Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°7 - 1994 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
VITTORINO PIANCA

IL TEATRO SOCIALE DI SERRA VALLE


Pochi anni dopo Ceneda anche la finitima città di Serravalle maturò l'idea di un grande Teatro pubblico che potesse metterla alla pari con la rivale di sempre. Nel 1830 vi si costituì, in maniera analoga a quanto avvenuto a Ceneda, una Società per l'edificazione del Teatro alla quale concorsero alcuni notabili locali. La raccolta delle adesioni e dei fondi necessari richiese qualche anno per cui fu solo nel 1842 che si affidò l'incarico del progetto.
Fu scelto l'architetto Giuseppe Segusini (1801-1876) di Feltre che si era fatto conoscere in zona, avendo già lavorato per il Seminario Vescovile di Ceneda nel 1841, e che aveva esperienza in materia avendo progettato il Comunale di Belluno nel 1834.
Il Segusini pensava di poter erigere il teatro sull'area del giardino di Palazzo Minucci, all'epoca di proprietà di Bartolomeo Francesco Gera di Conegliano. Egli disegnò anche delle prospettive con il Teatro inserito in questo spazio che finì però per diventare una piazza pubblica, sede del Mercato dei Grani e Fondaco delle Biade.
Si decise di erigere il Teatro fra Palazzo Gaiotti e questo giardino, dove in pratica sorge tutt'ora. Nel posto prescelto non solo lo spazio era minore, per cui il Segusini dovette ridimensionare il suo progetto iniziale, ma anche la natura geologica del terreno provocò difficoltà a volte insormontabili dovute soprattutto all'emergere del costone di roccia discendente dal Monte Cucco, il quale spunta tuttora, ostico e compatto come il piede di un leggendario convitato di pietra, quasi fin dentro il Palcoscenico.
Il modello architettonico si ispirava a quello del Comune di Belluno che


VITTORINO PIANCA. Direttore dei Musei e della Biblioteca Civica di Vittorio Veneto, autore di varie pubblicazioni di storia e d'arte del vittoriese.

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tanti consensi, pur misti a violente critiche, aveva a suo tempo collezionato. La costruzione iniziò nel 1843 e proseguì, come la tela di Penelope, per
molti anni. Addirittura avvenne che, nel 1870, lo stesso Segusini dovette intervenire con un restauro prima che lo stabile fosse completato.
Fu ultimato "dopo molte e tenaci divergenze e difficoltà finanziarie nel 1879(1). Del Teatro costruito dal Segusini si conserva oggi la facciata a due piani. Salendo una lunga gradinata si entrava attraverso cinque portali d'accesso, sormontati da altrettante teste di leone a bassorilievo e chiusi da cancelli in ferro, che davano, prima su un piccolo portico coperto, poi su una sala di circa dieci metri di superficie per cinque di altezza. Al piano superiore si aprivano le cinque finestre balaustrate del ridotto separate da semicolonne corinzie.
Sopra queste il pittore e decoratore di Castellavazzo Giuliano Zasso (1833? - 1889?) aveva dipinto un finto bassorilievo affiancato da due medaglioni con i ritratti di Alfieri e Goldoni. Completavano la decorazione sugli specchi laterali della facciata fioriture a stucco.
Una fascia di bugnato piano legava tutto intorno il piede dell'edificio. Sormontava la facciata un largo frontone con la scritta "Teatro di Società", ancor oggi parzialmente visibile.
L'interno si sviluppava su tre piani nella classica forma a ferro di cavallo. La platea aveva forma circolare, ospitava circa duecento posti suddivisi in poltroncine, sedie e scanni chiusi.
Sul lato destro si apriva l'unica barcaccia. Dieci colonne sostenevano una prima galleria con gradoni in legno, capace di 120 posti nel 1927. Una seconda galleria era posta sopra: delimitata da una ringhiera in ferro, ospitava, sempre stando ai dati del 1927, duecento spettatori distribuiti su gradoni all'intorno. Il tetto era sostenuto da numerose capriate triangolari in legno poste in opera nel 1870.
Nonostante sia intervenuto un restauro, nell'anno 1925, crediamo che questa, che troviamo così ben descritta nel 1927, sia sostanzialmente la struttura originaria e che perciò il Teatro non abbia mai avuto un sistema di palchi, essendo stato completato in un'epoca in cui l'affluenza degli spettatori era incrementata da un maggior consenso popolare a questo tipo di spettacoli per cui il doppio ordine di logge sembrava più moderno, capiente e funzionante(2).
Il palcoscenico misurava m. 11x13 e, nel 1927, si progettava di dotarlo di una cassa armonica antistante per ospitare meglio l'orchestra(3).
Un piccolo Bar, 9 camerini e due locali più grandi per le comparse, orchestre, ecc. completavano la struttura teatrale.
Gli affreschi interni dell'atrio, della sala e del ridotto, il sipario, ancora una volta opera del serravallese Pietro Paietta, in collaborazione con lo Zasso, conferirono alla struttura un'aura fine ottocento molle di luci, stucchi, colori e sottolineature di arabeschi dorati.


