Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°11 - 1998 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
GABRIELLA ORSINI

LA VEGETAZIONE PIONIERA DELLE PREALPI TRE VIGIANE (CATENA MONTE CESEN - COL VISENTIN)


RIASSUNTO: questa ricerca è stata svolta sulla catena delle Prealpi Tre vigiane, con lo scopo principale di studiarne la vegetazione pioniera in ambiente rupestre. L'area presa in esame si presenta molto impervia, la vegetazione assai differenziata a causa della morfologia complessa, che va dalle rupi e paretine ai pendii scoscesi e ripidi, che si alternano senza soluzione di continuità. Sono state individuate ed analizzate due comunità vegetali che si sviluppano in questi ambienti, una che può essere inquadrata nell'associazione Potentilletum caulescentis e l'altra nel LaserpitioFestucetum alpestris; all 'interno di ognuna, per le diverse condizioni stazionali, sono state distinte delle varianti. In questo studio si è descritta quindi, per la prima volta, la situazione della vegetazione pioniera nelle Prealpi Trevigiane.


Introduzione

Le Prealpi Trevigiane sono situate tra il Monte Grappa ed il Cansiglio. Questa zona è stata sede di ricerche floristiche da parte di botanici fin dalla prima metà del XIX secolo. Studi sulla vegetazione hanno interessato montagne vicine, ma non la catena tra il Monte Cesen ed il Col Visentin, eccezion fatta per uno studio sui prati del Monte Cesen.
Lo scopo di questa ricerca è stato quello di studiare la vegetazione erbacea al di sopra del limite degli alberi, con l'analisi della distribuzione


GABRIELLA ORSINI. Abita a Trieste. Laureata in Scienze Naturali con la tesi "La vegetazione pionieristica delle Prealpi Trevigiane (Catena Monte Cesen - Col Visentin).

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della flora nei quadranti e l'esame dei dati, sulla base dei rilievi fitosociologici, della vegetazione pioniera.
La catena Monte Cesen - Col Visentin si estende in direzione WSWENE in modo asimmetrico, con uno sviluppo in linea d'aria superiore ai 30 km. Lungo la linea di cresta corre il confine tra le Province di Treviso e di Belluno; il territorio nel quale è stata effettuata la maggior parte dei rilievi fitosociologici per questa ricerca fa parte del comprensorio della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane ed è per questo motivo che è stata scelta la denominazione Prealpi "Trevigiane" anziché "Bellunesi". Ai piedi della catena si estende la Vallata Trevigiana, che va da Valdobbiadene a Vittorio Veneto.


Caratteristiche ambientali:

CLIMA: può essere definito di transizione tra quello marittimo della pedemontana collinare ed il continentale alpino. La piovosità è elevata, con valori massimi in tarda primavera ed inizio autunno; tra i Passi di Praderadego e San Boldo si registrano i valori più elevati (media annua tra 1700 e 1800 mm). Si determina un mesoclima nebbioso. In quota mancano corsi d'acqua.
GEOLOGIA: le Prealpi Trevigiane fanno parte delle Prealpi Venete, che strutturalmente appartengono all'Unità delle Alpi Meridionali, delimitate verso la pianura dall'importante struttura denominata Flessura pedemontana. La catena Cesen - Visentin è un'anticlinale asimmetrica, costituita da rocce calcaree e calcareo/dolomitiche mesozoiche.
GEOMORFOLOGIA: le pendici meridionali sono ripide, spesso nude e scoscese, e la loro morfologia è essenzialmente determinata dalla Flessura; i versanti settentrionali sono caratterizzati da vallette parallele rivolte a nord, orientate ortogonalmente al fiume Piave. Alle quote più alte il paesaggio si presenta per lunghe estensioni ondulato, poco inciso, con creste, dossi, cupole, legati alle ultime fasi di sollevamento alpino e morfologia per lo più acquisita in condizioni periglaciali, di vicinanza al ghiacciaio. Processi morfodinamici di erosione legati al gelo discontinuo sono ancora attivi.
SUBSTRATO: calcari e dolomie sono poco alterabili, la pedogenesi èlenta; ai primi stadi di evoluzione è scarsa l'alterazione chimica, prevale la disgregazione fisica. Terreni iniziali sono litosuoli su rocce compatte, regosuoli su materiali incoerenti. Su pendenze non eccessive si trova una loro variante umifera. Sui pendii arido-rupestri il suolo è del tipo di una rendzina. Terreni umiferi da lungo tempo fermi in posto presentano reazioni acide.
IL PERIODO DELLE GLACIAZIONI: l'ultima glaciazione è quella wtirmiana. La catena delle Prealpi Trevigiane, circondata dal ghiacciaio del Piave, costituiva un nunatak: il ramo principale si estendeva in Val Belluna

