Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°1- 1979 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA


M. BASEOTTO, II tempo delle sonagliere. Piacenza, Famesiana, 1977. (G.Cenedese).

Di fronte a un testo poetico, quando si è pensato di averne captato il messaggio viene naturale il desiderio di veder delinearsi, dietro i ritmi delle parole, la figura del poeta.
In quarta pagina di copertina del sottile volume di poesie che qui viene presentato si dà la scheda biografica essenziale di M. Baseotto: un mottense, che ha fatto parte dei suoi studi qui a Vittorio Veneto e con Vittorio Veneto conserva ancora più d'un legame.
Ma i tratti spirituali della sua personalità ce li offrono passo passo le liriche della raccolta. O meglio, queste liriche registrano - ora nel tumulto di sensazioni ancora incandescenti, ora nella serenità d'una contemplazione più distaccata - vicende di una stagione di vita.
Temi di sempre, come l'amore, e temi che oggi si sentono più acuti, come la solitudine, i rapporti tra generazioni, le prospettive incerte offerte da un progresso disumano ... Temi modulati spesso su un fondo di tristezza, a momenti anche di lucida disperazione, ma in un'espressione che conserva sempre una andatura di classica compostezza, come avviene ad esempio in "Tu non sai" (p. 27): Tu non sai/il freddo delle mura/di una stanza/che quattro lame di sole/incomiciano/e la solitudine/che parla con gli occhi/da due labbra mute/...
Voce genuina di poesia? Pare di poterlo affermare, perché si sentono, in queste liriche, insieme la sincerità e la necessità: "veri" i sentimenti, detti per un'intima esigenza del canto.
Procedendo in un'analisi più specifica del tessuto poetico, si potranno rilevare in qualche passaggio, gli echi della grande poesia (Montale, Ungaretti). Ma il canto fa risalire tonalità inconfondibilmente personali quando i grandi temi, perche sentiti sinceramente, mostrano di prendere corpo in concreto dai luoghi del poeta: la campagna della "bassa" attraversata dalle "strette serpentine" del Livenza, la vecchia casa con i "muri imbiancati di calce", i campi, gli animali, la fatica dei contadini ... (cfr. "Non chiedetemi amore", p. 39; "La casa e la terra", p. 42). Ci sembrano questi i momenti più validi della poesia di M. Baseotto. La problematica dell'oggi - che qui da noi unisce alle angosce di fondo le lacerazioni d'un mondo ancor lontano dall'aver raggiunto un nuovo sufficiente equilibrio tra passato e presente, fra tradizione e progresso - questa problematica muove, senza tesi prestabilite, sentimenti e pensieri intrecciati a un preciso ambiente, che è di preferenza, come si diceva, quello della campagna. Non un luogo di rifugio nostalgico, ma piuttosto un ricordo di sofferenza; altre volte ora metafora d'un passato di fallimento, ora immagine più serena d'un mondo ove sarebbe bello poter vivere.

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