La facciata del Teatro "Rossini" in una foto degli anni Quaranta.

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L'inaugurazione ufficiale si ebbe nel 1879 con l'opera Il ballo in maschera di Giuseppe Verdi(4)
Qualche spettacolo si era tenuto comunque anche prima dell' ultimazione dei lavori, come si vedrà dal repertorio finale.
Se la stagione lirica di Ceneda aveva il suo fulcro intorno alla festività e Fiera di 5. Osvaldo (il 5 di agosto), quella di Serravalle prendeva corpo soprattutto in occasione dei festeggiamenti e della Fiera in onore della martire e patrona 5. Augusta. Queste feste cominciavano alla metà di agosto e proseguivano fino al mese di settembre. Negli anni più felici, oltre ai consueti servizi di autobus urbani dopo gli spettacoli, funzionarono anche servizi speciali di treno, da e per Venezia, che facevano affluire comitive di turisti.
Altra occasione particolare, come per Ceneda, era costituita dal periodo di Carnevale che vedeva svolgersi altre iniziative come veglioni, concerti, ecc.
L'attività, che proseguì fino alla Grande Guerra, fiorì al colmo della Belle Époque in un rinnovarsi periodico di lustrini e paillettes.
111909 e 1911 furono gli anni di maggior successo per il Teatro che allora era retto dalla Società per i Pubblici Festeggiamenti in Vittorio-Serravalle.
Spesso la stagione lirica era costituita da una o due opere soltanto, che venivano rappresentate per varie sere. Altrettanto spesso la messa in scena di queste opere costituiva una vera e propria produzione locale, con tutti i costi che ciò comportava, ai quali si faceva fronte con la partecipazione di Enti Pubblici e volontarie quote di privati cittadini.
Il Mefistofele dell 911 fu, ad esempio, una costosa produzione serravallese e si replicò per oltre dieci serate, con tanto di servizio di tram dopo lo spettacolo e treno speciale.
Del Faust fu protagonista nel 1908 la cantante vittoriese Eleonora Fiorin (nata Vittorio il 15 aprile 1884 e morta a Latina il 29 luglio 1957) che si era già esibita nei maggiori teatri italiani, come ad esempio il "Petruzzelli" di Bari, oggi noto perchè qualche anno fa distrutto da un incendio.
Dopo l'invasione austro-ungarica e la Grande Guerra gli anni Venti registrarono, prima una crisi, poi una buona ripresa dell'attività teatrale con feste e spettacoli(5).
I ruggenti anni Trenta segnarono invece il definitivo declino del Teatro, ferito come abbiamo visto dal terremoto del 1936, ma più ancora dai crescenti costi della lirica e dalla concorrenza del cinematografo(6). Il Canto del cigno si ebbe all'inizio del novembre 1938 quando il Teatro assurse agli onori della cronaca nazionale per essere divenuto il sacrario nel quale si riunirono le oltre cinquecento bandiere dei reggimenti che avevano partecipato alla Grande Guerra. L'omaggio a queste bandiere fu il momentosimbolo centrale usato allora dal regime per celebrare il Ventennale della Vittoria in forma spettacolare e solenne.