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fino a Quero, il ramo meridiano attraversava l'Alpago, la Sella di Fadalto, la Val Lapisina ed arrivava con una diramazione nella Vallata; transfluenze tra questi rami si verificavano attraverso i Passi San Boldo, La Scaletta e Praderadego.
INFLUENZA ANTROPICA: ci sono vaste aree estese a pascolo, ampliato fin dall'antichità a spese del bosco; erano praticati il pascolo nomade di ovini ed il pascolo bovino, ora molto ridotti. E' sempre più diffuso il fenomeno dell'abbandono della montagna, per cause naturali e socioeconomiche. Con il permesso dei proprietari, il Corpo Forestale dello Stato effettua ancora oggi opere di riforestazione, a Picea excelsa e Fagus sylvatica.
LINEAMENTI GENERALI DELLA VEGETAZIONE: pascoli, prati falciati e zone rupestri s'alternano ai rimboschimenti, o sono intervallati con situazioni naturali di bosco misto di latifoglie o, più in alto, con lembi di faggeta.


Metodo di lavoro

Lo studio, che riguarda la vegetazione erbacea al di sopra del limite degli alberi, è stato svolto nel corso di tre stagioni. La conoscenza della vasta zona presa in esame è iniziata nel mese di giugno del 1994 ed il maggior numero di uscite si colloca nei periodi favorevoli tra il mese di marzo 1995 e la fine di agosto 1996.
I rilievi fitosociologici per analizzare la vegetazione della zona assegnata sono stati effettuati scegliendo opportunamente, nei limiti del possibile, le aree di saggio, per la loro omogeneità di composizione vegetazionale e di condizioni ambientali, per l'ampiezza della superficie. Ad ogni specie presente nell'area del rilievo è stato attribuito un valore di copertura, cioè la porzione coperta dalla proiezione delle parti vegetative di ogni specie rispetto all'area considerata; la scala utilizzata è quella di BraunBlanquet modificata da Pignatti (1953): r - specie rare; + - copertura < 1%, 1- l/20%,2-2l/40%,3-41/60%,4-61/80%,5-81/lOO%. Perpermettere una semplificazione pratica ed operativa è stata omessa l'indicazione della sociabilità, valore in generale caratteristico per ogni specie. I rilievi usati per descrivere la vegetazione pioniera rilevata lungo questa catena, riuniti in tabella per ottenere risultati statisticamente significativi, sono stati ordinati seguendo indicazioni ricavate dalla loro classificazione automatica. Per tale elaborazione i valori di copertura sono stati trasformati secondo la scala di Vander Maarel:r= 1,+=2, 1=3,2=5,4=8,5=9. Quindisonostati utilizzati i programmi "rese" e "cluster" (estratto da MULVA-4 di Wildi & Orloci, adattamento della dott. P. Ganis): la matrice dei dati è stata sottoposta ad un procedimento di classificazione automatica, effettuata basandosi sul

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coefficiente di somiglianza "similarity ratio" (indice di Jaccard) e secondo il metodo del legame medio.


Flora

Nel corso delle numerose uscite in montagna è stato possibile eseguire 140 rilievi fitosociologici, le cui quasi 350 specie sono state incluse in un elenco floristico. Tali specie appartengono ad ambienti diversi, da quelli detti pionieri analizzati in questa ricerca, ai prati aridi.
CARTOGRAFIA FLORISTICA: per visualizzare la distribuzione delle specie lungo tutta la catena, questa è stata suddivisa in unità di base e quadranti. La definizione ditali quadranti è stata fatta attenendosi ai criteri definiti per il "censimento della flora su un reticolato geografico" (Progetto Cartografico Europeo), che riguarda la superficie dell'Europa Occidentale. Prima si definiscono le aree di base, dividendo il foglio secondo le due mediane in quattro aree uguali, che hanno 1 1x13 km dilato; ogni area viene a sua volta divisa secondo le sue linee mediane in quattro quadranti, ciascuno di 5,5x6,5 km dilato. Sono stati utilizzati i fogli 1:50.000 dell'Istituto Geografico Militare, orientati secondo Greenwich; per la zona studiata sono quelli denominati Vittorio Veneto e Belluno. La zona studiata rientra in 7 quadranti (Fig. 1).
I rilievi sono stati raggruppati secondo i quadranti d'appartenenza, quindi è stato svolto un lavoro di sintesi: ogni specie viene indicata come presente nel quadrante indipendentemente dalla sua frequenza. Il segno di presenza dunque non corrisponde alla reale localizzazione, ma dice che la specie in esame è presente in quella unità di reticolo.
ESTENSIONE PRESENZA SPECIE: l'esplorazione dei quadranti èstata svolta in parte di essi; per dare un'immagine più ampia della flora di questi quadranti l'elenco floristico è stato integrato con altri dati disponibili, superando così le 850 specie. A concludere il capitolo sulla flora vengono presentati esempi di schede di distribuzione di specie rare.

