per ciascuna delle trentasei pievi comprese nel territorio della Diocesi, considerato fino alla fine del vescovato di Michele Della Tore (1586). Sequenza importante e significativa, frutto di un imponente lavoro di ricerca durato circa un decennio, efficacemente illustrato dall'autore nell'Introduzione: "La mia attenzione si è... rivolta ad ognuna delle realtà anche minime che composero la struttura diocesana cenedese, con le chiese (oltre 400), gli altri benefici comunque legati alle chiese (circa 110), i monasteri e conventi (circa 40) e benefici ad essi legati, cercando di offrire un panorama quanto più esaustivo possibile".
Ogni capitolo tratta prima della chiesa plebana e poi, in ordine alfabetico, di tutte le altre, proponendo per ciascuna chiesa le coordinate topografiche, 1 'elenco dei plebani, o mansionari, o cappellani, documentati, brevi cenni cronistorici, una cartina geografica ad hoc in scala 1:100.000, nonché, talora, la riproduzione di disegni e/o documenti archeologici rinvenuti nel territorio della pieve considerata.
Il primo volume è di 605 pagine. Il secondo volume (446 pagine) contiene interessanti serie iconografiche: particolarmente importanti, e abbastanza originali, quelle dei fonti battesimali e delle acquasantiere; un po' ripetitiva e disorganica la raccolta seguente, in cui sono comprese senza un ordine preciso riproduzione di dipinti, di sculture, di documenti a stampa, di codici, di piante di edifici - che comunque propone anche pezzi di grande valore pressoché sconosciuti.
Seguono gli indici biografico (ben 267 pagine) e geografico, ed una esauriente bibliografia.
Un'opera meritevole, nell 'insieme, frutto di grande, encomiabile impegno, cui non si può chiedere quello che non vuole comunque dare: la storia unitaria e organica, narrata secondo l'ordine degli anni, della comunità diocesana - vescovo, preti, religiosi, popolo -entro la cornice della storia di questa terra, sullo sfondo della storia del cristianesimo e della Chiesa.
A questo fine, Tomasi ci dà, entro i limiti che si è posto, un grande repertorio di dati, dal quale chiunque voglia accingersi ala storia di cui sopra (che potrebbe essere egli stesso) converrà che parta. Un'osservazione sulla veste editoriale dell'opera: sontuosa e degna del tema, ma non adatta, a sproporzionata al tipo di lavoro, classificabile come uno studio, e che di studio sarà strumento variamente consultato.

Aldo Toffoli


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