Teatro comunale di Serravall. Pianta della loggia e camerini


La pianta della prenotazione per la "Carmen" del 1926 al Teatro Comunale di Serravalle

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Nel 1939 il Comune di Vittorio Veneto dà in concessione anche il Teatro "Rossini" a Pietro Abriani: "Il teatro "Rossini" di Serravalle potrà essere adibito anche a spettacoli di cinematografo e varietà, pur che tali spettacoli siano degni del locale stesso(7).
Non siamo riusciti a chiarire quando esattamente il Teatro sia passato nelle mani del Comune nè sappiamo se, come per il Teatro Sociale di Ceneda, il cambio dell'intitolazione sia collegato a questo passaggio. La proprietà definitiva viene invece trasferita al Comune, con un semplice atto notarile, alla morte dell'ultimo membro della Società il nob. Marco Cittolini (24.6.1868
- 6.11.1948).
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la gestione del Teatro viene prorogata agli eredi Abriani fino al 1954, ma vi è ormai esplicata la sola attività di cinematografo, ed anch'essa fra tante difficoltà: il 5 aprile 1948 viene revocata l'agibilità; il 17 maggio 1950 la Commissione Provinciale di Vigilanza proibisce "ogni rappresentazione teatrale"; il 27 agosto 1952 la Questura rilascia 1 'agibilità per 600 posti, il 24dicembre 1953 invece per soli 510 posti.
Finalmente, in data 29 maggio 1954, il Consiglio Comunale vende l'immobile ad Arturo Giacomini, con atto n. 57 modificato un anno dopo, il 18 maggio 1955, del. n. 46, nell'individuazione dell'acquirente che diventa la "Immobiliare Teatro "Rossini" s.p.a. di Milano.
Il 3 giugno 1954 il Comune aveva richiesto l'autorizzazione al restauro e ampliamento a 842 posti (cosa che non verrà concessa) su progetto dell'ing. Francesco Bontempi (5 maggio 1954)(8)
Nel 1956 l'impresa Casagrande Giovanni di Vittorio Veneto era già al lavoro: anche il Teatro Sociale di Serravalle cessava di esistere.

Questi sono i titoli che abbiamo reperito circa la programmazione eseguita. Anche se non si sono ritrovate notizie di tutte le opere andate in scena nei due Teatri cittadini è già sufficiente questo corpus operistico per far risaltare il grosso impegno organizzativo, il grande entusiasmo, il successo e forse anche il primo germe del declino nella fragilità economica nascente dalla rivalità fra queste due cittadine troppo contigue di Ceneda e Serravalle.
1857: Il Trovatore (1. S. Cammarano, m. G. Verdi) Direttore d'orchestra Antonio Manzato (15-20 agosto)
1879: Il ballo in maschera (1. A. Somma, m. G. Verdi)
1880: RuyBlas (1. C. d'Ormeville, m. F. Marchetti)
1892: Faust (1. J. Barbier, M. Carrier - m. C. Gounod)
1894:11 duchino di Ch. Lecocq; Campane di Corneville; Madama Angot; Gran Via; Santarellina. Operette Compagnia di A. Ferrara. Direttore d'orchestra: Luigi Becherini (22 maggio)
Casa Paterna. Dramma di Hermann Sudermann. Compagnia Teresa