Medicagopironae Vis. - specie dedicata dal Visiani a G. A. Pirona, il più grande ed eclettico fra i naturalisti friulani, vissuto nel 1800 (POLDINI, 1991, "Itinerari"). E' un endemita distribuito lungo le catene prealpine esterne, dalle Giulie - dove ha il locus classicus sul Monte Matajur (Val Natisone, Pirona 1855) - alle Carniche, alle Prealpi Venete (MARTINI, 1987). (Foto A)

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Orobanche laserpitii-sileris Reut. ex Jord. - è una rarissima pianta di notevoli dimensioni, parassita che trae la linfa dallapianta ospite, Laserpitium siler (BUSNARDO, LASEN, 1994). Per il Friuli - Venezia Giulia in POLDINI (1991) ne viene segnalata la presenza nella zona di Tarvisio (UD). (Foto B)
Lilium carniolicum Bernh. - gruppo polimorfo, presenta diverse stirpi, che non sono distinte in specie, nella zona della ex-Jugoslavia, in Albania, nei Balcani ed in Grecia (PIGNATrI, 1982). Rientra nel "libro rosso delle piante d'Italia", cioè nella lista delle specie a rischio di estinzione, con lo status di rara relativo al territorio nazionale (BUSNARDO, LASEN, 1994). (Foto
C)

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Vegetazione pioniera

I rilievi fitosociologici della vegetazione che s'insedia su zone con rupi, ripidi prati a balze rocciose, creste, cenge e paretine, pendii arido-rupestri sono stati svolti lungo tutta la catena Cesen - Visentin, ma la loro distribuzione lungo la stessa non è omogenea.
La morfologia si presenta molto articolata, non solo nel suo aspetto più generale, ma anche per le aree prese in esame per lo studio della vegetazione pioniera. L'esposizione è prevalentemente meridionale, le stazioni sono soleggiate, aride d'estate, ricche di umidità atmosferica, soggette a forti sbalzi di temperatura ed a una elevata pressione da parte degli agenti esogeni. Le quote alle quali sono stati svolti i rilievi sono mediamente superiori a 1150 metri s.l.m., ma si va dai 910 metri minimi del Passo La Scaletta sino alla punta massima dei 1500 metri nei pressi della cima del Col Visentin.
La vegetazione è molto differenziata, al variare delle condizioni stazionali, anche su spazi ristretti; in base alle osservazioni fatte in montagna, confermate dalla classificazione automatica dei rilievi, sono state individuate DUE COMUNITÀ VEGETALI, caratterizzate sia ecologicamente sia per la presenza di una certa costante floristica. NELL'AMBITO DI OGNI COMUNITÀ SONO STATE DISTINTE DUE VARIANTI e non c'è spazio per l'affermarsi netto dell'una o dell'altra.

Il lavoro svolto: per ognuna delle due cenosi, cioè per quella delle rupi e per quella dei pendii arido-rupestri è stata presa in esame innanzitutto la composizione floristica, evidenziando le specie caratterizzanti e più frequenti; sono state poi individuate alcune specie degne di nota. Sono state descritte le caratteristiche generali delle stazioni rilevate; in base alla presenza delle specie in tabella sono stati calcolati gli spettri biologico e

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corologico. Per la valutazione ecologica indiretta dell'ambiente sono stati utilizzati gli indici di Ellenberg, adattati alla vegetazione italiana per avere valori ancor più precisi. E' stata infine calcolata la presenza percentuale delle specie caratteristiche delle varie classi di vegetazione. Per l'inquadramento fitosociologico ritenuto possibile per le comunità individuate, si sono resi necessari lo studio ed il confronto della descrizione di associazioni modello e dei lavori in ambienti simili in zone confrontabili con le Prealpi Trevigiane, soprattutto in riferimento alle aree limitrofe. La vegetazione mostra delle diversificazioni, che sono state ritenute riconducibili ad un unico modello: vengono quindi distinte delle varianti, ossia dei diversi aspetti notati all'interno di ogni cenosi.

CENOSI DELLE RUPI: le stazioni di questo gruppo di rilievi rientrano tutte nella zona del Passo di San Boldo, dove è caratteristica la presenza di Potentilla caulescens, che riesce a vivere in condizioni così difficili, grazie soprattutto al suo apparato radicale, che s'insinua fin nelle fessure più sottili, per sfruttare al meglio l'umidità della roccia e sopravvivere all'aridità.
Tra le specie degne di nota, si è potuta confermare la presenza di Viola pinnata, conosciuta e segnalata nel passato. Tra le specie endemiche e protette, da segnalare Aquile gia einseleana e Physoplexis comosa.
Dall'analisi dei dati raccolti ed elaborati a partire dalle tabelle fitosociologiche, per quanto riguarda le forme biologiche è risultata, come previsto, la prevalenza delle emicriptofite (59%), che infatti dominano nella vegetazione erbacea in tutti gli ambienti al di sopra del limite degli alberi. Dagli spettri corologici, calcolati in base alle presenze delle varie specie nella tabella, è emersa una caratterizzazione di tipo mediterraneo per la vegetazione delle rupi, con il geoelemento mediterraneo-montano presente con il 41% sul totale. Piuttosto composita la serie degli altri corotipi rappresentati; alto poi il valore di quello illirico, con il 14% sul totale. E' stato poi importante poter utilizzare gli indici ecologici di Ellenberg, quali indicatori delle limitazioni fisiologiche e della competizione fra organismi; questi parametri permettono di fare una valutazione ecologica indiretta di un ambiente e risultano poi utili nel confronto tra siti ed ambienti diversi. E' stata anche calcolata la presenza di specie delle classi di vegetazione.
Dai risultati di queste elaborazioni e dalla lettura critica del materiale bibliografico riguardante descrizioni e studi di cenosi analoghe in zone confrontabili, si è ritenuto di poter inquadrare la cenosi nell'associazione Potentilletum caulescentis (Br.-Bl. 26) Aich. 33.
Sono state distinte due varianti: in quella di parete (Fig. 2) ci sono mediamente 14 specie per rilievo; è da segnalare inoltre una più elevata presenza di specie endemiche, su paretine pressoché verticali, per lo più compatte. Nella variante su balze rupestri (Fig. 3), in stazioni rocciose meno aspre, si riscontra una considerevole colonizzazione del suolo, più umifero rispetto alla situazione precedente.

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Fig. 2 - cenosi delle rupi - Potentilletum Fig. 3 - cenosi delle rupi - Potentilletum
caulescentis variante di parte, con: caulescentis variante su balze rupestri,
Potenti/la caulescens, Carexmucronata, con: Potenti/la caulescens, Globularia
Sesleria albicans, Campanula carnica, cordifolia, Scabiosa graminifolia,
Festuca alpestris. Laserpitium peucedanoides, Erica cor
nea, Sesleria albicans.

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Fig. i - schizzo topografico della catena delle Prealpi Trevigiane, con l'indicazione dei quadranti.