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Mariani e Soci diretta da Ettore Paladini (23-24 giugno).
1895: Rigoletto (1. F.M. Piave, m. G. Verdi)
1907: Manon (1. Anonimo, da Prevost, m. G. Puccini)
1908: Mignon (1. M. Carrè, J. Barbier, m. A. Thomas)
Faust (1. J. Barbier, M. Carrier, m. C. Gounod) con Eleonora Fiorin
1911: Mefistofele (1. m. A. Boito) Basso: Carlo Walter
1926: Carmen (1. H. Meilhac, L. Halevy, m. G. Bizet) Soprano: A. Clinova
1939: Norma (1. F. Romani, m. V. Bellini) Soprano A.M. Gottardo,
Tenore: Giuliano Brunet. Direttore d'orchestra: A. Cheli, Stagione lirica di 5. Augusta, 19-20 agosto.


NOTE

1) F. Bontempi, Il Teatro Rossini. Relazione storico critica. 1954. ACVV Pos. Spec. 222.
2) Una deliberazione del Podestà in data 31.12.1927 cita questi restauri in termini che indicano chiaramente un intervento di modesta entità: "rinforzo con pilastrini e travature del boccascena e palcoscenico, demolizione di roccia esistente sotto il palcoscenico per il passaggio delle comparse e artisti ACVV Pos. spec. 162 (Fig. 12).
3) Relazione della Commissione locale di vigilanza sui luoghi di pubblico spettacolo. 7 giugno 1927. ACVV, Pos. spec. 162.
4) "Scorgiamo nella detta via il Teatro Sociale, di recente costruzione, che venne aperto, come mi è stato riferito, nell'Agosto 1870 con il Ballo in Maschera, dell'immortale Verdi. Esso è comodo, bene decorato e c'onfricente alle esigenze dell'attualità. Anche all'esterno si presenta con regolarità di aspetto ed adeguata prospiciente facciata. Viene aperto di metodo nella stagione estiva, cioè nella ricorrenza di Santa Augusta. Anche in altre circostanze viene fatto centro di lieto ritrovo. Vi è proprietaria una società costituita ah initio, la quale ne dirige il buon andamento". Così scriveva ancora Jacopo Rossi, riferendo però una data errata per l'anno di inaugurazione (J. Rossi, Op. cit. p. 103 - 104).
5) La Commissione di Vigilanza del Teatro Comunale di Serravaile era composta il 22giugno
1928 da: Marchetti Antonio (pres.), Baldini Dino, Rova Giacomo, Costantini Nino, Zaia Francesco, Rossi Alberto, De Nardi Marco.
6) Anche il Comune, ad esempio, acquistò nel 1925 un proiettore cinematografico da usarsi per le scuole cittadine.
7) A partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale il Comune agisce come proprietario del Teatro che viene sempre indicato come Comunale: è il Comune che istruisce la pratica per i danni di guerra, ad esempio, e che ottiene il relativo contributo (1925). Fino alle celebrazioni del Ventennale (1938) il Teatro viene sempre riferito semplicemente come Comunale. È in questo documento di concessione che compare la prima voltai' intitolazione a Rossini per cui non è da escludere che l'idea sia stata dell'allora Podestà Aldo Marinotti odi Camillo de Carlo che già aveva intitolato "Verdi" il Sociale di Ceneda.
Quindi, o il passaggio di proprietà è avvenuto durante la Grande Guerra (i documenti del periodo sono andati però in gran parte perduti), o il Comune faceva in qualche modo parte della Società fin dall'Ottocento (ma ugualmente non abbiamo trovato ancora traccia dei soci ottocenteschi). Certo è che nell'atto di concessione aH'Abriani il Comune sembra sostituirsi alle "cessate amministrazioni" quasi d'ufficio.
8) ACVV Pos. spec. 222.
Un grazie per la collaborazione a: Giacomo Rova, Mario Della Libera, Maria Teresa Muraro, Paola Da Grava, Maria Teresa Viotto, Enzo De Luca.

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