CENOSI DEI PENDII ARIDO-RUPESTRI: caratteristica e sempre presente Festuca alpestris, specie generalmente legata al calcare, frequente nelle Prealpi come colonizzatrice di pendii stabilizzati, su cenge erbose ed in stazioni rupestri. Meno frequente Laserpitium siler.
Tra le specie notevoli Irjs cengialti, per la cui sottospecie veneta il Passo di San Boldo viene indicato come locus classicus. Sono stati anche osservati Lilium carniolicum e Orobanche laserpitii-sileris, rarissima pianta parassita, che trae la linfa dalla pianta ospite, Laserpitium siler.
Anche in questo caso, i dati raccolti sono stati elaborati a partire dalle tabelle; per quanto riguarda le forme biologiche, è risultata molto alta la percentuale delle emicriptofite (78%). Il corotipo predominante nello spettro corologico è il mediterraneo-montano, con il 26% sul totale; secondo in ordine di presenza è quello europeo (13%), seguito dall 'eurasiatico (12%). La valutazione ecologica per via indiretta ottenuta con gli indici di Ellenberg ha messo in evidenza la forte luminosità, la temperatura abbastanza alta, la scarsa umidità, un valore di pH discretamente elevato ed una ancora debole presenza di nutrienti nel substrato (Fig. 4). Nella composizione delle specie della cenosi entrano entità di varie classi di vegetazione; la composizione floristica contiene elementi della classe Seslerietea e di quella Asplenietea trichomanis ed inoltre, dove le pendenze sono meno elevate, notevole è la presenza di specie della classe Festuco-Brometea.
Dallo studio della bibliografia si è ritenuto di poter inquadrare la cenosi in un'associazione già nota e descritta in letteratura, il LaserpitioFestucetum alpestris Pedrotti 70.
Sono stati individuati due aspetti diversi: una variante iniziale su paretine (Fig. 5), che è una facies impoverita su substrato primitivo, con poche specie per rilievo e copertura variabile, data per la maggior parte da Festuca alpestris. La variante evoluta (Fig. 6) si sviluppa in stazioni meno estreme, sono presenti più specie, con notevole copertura erbacea ed inclinazioni più ridotte.
Si potrebbe in certi casi parlare di pendii erboso-cespugliosi, o che si avviano ad essere tali, nei quali tende o tenderà ad essere indistinto il limite tra vegetazione erbacea ed arbustiva, con un alto numero di specie di orlo boschivo, dopo un ulteriore stadio nella serie evolutiva. Esistono poi anche situazioni nelle quali Laserpitium siler prende il sopravvento e diventa dominante, con una copertura omogenea e molto elevata; in quei casi però Festuca alpestris non si trova più, se non con qualche cespo con vitalità ridotta. Si tratta per lo più di prati, comunque aridi, situati nelle vicinanze del bosco e con un carattere di orlo o mantello ed inarbustimento progressivo (percepibile già nell'arco di un paio d'anni in alcune stazioni della zona di Passo San Boldo).

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Fig. 5 - cenosi dei pendii arido-rupestri Fig. 6 - cenosi dei pendii arido-rupestri
- Laserpitio-Festucetum alpestris - va- - Laserpitio-Festucetum alpestris - variante iniziale, con: Festuca alpestris, riante evoluta, con: Festuca alpestris, Laserpitium siler, Campanula carnica. Sesleria albicans, Betonica jacquinii,
Thymus serpyllum, Bromus erectus.

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Conclusioni

In questo lavoro, svolto sulla base di rilievi fitosociologici e di osservazioni fatte nel corso di escursioni lungo la catena che va dal Monte Cesen al Col Visentin, si è cercato principalmente di fare una fotografia della biodiversità nell'ambito della vegetazione pioniera, evidenziando come al variare delle condizioni stazionali (morfologia, ecologia) la vegetazione muta e si adatta con tipi diversi.
E' stata osservata una situazione complessa, con comunità vegetali e rispettive varianti che si sovrappongono senza soluzione di continuità. Con la consapevolezza che i limiti fra cenosi sono sempre soggettivi ed il sistema fitosociologico è in primo luogo un complesso dottrinario formalizzato che ha il fine pratico di inquadrare la vegetazione, riconducendone la variabilità entro schemi convenzionali e definiti, si è ritenuto di poter inquadrare in associazioni le comunità osservate nelle Prealpi Trevigiane. La comunità vegetale definita "delle rupi" è stata ritenuta inquadrabile nell'associazione Potentilletum caulescentis, mentre quella "dei pendii arido-rupestri" nel Laserpitio-Festucetum alpestris.
In questo studio si è descritta quindi per la prima volta la situazione della vegetazione pioniera nelle Prealpi Trevigiane; sarebbe auspicabile poter ancora più precisamente definire l'inquadramento sintassonomico di queste fitocenosi, ma allo scopo servirebbero un numero molto più elevato di rilievi e la possibilità di accedere alle stazioni più impervie. Oltre ai problemi vegetazionali ancora aperti, si segnala che ci sono anche quelli fiori stici riguardanti alcuni gruppi critici (quali ad esempio Bromus, Anthyllis, Biscutella), ai quali si è fatto cenno, che meriterebbero studi specifici ed approfonditi.


Ringraziamenti

Desidero ringraziare le persone che sono state coinvolte nella realizzazione di questa ricerca, tra le quali: i professori Erika e Sandro Pignatti, per il prezioso contributo di informazioni e l'assistenza nel lavoro di scrittura; il dott. Giuseppe Busnardo per i consigli forniti sia nel corso di varie uscite in montagna che in fase di stesura; il dott. Fabrizio Martini per l'assistenza in laboratorio nella determinazione di specie; la dott. Paola Ganis per l'impostazione dell'elaborazione dei dati.

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